Se cercavate un portatile Windows che pesa poco, non scalda e soprattutto non muore mai, l’HP OmniBook 5 14 va messo in cima alla shortlist. Non è un fulmine, ma compensa con una tastiera riuscita, un OLED 1200p piacevole e una batteria capace di superare le 25 ore reali nei test video. Dentro c’è l’Intel Core 7 150U, 24 GB di RAM LPDDR5 e SSD da 1 TB: una ricetta chiaramente tarata su portabilità ed autonomia, più che su benchmark da record.
L’estetica è sobria, “Glacier Silver”, con coperchio in alluminio e scocca in plastica solida. Non è il più premium della categoria, ma è molto pulito e sta bene ovunque. C’è un piccolo “thunk” se lo afferrate da un angolo, segno di una flessione lieve del telaio: nulla di drammatico, ma si percepisce. La tastiera è la sorpresa migliore: corsa chiara, fondo corsa deciso, layout arioso; per scrivere tante ore è una sicurezza. Il touchpad è nella media per dimensioni e precisione. La webcam 1080p è onesta, con otturatore fisico e Windows Hello via riconoscimento facciale.
Il display OLED 14″ 1920×1200 a 60 Hz offre neri profondi e colori ampi; l’unico limite è la luminosità (circa 300 nit): in controluce la visibilità cala. L’audio sale forte ma agli ultimi step tende a indurirsi: meglio restare su volumi medi.
Prestazioni: sufficienti dove serve
All’interno, la configurazione punta all’efficienza: Intel Core 7 150U con grafica integrata Intel, affiancato da 24 GB di LPDDR5 e un SSD NVMe da 1 TB, più che adeguato per la produttività quotidiana e il multitasking, ma senza velleità di gaming o carichi 3D pesanti. Tradotto: produttività, web, Office, video, call, gestione foto vanno lisci; gaming e render pesanti non sono il suo campo. La NPU a 45 TOPS c’è e apre la porta alle funzioni Copilot+ e agli effetti Studio, se vi interessano i carichi AI locali.
Il capitolo porte è spartano ma funzionale. Sul lato sinistro trovate due USB-C con Power Delivery e HDMI, sull’altro una USB-A a 10 Gbps e il jack audio. Non c’è Thunderbolt/USB4 a 40 Gbps, e non c’è HDMI a pieno formato: per chi vive di dock ad alte prestazioni e RAID esterni superspeed non è l’ideale. Per la maggior parte di voi, che collegate ogni tanto un monitor, sincronizzate un SSD esterno o scaricate foto, la dotazione basta e avanza. Sul fronte wireless, Wi-Fi 6E e Bluetooth 5.3 sono standard collaudati: non il top di gamma dei listini, ma stabili e diffusi, e questo è ciò che conta se volete rete affidabile in ufficio, campus e casa.
Batteria e alimentatore: il motivo per cui lo scegliete
Qui l’OmniBook 5 14 è clamoroso: oltre 25 ore nel test di riproduzione video; nella vita vera significa un giorno e mezzo di lavoro misto senza ansie. C’è anche la ricarica rapida 50% in 30 minuti (a laptop spento) e in confezione arriva un alimentatore GaN da 65 W minuscolo: sta letteralmente in tasca. In viaggio è il compagno più pratico della sua fascia.
Se decidete di puntare ad un modello come questo, dovete sapere che esiste anche la versione OmniBook 5 Flip 14 con cerniera a 360°, touch e penna: più versatile per appunti e presentazioni, con autonomie molto buone specie sulle SKU Snapdragon. In cambio è un filo più complesso come telaio e, a seconda delle configurazioni Intel/AMD, l’autonomia scende rispetto al clamshell X Plus. Se vi servono tablet mode e stylus, il Flip ha senso; se vi interessa scrivere tanto e durare di più, il clamshell resta la scelta più razionale.
Nel confronto con l’offerta attuale, l’OmniBook 5 14 è una proposta molto chiara. Se vi servono Thunderbolt/USB4, un pannello più luminoso o una GPU integrata più muscolosa, ci sono alternative basate su Intel Core Ultra 7, Ryzen AI 7 o Snapdragon X Elite che giocano un’altra partita: costeranno di più o dureranno meno, ma offriranno spinta in più. Se, invece, il vostro lavoro è fatto di parole, pagine web, fogli di calcolo, chat e videoconferenze, e misurate il valore in ore lontano dalla presa, difficilmente troverete un equilibrio migliore sotto i mille euro/dollari. In più, la tastiera di HP ha quel quid che nel lungo periodo pesa più di un punto in un benchmark: è una compagna di scrittura convincente, non scontata in questa fascia.
Conclusioni
Tiriamo le somme. L’HP OmniBook 5 14 non è il portatile “per tutti” perché non vuole esserlo: è per chi sa di non avere bisogno di CUDA, di dock Thunderbolt pieni, di refresh a 120 Hz, e pretende invece un computer che si accende la mattina e si spegne la sera, che scrive bene, che si vede bene, che non scalda, che non pesa. In questo perimetro è tra i migliori, e proprio per questo è facile da consigliare. Chi cerca potenza grezza potrà storcere il naso; chi cerca libertà dai cavi sorriderà ogni volta che chiude il coperchio.