Il franchise del porcospino blu è, negli ultimi anni, ritornato più che mai alla ribalta. Oltra quel Sonic Frontiers che ha fatto tanto discutere, SEGA ha pubblicato nel corso degli ultimi due anni diverse produzioni come una serie animata, il secondo film cinematografico, fumetti, merchandise, giochi da tavolo e perfino corti per TikTok. L’azienda giapponese non vuole comunque dimenticare le origini bidimensionali del suo eroe più famoso, ed è per questo che in questo caldo ottobre del 2023 è arrivato anche il momento Sonic Superstars, che vi raccontiamo in recensione.
Nuove isole, nuova avventura
Il caro e sempre energetico Eggman ha scoperto l’esistenza delle Northsar Island, un arcipelago di isole dove vivono degli animali più grossi del normale. Essendo un lavoro faticoso, per farsi aiutare il dottore ha assunto il mercenario Fang the Hunter, e una nativa del posto, e il suo scopo sarà il solito: catturare le creature e usarle per alimentare le sue creazioni. Il giocatore deve ovviamente fare in modo che questo nefasto obbiettivo non venga raggiunto.
Insomma, come è possibile immaginare, la storia dell’ultima fatica di Arzest e Sonic Team è principalmente un pretesto per innescare l’ennesimo capitolo nella storia di Sonic. Questo non significa che siano totalmente assenti delle cutscene, seppur presentino una durata massima di un minuto e siano prive alcun genere di racconto doppiato. In particolare, apprezziamo la scelta di realizzare la opening e determinati momenti attraverso l’animazione. Telecom Animation Film ha donato la vita a questi veri e propri corti con buonissimi risultati, ed è un vero peccato che ne siano presenti così pochi.
Originale ma familiare
Sonic Superstars riprende ciò che il filone 2D della serie ha costruito da oltre 30 anni, e lo riporta all’interno di un capitolo completamente inedito. Le 11 zone presenti sono tutte originali, senza alcun genere di riutilizzo nostalgico come Green Hill Zone a Chamical Plant. Una scelta che farà sicuramente piacere ai fan del franchise, seppur sia palese la mancanza di coraggio nella scelta dei temi. Le ambientazioni per livelli come la montagna innevata, la fabbrica o il deserto sono situazioni viste e riviste fin troppe volte. Quello che però fa piacere è l’intenzione di rendere estremamente variegata l’esperienza, grazie anche a una continua introduzione di nuove meccaniche all’interno di tutti i livelli.
In questa recensione, preferiamo non anticipare le idee che gli sviluppatori hanno realizzato, ma vogliamo comunque rassicurarvi che l’inventiva non manca, in un continuo effetto sorpresa soprattutto nella prima partita dell’avventura. Al tempo stesso, il feeling generale non non è lo stesso per Mega Drive o Sonic Mania. I personaggi riprendono sicuramente la fisica ideata del gioco diretto da Christian Whitehead, ma crea un level design concentrato maggiormente sulle gimmick. Una situazione che rischia di rovinare il fattore rigiocabilità, visti alcune automatizzazioni e momenti morti che ben presto risultano pesanti alla lunga.
Un altro punto deludente è una delle caratteristiche principali di questa avventura, ovvero i poteri degli emerald. La meccanica ha un concetto sicuramente interessante, ma si risolve in momenti abbastanza inutili o fin troppo situazionali. Al massimo è in grado di facilitare o velocizzare determinate sezioni, ma è piuttosto semplice dimenticarsi perfino della loro esistenza. Almeno le zone speciali ideate per sbloccare determinate mosse sono divertenti nella loro semplicità.
Non possiamo dire lo stesso per le altre due categorie di zone speciali presenti nei livelli, che diventano ben presto ridondanti e superficiali. Questo perché uno permette di ottenere dei ring, mentre l’altro permette ottenere delle speciali monete. I premi non sono pensati male, ma il team di sviluppo ha riempito tutte le zone di entrambe le cose, tanto che ben presto passa la voglia di affrontarli.
Quattro corridori alla riscossa
Una delle forti novità di questo titolo è sicuramente il multiplayer. A differenza dei precedenti episodi 2D della serie, in Sonic Superstars fino a quattro giocatori in locale possano partecipare all’avventura in contemporanea.
Il level design si approccia molto bene a questa dinamica, rendendo l’avventura ben più divertente e interessante. Forse è per questo che è presente un approccio generale ben più user friendly, adattandosi maggiormente a un pubblico vasto con qualsiasi genere di esperienza videoludica. Un vero peccato che non tutte le modalità o livelli possano essere affrontati in co-op, a differenza degli special stage che presentano interessanti soluzioni per permette a tutti di prendere in mano il controller. Un’altra grave mancanza è l’assenza del gioco online, almeno per quanto riguarda la storia.
L’opera realizzata da Arzest, e supervisionata dal Sonic Team, presenta comunque una modalità versus online, dove il giocatore prende il controllo di un robot personalizzato per sconfiggere i suoi avversari in una serie di sfide. Qui è dove utilizzare quelle monete ottenute nel gioco principale, acquistando tutte le componenti necessarie per realizzare la vorstra creatura. Il tutto è realizzato solo per mero gusto estetico, perché all’interno delle sfide è richiesta principalmente la propria abilità.
Quest’ultima parte del gioco non è assolutamente pensata per un competitivo professionale, quanto più per divertirsi con leggerezza. Al momento della recensione non siamo riusciti a provare i server, ma SEGA ha confermato la presenza di un cross-play oltre a quella di uno specifico ranking online. Questa modalità è giocabile anche in locale, nonostante lo scotto da pagare dello schermo condiviso e la visuale ridotta.
Il gioco presenta perfino la modalità Crono, dov’è possibile percorre gli stage entro un determinato tempo prestabilito, mentre altre modalità dovranno essere sbloccate dal giocatore. Queste aumentano ulteriormente la longevità del prodotto, che altrimenti risulta essere di 3 ore scarse per la storia, con una certa sensazione di riciclo e artificiosità.
Un saluto alla pixel art
I Sonic the Hedgehog dei primi anni 90 del ‘900 sono conosciuti per uno stile artistico in pixel art molto riconoscibile, che tende a trasmettere quella sensazione “cool” tipica del periodo. Naoto Oshima – che già in passato ha lavorato al franchise fino a Sonic Adventure – e il suo team, hanno deciso di puntare su un’estetica maggiormente “cute”. Questo non è tanto evidente dall’utilizzo di una grafica 3D attraverso Unity, quanto dallo stile visivo sia delle ambientazioni, dei nemici o anche solo degli animali giganti. Una scelta che sicuramente non accontenta tutti ma che, probabilmente, è intrapresa per attirare un pubblico di famiglie.
Il mondo creato presenta comunque una buona serie di dettagli, dai personaggi non selezionati che percorrono il mondo di gioco, fino a oggetti di sfondo che interagiscano con l’ambiente. Scelte estatiche che funzionano, per quanto non impressionino, e che rendono gli ambienti ben più interessanti nonostante la loro semplicità generale.
La colonna sonora e gli effetti invece non presentano la qualità a cui il franchise SEGA ha abituato il proprio pubblico. Alcune tracce sono estremamente ben realizzate, ad esempio l’atto Sonic di Speed Jungle, ma la maggior parte sono fin troppo generiche e ripetitive. Un vero peccato, anche perché musicisti dal calibro di Jun Senoue e Tee Lopes hanno lavorato a questo progetto.
La versione da noi testata presenta poi un’ottimizzazione poco curata. Nella nostra partita abbiamo riscontrato cali di frame rate in molteplici situazioni, oltre a qualche glitch grafico, simpatico ma non voluto. Niente in grado di rovinare la giocabilità, ma il gioco non è così complesso da giustificare una cura così approssimativa per questa versione. La speranza è che, con qualche patch, la situazione si risolva in futuro.