Se ci sono dei momenti belli nella vita di chi recensisce videogiochi, molti di essi possono essere tradotti nella soddisfazione. Soddisfazione che entra in gioco quando ci si ritrova a stupirsi per i lavori ben fatti, e per quanto essi riescano a superare, graditamente, ogni più rosea personale previsione. L’azienda francese dopo aver inanellato un’alternanza non molto coerente di successi e fallimenti, vede confezionare dagli studi canadesi di Ubisoft Montreal e Ubisoft Toronto un vero e proprio gioiello, che senza dubbio alcuno guadagna lo scettro di miglior capitolo della serie: stiamo parlando, come da titolo, dell’eccellente Far Cry 5, che seppur mantenendo chiara e salda alla tradizione la sua attitudine e il suo gameplay, riesce a innovarsi nei punti giusti (molti) e addirittura a rendere omogeneo e cadenzato il ritmo di gioco! Questo adottando degli stratagemmi che non ci tratteniamo dal definire geniali, che dettano un nuovo livello di qualità da raggiungere nella narrazione dei titoli open world. Imbracciate i fucili o inginocchiatevi a mani giunte, questo è Far Cry 5.
Welcome to Hope County
Montana, Stati Uniti. Uno stato famoso per la sua rigogliosa vegetazione e per il suo stile di vita rurale. Questo è lo scenario principale della nostra nuova avventura, nella quale vestiremo i panni di un vice sceriffo di primo pelo che per sua sfortuna si ritrova invischiato in un arresto a dir poco problematico. Dopo una breve introduzione dove noi e i nostri compagni delle forze dell’ordine veniamo a conoscenza della minaccia presente, arriveremo in elicottero nella Hope County, nella quale dovremo ammanettare Padre Joseph, un santone fanatico che ha creato la setta che sta in tutti i sensi dominando il territorio. Fin da questi primi scambi di battute, ci renderemo conto di quanto il gioco riprenda la giusta strada per quanto riguarda la narrazione: un incipit completo, carismatico, e soprattutto che ci fornisce per la prima volta un valido motivo per affrontare le peripezie che ci attendono. Come potete immaginare, non riusciremo a portare a buon fine l’arresto, e dopo esserci salvati dall’attacco aereo che ci ha impedito di lasciare il posto, inizierà una vera e propria caccia all’uomo, della quale noi saremo succulenta preda. I nostri compagni non sono stati altrettanto fortunati, e sono stati catturati ed imprigionati dai tre tenenti di Joseph. Dopo essere stati soccorsi da un tal Dutch, a capo di una resistenza agli inizi fin troppo effimera, inizieremo una vera e propria azione di riconquista per spezzare l’egemonia degli “Edeniti” (da “Eden’s Gate“).
Ovviamente per crescere così tanto e in poco tempo, l’ordine religioso di Joseph dispone anche di altre persone fidate della propria “famiglia”, che hanno dei compiti precisi e importantissimi, spaziando dalle scorte, alla produzione di uno stupefacente chiamato “Gaudio”, e ovviamente alla “conversione” di nuovi proseliti per il culto.
L’originalità nel classico
Fino a questo punto di certo vi starete dicendo che di diverso dai vecchi Far Cry c’è ben poco, e chiaramente non avete tutti i torti: Far Cry 5 riesce a mantenere forte il contatto con i vecchi titoli del brand, con le catene ben salde sul gameplay tradizionale. Bentornati dunque alla visuale in prima persona, la ruota delle armi rapida, al sistema di crafting molto basilare, ad armi facilmente reperibili, a una folta vegetazione, ad animali da cacciare per venderne le pelli, a veicoli di tutte le tipologie sbloccabili e acquistabli… e si, anche l’intelligenza artificiale non proprio furbissima. Questa chiaramente è solo la punta dell’iceberg. Dov’è allora questa titanica mole di novità? Nel ritmo, nella narrazione, nello svolgimento, nel carisma, nel coinvolgimento: Far Cry 5 adotta per la prima volta uno stratagemma che rende “inevitabile” giocare le missioni principali, evitando di farci perdere per troppo tempo nelle copiose attività secondarie che il gioco ci offre come sempre.
Il territorio della Hope County sarà diviso in cinque aree: una piccola isola dove Dutch ha il suo quartier generale, un’isola dove Joseph ha il dominio personale, e altre tre macro aree gestite dai suoi “Messaggeri”, John, Jacob e Faith. Ognuno di loro dovrà essere spodestato e la sua zona conquistata dalla resistenza per poter affrontare il Padre. Per prima cosa, sappiate che avremo completa libertà di scelta ed esplorazione: potremo infatti iniziare dal tenente che più ci incuriosisce, concentrarci su ognuno di essi a turno o saltare da una parte all’altra della mappa portando avanti i progressi in tutte le zone. Ecco che arriva però la novità più grande: i nostri progressi saranno conteggiati tramite una barra – una per territorio – che si riempirà man mano che colpiremo duro le forze degli Edeniti, compiendo azioni a favore della resistenza come distruggere silos e convogli, compiere missioni secondarie e liberando dei compagni – sui quali torneremo tra poco – che ci affiancheranno sul campo di battaglia. Questa barra ha tre nodi principali, che quando saranno raggiunti faranno scattare volenti o nolenti le missioni principali legate a quel territorio! A fronte di questo, ci ritroveremo ad amalgamare in modo omogeneo sia le missioni principali, sia quelle secondarie, senza sbilanciarci troppo a intraprendere solo queste ultime. Questo è il ritmo a cui mi riferivo: una cadenza che, oltre a tutte le piccole aggiunte che troviamo nel gioco, riesce a dare una sterzata decisiva al brand. Ne segue un calo vertiginoso della noia e della ripetitività, che diventano ora solo un vago ricordo.
Una crescita costante
Un’altra delle caratteristiche del titolo che più è legata al ritmo, oltre all’incredibile carisma narrativo e alle missioni principali, è il concetto stesso di crescita, disseminato in modo concreto in ogni dove. Per fare un esempio, più colpi infliggeremo al culto degli Edeniti, e più verremo ricercati e marchiati con un aumento significativo della difficoltà. La crescita sta anche nel nostro personaggio, che con il compiere missioni e “sfide” accumulerà dei punti “tratto” per acquisire nuove abilità legate al nostro inventario o alle nostre capacità – più slot per le armi, capacità di utilizzare determinati oggetti, e ovviamente altre abilità legate al combattimento o ai nostri compagni. Ma chi sono questi compagni? Ecco la crescita del nostro team: sparsi per i territori, potremo ricevere delle comunicazioni radio da parte di persone che non si sono piegate al volere della setta edenita. Aiutare queste persone – e animali! – a risolvere i loro problemi, ci garantirà il loro aiuto. Questi personaggi vengono chiamati “specialisti”, saranno disponibili nel roster oltre a persone “comuni” che salveremo dalle grinfie dei fanatici, e ci seguiranno in combattimento. Essi avranno delle capacità molto particolari che si riveleranno a dir poco decisive. A crescere è anche la quantità di modalità disponibili, e con essa anche la longevità del titolo: Far Cry 5 si presenta con l’aggiunta di una modalità coop online come mai l’avevamo vista nel brand, con la possibilità di invitare un amico nella propria partita e farsi dare man forte (purtroppo solo colui che invita procederà nella storia, e l’invitato non otterrà progressi in tal senso). Arriva poi la modalità arcade con mappe missioni e situazioni create dai giocatori stessi, sfide sempre nuove che potremo anche valutare! Sarà possibile attivarla da alcuni poster, dai cabinati, o semplicemente dal menù di gioco online. Infine a crescere esponenzialmente è stata la quantità di attività che l’open world ci mette a disposizione, dall’esplorazione, alla pesca, alla raccolta di collezionabili (legati a missioni secondarie e non), ma anche i luoghi in cui è disponibile il viaggio rapido, le tipologie dei veicoli per ogni categoria. Crescita in tutto, e quando si cresce dalla parte giusta della bilancia…
Qui nel Montana, tra vacche e…
Il lavoro degli studi canadesi in Far Cry 5 però non si è limitato ad ampliare la qualità del gameplay così come ci si presenta, ma anche a curarne i dettagli. Come ho detto più volte, il titolo di Ubisoft ha carisma da vendere, ma questo risultato non è dovuto solamente all’incredibile creazione dei personaggi e alle loro personalità, ma anche a tutta la costruzione dell’opera stessa intorno a essi: sono molte le citazioni e le similitudini sparse per il gioco, con alcuni chiari richiami agli avvenimenti di Jonestown, i quali vanno a fondersi con la più malsana idea delle sette e a una concezione malata della religione cristiana, fortemente legata all’epurazione dei peccati. Anche i nomi stessi dei personaggi sono un chiaro richiamo alla bibbia (Giuseppe, appunto “il padre” di Gesù, ma anche Giovanni, Giacobbe e “Fede”).
Altro punto di forza del titolo risiede senza dubbio nella varietà delle location – per quanto alcune risultino simili tra loro – e nella varietà delle situazioni che ci vedranno protagonisti, specialmente in alcune missioni in particolare che saranno caratterizzate da un’atmosfera più “horror”. Anche sul piano grafico e artistico Far Cry 5 si rivela il migliore titolo della serie, con ambientazioni splendide votate al fotorealismo, e che soprattutto riescono con cognizione di causa a creare il dualismo tra bene e male nelle stessa immagine (provate a pensare a una candida chiesa immersa in un prato fiorito, con un cadavere crocifisso proprio al di là del recinto). Altro lavoro magistrale è stato fatto sul fronte musicale, dove la selezione delle tracce ascoltabili nelle varie radio è roba da intenditori, e dove la soundtrack strumentale riesce ad alternare iconiche tonalità country al più tagliente rock da combattimento.