Sono ormai passati quasi cinque anni dall’uscita di The Tale of Doris and the Dragon, e ora Arrogant Pixel continua a narrare la sua avventura con questo seguito. Episode 2 è finalmente disponibile su PC e dispositivi mobile, ma sarà riuscito a raggiungere il livello qualitativo del precedente episodio che, lo ricordiamo, ha portato a casa il titolo di vincitore del Pocket Gamer Bronze Award? Scopritelo leggendo la nostra recensione!
Com’è fatto l’aldilà?
Spesso ci chiediamo cosa succeda dopo la morte, quale paradisiaco luogo metafisico si raggiunga oppure quali persone incontreremo nell’aldilà. Sono tutte domande complesse, ma che celano una grande verità: non vogliamo restare da soli per sempre, ma vogliamo passare l’eternità con le persone che ci sono state vicine nel corso della vita. Ma se ciò non fosse possibile? Proprio così inizia il viaggio di Doris che, una volta deceduta, raggiunge l’aldilà, ma trova un luogo decisamente più ostile di quanto potesse immaginare.
L’anziana donna ha però un obiettivo ben preciso: trovare il suo amato marito. Per fare ciò, Doris dovrà attraversare il Limbo che in The Tale of Doris and the Dragon è rappresentato come un assurdo centro commerciale. Per Doris non sarà facile, dato che, oltre a dover affrontare le numerose insidie che nasconde l’aldilà, dovrà vedersela con una misteriosa figura, che trama nell’ombra un piano per impedirle di trovare suo marito Albert.
È quindi questa la trama del titolo di Arrogant Pixel, che inizia esattamente dove si era concluso il primo episodio. Nel corso della nostra intensa avventura, dalla durata di un paio d’ore (forse una longevità troppo breve, ma che rappresenta decisamente una scelta più saggia rispetto ad un inutile allungamento di brodo che avrebbe annacquato la trama), dovremo aiutare Doris ad attraversare il limbo, risolvendo alcuni engimi e puzzle. La trama è splendidamente narrata e racconta di un viaggio bellissimo e profondo. Non sarà difficile scorgere alcune importanti metafore e critiche alla società odierna. Da questo punto di vista non possiamo che complimentarci dunque con la software house, che mette in scena una storia emozionante e mai scontata.
Come in una qualsiasi avventura grafica punta e clicca, l’utilizzo del mouse sarà fondamentale. Grazie al tasto sinistro potremo indicare a Doris il punto che vorremo farle raggiungere, ma sarà anche possibile, grazie al tasto destro, farla interagire con ciò che la circonda. La nostra anziana eroina può infatti conversare con alcuni dei demoni presenti nell’aldilà, raccogliere oggetti, combinarli fra loro e utilizzarli per la risoluzione dei puzzle necessari al proseguimento dell’avventura. Gli oggetti raccolti saranno custoditi nell’inventario, dal quale è possibile utilizzare anche uno speciale telefono che, senza troppi spoiler, permette di ottenere indizi su come proseguire l’avventura. The Tale of Doris and the Dragon si presenta quindi come la più classica delle avventure punta e clicca, senza alcun tipo di innovazione. Come nella maggior parte dei titoli di questo genere è infatti la trama a farla da padrone.
Bloccata nel Limbo
Come suggerisce anche il nome dello studio che si è occupato dello sviluppo del titolo, The Tale of Doris and the Dragon presenta uno stile retrò, con personaggi e ambientazioni ricreati utilizzando lo stile pixelart. Il design dei personaggi presenta però una particolarità: tutti i personaggi secondari sono realizzati in maniera ottimale e non presentano pressoché alcun difetto. I lineamenti sono ben definiti e i volti ben riconoscibili, sempre nei limite di una rappresentazione in pixel ovviamente. Questo non avviene però per la protagonista, il cui design rimane una bozza senza volto. Una scelta sicuramente interessante. Per quanto riguarda le ambientazioni invece, sono tutte state realizzate ottimamente, con una buona profondità di campo e prospettiva, dei bellissimi e azzeccati colori e perfettamente dettagliati.
Anche il comparto sonoro si difende bene, grazie ad una splendida colonna sonora, sapientemente calibrata nel corso dell’avventura e dei buoni effetti. Buono il doppiaggio, che anche senza nessuna particolare problematica, non presenta alcuna qualità che lo faccia spiccare. Le voci sono adatte ai personaggi – soprattutto quella delle protagonista – e i doppiatori hanno svolto un ottimo lavoro anche a livello di interpretazione. Il gioco non è stato purtroppo doppiato in italiano, ed è quindi giocabile esclusivamente in lingua inglese.