Il genere dei roguelike/lite è probabilmente diventato uno dei più seguiti e apprezzati di questi ultimi anni per il nostro media preferito, grazie a prodotti di grande qualità capaci di tenere incollati i player per ore e ore senza stancarli. Oggi vogliamo parlarvi in recensione proprio di uno di questi giochi, un roguelite di ottima qualità e che ci ha quasi completamente conquistati, vale a dire Rogue legacy 2. Parliamo del seguito diretto di uno dei titoli che nel lontano 2013 ha fatto la storia contemporanea del genere, e che nel suo piccolo ambiente indipendente ne ha consacrato le fondamenta ludiche come sottogenere specifico dei giochi d’azione a generazione procedurale. Il titolo dei ragazzi di Cellar Door Games arriva quindi carico di novità interessanti, con una miriade di contenuti aggiuntivi rispetto al primo capitolo, nuove meccaniche e una carinissima veste grafica totalmente rinnovata.
Torna il mitico roguelite genealogico
Esattamente come l’omonimo predecessore, anche in questa nuova iterazione il gameplay di Rogue legacy 2 si presenta con quasi le medesime basi ludiche del primo capitolo, e in particolare con tutte quelle caratteristiche che hanno probabilmente permesso ai Roguelite, di ottenere un così grande successo nell’ultimo periodo. Pensiamo ad esempio, al celebre Deathloop o al mitico Returnal per citarne solo alcuni. Per chi non fosse molto avvezzo allo stile di questi titoli, proviamo comunque a darne delle definizioni assolutamente non esaustive e complete, ma che potrebbero dare un’idea generica di cosa stiamo discutendo.
Con i roguelike in genere parliamo di giochi di ruolo discendenti dal videogame Rogue degli anni 80, nei quali il giocatore è spinto ad affrontare livelli (spesso generati proceduralmente), popolati da creature e pericoli ambientali estremi, in run singole che iniziano e finiscono in una singola vita, cioè con permadeath. Infatti, una volta che il proprio alter ego muore, vengono perse molte delle risorse accumulate (se non tutte) come ogni progresso nel mondo di gioco fatti fino a quel momento, come i nemici minori sconfitti, e i checkpoint etc.
Mentre nei roguelike, la perdita delle risorse è dei progressi compiuti è totale e definitiva, e l’unico elemento che resta al giocatore dopo la sconfitta è l’esperienza che come player si è acquisita in combattimento, nei roguelite, e nello specifico Rogue Legacy 2, non tutto viene perso alla dipartita di uno degli innumerevoli guerrieri che controlleremo, visto che potremo portare con noi della valuta con la quale migliorare permanentemente ogni futuro personaggio.
I roguelite hanno quindi il potenziale di gratificare il player con ricompense anche in caso di sconfitta e di conseguenza, anche il più duro fallimento è parte di un processo di crescita che rende la run successiva più facile e più “divertente”. Questo fattore ha portato negli anni a vedere il sottogenere dei lite sostituire quasi completamente i like (più brutali e difficili) mutando la tendenza e tracciandone nuove vie di crescita, e il nuovo gioco dei ragazzi di Cellar Door Games ne è una prova evidente.
La morte torna ad accompagnarci sul traghetto
Compreso quindi il genere, andiamo più a fondo sul prodotto e sulle meccaniche che lo compongono. Come accennato infatti nel paragrafo precedente, una volta caduti in battaglia il personaggio controllato morirà definitivamente, e come conseguenza prenderà il suo posto uno dei suoi discendenti a nostra scelta. Una volta selezionato il nuovo guerriero ci ritroveremo quindi nel celebre molo del primo Rogue Legacy, una sorta di purgatorio post mortem, dove investire i preziosissimi denari faticosamente ottenuti dai nostri avi, in power up definitivi.
Sarà quindi possibile utilizzare la valuta per costruire e migliorare una vera e propria reggia e coltivare e potenziare la forza e la resistenza della dinastia dei nostri lottatori, che saranno chiamati a spezzare la terribile maledizione del mutevole Castello e del regno di gioco (che sono poi veri protagonisti delle vicende). Parliamo di una location strutturalmente simile a quella del primo gioco, ma esattamente come accadeva in passato, per ripartire in viaggio verso la cangiante magione stregata sarà necessario spendere tutto l’oro rimasto dagli investimenti per pagare la Morte in persona e quindi garantirci un passaggio sicuro. Ancora una volta, torna ad aiutarci la notissima Cassaforte Parlante del primo capitolo, capace di tenere in custodia una piccola percentuale (incrementabile) di denaro, in modo da non dissanguare le nostre risorse ogniqualvolta ci ritroveremo a iniziare una nuova run.
Migliorare la struttura della nostra reggia e ingrandire la dinastia hanno un impatto consistente nel bilancio di gioco, e permette al giocatore di affrontare sfide di primo acchito insormontabili, con tantissimi potenziamenti attivi, passivi e nuovi archetipi e classi di guerrieri sempre più forti. Nonostante i tanti potenziamenti però, l’abilità del giocatore sarà comunque sempre molto importante. Inoltre per quanto riguarda le classi, possiamo specificare che tutti gli archetipi hanno punti di forza e di debolezza che garantiscono una sorta di bilanciamento. Infatti, al netto della sottoclasse dei Pirati (decisamente sopra le righe), tutte le altre godono di statistiche molto diversificate e ben strutturate. Scegliere quali di queste abilità usare potrebbe di conseguenza fare molta differenza, soprattutto nel corso delle boss fight più dure. A proposito di scontri con i boss, esistono 8 nemici principali, cinque dei quali chiamati Estuari, da abbattere per sbloccare la porta principale del castello e dare il via allo scontro con il “boss finale”.
Da quanto detto fino ad adesso, sembra quindi che la formula ludica di Rogue Legacy 2 sia quasi priva di difetti e non si discosti molto dal predecessore, se non per mole di contenuti molto più sostenuta. Eppure ci sono degli elementi da puntualizzare a causa di alcune importanti introduzioni sulla carta molto interessanti, ma che vanno a snaturare parzialmente la formula del gioco originale. Parliamo delle abilità di movimento che ci permettono di potenziare con bonus attivi le proprie capacità di navigazione per la mappa e indirettamente anche di combattimento. Il problema in questo sistema è che per evitare un sistema eccessivamente randomico (tipico del primo Rogue Lecacy e meno nel 2) si è provato a costruire un sistema simile a quello delle rune di Dead Cell. In sostanza, sarà necessario compiere delle sfide in luoghi del mondo di gioco specifici e in un ordine predeterminato per ottenere così a delle abilità fondamentali, come il doppio salto, il rimbalzo su alcune superfici e proiettili e molto altro, tutti necessari per riuscire ad avanzare in alcune aree.
Questa formula permette in sostanza al level design di gioco, di impedirci di proseguire in aree troppo avanzate, creando quindi un percorso univoco da cercare e percorrere. Tale struttura è certamente meno caotica rispetto a quanto visto nel primo capitolo, ma il fatto che il piazzamento dei vari mondi di gioco resti pressappoco lo stesso di quelli di Rogue legacy 1, potrebbe portare un certo grado di frustrazione nel poter facilmente raggiungere le entrate nuove aree ma non poterle neanche varcare perché momentaneamente fisicamente inadeguati.
Le varie aree infatti si diramano da un nucleo centrale che è la primissima zona di gioco come un nodulo che si ramifica nei quatto punti cardinali, con delle evidenti e momentaneamente insuperabili barriere. Tutti elementi chiaramente non presenti nel primo gioco, dove si poteva raggiungere qualsiasi zona, anche se ovviamente le sfide poste erano talmente ardue da essere quasi insuperabili. Sia chiaro, questo nuovo modo di strutturare il gioco non è un difetto oggettivo, tuttavia, vista la tendenza della serie e una maggiore libertà d’azione, sarebbe stato certamente preferibile a nostro personale avviso una maggiore mobilità.
Rogue Legacy 2 e la sua grafica 2.5 D, graziosa e colorata
Graficamente il gioco di Cellar Door Games, presenta una grafica in 2.5 D con i personaggi realizzati in 3D, e le ambientazioni disegnate a mano. Lo stile in pixel art del primo titolo lascia quindi il passo a uno cartoon molto ben definitivo, con prestazioni stabili sia su PC che su console anche nei momenti con più proiettili e oggetti a schermo. Certo parliamo dopotutto di un titolo nel quale il lato tecnico non è la componente principale, ma siamo comunque contenti del lavoro compiuto dagli sviluppatori anche su questo lato, considerando poi la qualità del comparto artistico. Infatti ci sentiamo di elogiare con forza il lavoro degli artisti sul prodotto che con ambientazioni finemente disegnate e modelli piuttosto interessanti dei boss principali, si è guadagnato sicuramente la nostra approvazione.