Per ogni lettore di fumetti, siano essi occidentali o orientali, esiste un infinito numero di universi paralleli dove sono presenti gli eroi e i villain di ogni serie. Quelle avventure, separate da una sottile linea, raccontano gesta eroiche e malvagie, sfide al limite dell’umano e combattimenti senza esclusione di colpi. Per questo motivo i crossover, termine che sta ad evidenziare un incontro tra due o più realtà, sono sempre molto allettanti, specialmente quando riguardano personaggi ormai iconici come quelli di Jump Force, titolo Bandai Namco che vede riunirsi 40 combattenti in un gioco dalla grafica fin troppo realistica in confronto agli standard. Basterà questo per far tenere in piedi il titolo?
Lo stile
Iniziamo dalle basi: la storia di Jump Force è ambientata nel mondo reale. La solita invasione dei soliti nemici costringe tutti gli eroi dei vari fumetti a convergere nel nostro mondo e combattere per la sua salvaguardia. E qui, subito, arriva il primo colpo d’occhio che differenzia Jump Force dagli altri titoli: la grafica quasi fotorealistica. Lo stile utilizzato infatti cerca di spingere su poligoni 3D che non si vedevano dai vecchi giochi di Dragon Ball e di Naruto (che invece ora usano il cell-shading), naturalmente uniformandoli per evitare strani contrasti. Ecco quindi che tra le mappe scorgeremo New York, Giappone e persino Monte Cervino; non mancano però tre mappe dedicate ai tre apripista del gioco, Naruto, Goku e Rufy. Purtroppo non tutto riesce al meglio, e questa trasformazione rende molto inespressivi i vari personaggi (e talvolta spaventosamente plastici), che però sono sempre più che riconoscibili grazie ai loro iconici stili e al doppiaggio ufficiale. A farsi perdonare ci pensa il sistema particellare utilizzato per gli attacchi speciali, con delle rifrangenze luminose e delle particelle di contatto davvero stupefacenti. Il motore grafico infine permette ai vari combattenti di perdere letteralmente parti di equipaggiamento durante i vari match: a forza di colpi ricevuti, ogni eroe tenderà a perdere armatura/vestiti, addirittura portando sul viso ferite e tagli (sicuramente pre-generati, ma sempre d’effetto)
Iniziando l’avventura, il gioco sfrutterà una trama molto basilare e scontata per accompagnarci verso continue battaglie purtroppo rallentate da caricamenti fin troppo lenti. Queste missioni (disponibili di vario genere) serviranno sia a sbloccare i vari eroi nella modalità storia, sia per potenziare il personaggio (ne parliamo tra poco). Tutto questo, insieme ai vari shop, saranno disponibili nell’hub di gioco, sfruttando dinamiche già viste in Dragon Ball Xenoverse.
Giocando la modalità storia potremo personalizzare esteticamente e tecnicamente il nostro avatar, creato all’inizio del gioco grazie a delle componenti prese dai vari fumetti: una volta scelto, potremo optare per proseguire con uno di tre team a scelta, influenzando in questo modo il parco mosse speciali disponibile. Tolte alcune particolarità che non vediamo l’ora di provare (come gli eventi), per il resto la storia single player del gioco è giusto un lungo percorso lento e tortuoso, che vi porterà a scoprire i vari personaggi, cosa li lega, e perché tutti quanti sono arrivati sulla terra.
Parlando di potenziamenti, potremo scegliere le tecniche speciali del nostro personaggio, oltre a potenziarlo facendolo salire di livello: ogni personaggio in Jump Force, anche quelli pre-esistenti, possono salire di livello e aumentare il proprio potere di attacco (utilizzabile o meno nelle sfide PvP). Tutto questo si ferma però alla superficie, non approfondendo eventuali personalizzazioni aggiuntive che sicuramente avrebbero giovato questa componente.
La sostanza
Parliamo di picchiaduro, e nonostante potremmo davvero fare digressioni su ogni singola modalità, la vera carne di questi giochi sono i combattimenti: il gameplay sfrutta un sistema semplificato (anch’esso vicino a Xenoverse) che preferisce la spettacolarità alla tecnica. Per combattere basterà qualche tasto, mentre le skill saranno selezionabili come in un RPG e non come un picchiaduro standard (come Dragon Ball FighterZ).
Nonostante questo, combattere contro giocatori esperti sarà difficile, visto che tutto il gioco si basa sulle combo dei singoli personaggi e delle squadre. Nei combattimenti sceglierete tre personaggi, anche se la vita di gioco in ogni match sarà unica (lasciandola invariata se cambierete personaggio): in questo modo la dinamica della fuga (vista in altri giochi) sparisce in favore di un tatticismo da sviluppare in breve tempo, visto che le sfide finiranno molto velocemente. Le possibilità di combattimento saranno poche in confronto a titoli più complessi, ma non per questo il gioco vi lascerà vita facile: le sfide con la IA più dura del gioco o con i giocatori online vi faranno capire come scegliere la giusta squadra, il giusto tempismo e le giuste mosse cambierà un po’ tutta la partita. Tutto questo viene ulteriormente “complicato” con gli attributi dei personaggi: se salute e attacco definiranno le basi del vostro eroe preferito, le tecniche speciali e le resistenze saranno tutto il contorno. Ogni tecnica avrà gittata, danno e effetti elementali, che andranno a scontrarsi contro le resistenze, siano esse fisiche o elementali. In questo modo diventerà vitale anche capire come adattare la squadra per coprire il maggior numero di tipi di nemici diversi.
Ad aggiungere pepe arrivano le mosse ambientali, veri e propri eventi CGI attivabili a seconda del vostro combattimento (e della mossa che farete) che vi riporteranno alla mente scene tratte dai vostri fumetti preferiti: ad esempio vedere Ichigo trascinare un nemico addosso ad un palazzo o Goku scaraventarlo su un autobus rimane comunque un fan service di buon gusto.
Jump Force presenta un roster di 40 personaggi, ai quali si aggiungeranno altri 9 con i futuri DLC: tutto sommato per nulla male, contando che ognuno di loro presenta mosse diverse e anche un pattern di combattimento base differenziato. Diciamo che lo scheletro c’è, e anche un po’ di carne: sicuramente lo studio di sviluppo poteva cercare di estrapolare un po’ più di originalità sia sulla trama sia sul sistema di gioco, eppure non ci stupiremmo se dovessimo sentirci dire di quanto lavoro sia stato necessario per il bilanciamento: far sfidare eroi di ogni mondo fumettistico giapponese, da combattenti capaci di lanciare onde energetiche a semplici guardie del corpo, il tutto senza cadere in squilibri e sbilanciamenti è molto difficile, se non impossibile. Eppure – salvo qualche piccolo ritocchino che sicuramente andrà dato più avanti nel tempo – combattere con Ryo Saeba contro il temibile Dio Brando non sarà svantaggioso e vi lascerà un retrogusto dolce in bocca, di quelli che solo il fan service può lasciare.
Parlando velocemente dell’online, la lobby funziona in modo pratico e veloce (anche se presenta poche opzioni) e i combattimenti, nonostante parliamo di un gioco con un netcode neonato, sono fluidi e mai rallentati (salvo qualche sbalzo di connessione dovuto ai giocatori avversari).