Mettere mano su titoli famosi per riplasmarli e portarli su console più moderne è sempre una grande sfida, ma se si tratta di vere e proprie pietre miliari, pezzi di storia che se riplasmati nel modo sbagliato metterebbero sul piede di guerra milioni di videogiocatori, la missione diventa ancora più ardua. Shadow of The Colossus è uno dei giochi che senza dubbio ha segnato l’intera esperienza di PlayStation 2 e, secondo molti, si trova proprio sul gradino più alto dei migliori titoli usciti per la cara vecchia home console di Sony. Non è perciò un segreto che la paura sia stata molta, direttamente proporzionale all’emozione, quando il titolo si è affacciato sulle nostre PlayStation 4. Senza tenervi troppo col fiato sospeso, sappiate che il lavoro di Japan Studio e Bluepoint Games è stato eccellente, destreggiandosi in maniera splendida con l’arma a doppio taglio che avevano tra le mani. Il fascino, l’atmosfera, e perché no, anche lo spirito stesso del gioco sono rimasti immutati, e le numerose piccolissime aggiunte che sono state fatte – delle quali parleremo più avanti – non smorzano minimamente l’esperienza, ma al contrario riescono a rendere ancora migliore un prodotto già definito “capolavoro” di suo.
L’antica storia, oggi
Dopo ben due edizioni del titolo, e tantissimo tempo per giocarle, la trama di Shadow of The Colossus sarà nota ai più. Il gioco tratta di un giovane guerriero, Wander, che intraprende un lungo viaggio verso le terre proibite, perché, narrano i saggi, in quelle lande esistono delle entità capaci di riportare in vita le anime dei defunti. In sella al suo magnifico destriero Agro, egli trasporta il corpo della bella Mono attraverso sentieri impervi, fino a percorrere il lungo ponte che porta al sacrario, e all’altare del rituale. Una volta adagiata la fanciulla sulla fredda pietra dell’altare, la voce dei Dormin riecheggia nell’enorme salone. Il guerriero sfodera la sua spada, e riconoscendola, l’entità decide di assegnare una missione al ragazzo: sconfiggere i 16 colossi che popolano quelle terre dimenticate dal mondo, così da avviare il rituale per riportare in vita Mono, la cui anima era stata offerta ingiustamente come sacrificio. Senza soffermarci oltre su ciò che accadrà, se non avete mai giocato questo titolo sappiate che l’emozione per l’evolversi della vicenda sarà grandissima.
Come scalare una montagna
Come già anticipato, non si tratta semplicemente di un restyling grafico del gioco, ma di un vero e proprio lavoro di ricostruzione. Il destino che ha subito Shadow of The Colossus però è molto particolare, dove la necessità di risultare un gioco moderno è grande, ma con l’obbligo assoluto di rimanere esattamente il gioco che ha ammaliato i giocatori nel tempo. La missione, al netto di qualche piccolo bug tecnico, è assolutamente riuscita. I movimenti di Wander, di Agro, dei colossi, e di tutto ciò che sprizza vita nel mondo di gioco, sono rimasti tali e quali a quelli che ci ricordavamo, con la netta differenza però del comparto grafico che, sia sulla versione “classica” di PS4, sia e specialmente su PS4 Pro, rispecchia un salto di qualità mai visto prima. In ogni caso, i 1080p sono granitici. Anche nei bozzetti sbloccabili con il raggiungimento di alcuni obiettivi, possiamo renderci conto di quanto questo stacco sia netto: sono presenti infatti molte foto comparative tra le vecchie versioni di Shadow of The Colossus, e questo nuovo gioiello per current gen. L’audio di gioco è stato trasposto in maniera impeccabile, partendo dagli effetti sonori ambientali, fino ad arrivare alle voci e all’idilliaca colonna sonora.
A livello di contenuti troviamo anche delle piccole sorprese, che di certo vanno ad arricchire ancora di più un’esperienza splendida: oltre alle già presenti modalità time attack e modalità ricordo, con le varie difficoltà di gioco inerenti, questo remake presenta anche l’aggiunta di un nuovo tipo di collezionabile, ovvero le monete d’oro. Dato il loro numero incredibile e all’accuratezza con cui sono state nascoste, non sappiamo di preciso cosa conferiscano a Wander o quali siano i contenuti che verranno sbloccati una volta completata la collezione. Al momento della stesura abbiamo rinvenuto più di 70 monete luccicanti, ma non sappiamo quante ancora siano disseminate nelle terre proibite. I fan dei titoli di Ueda saranno inoltre felici di scoprire la sorpresa che l’autore ha riservato loro. Vi dice niente The Last Guardian? In una zona della mappa, che non vi sveleremo, è presente un barile di legno, uno di quelli che nell’ultimo gioco del maestro erano il cibo preferito di Trico. Per finire, la modalità foto: novità assoluta per questo titolo, ci permette durante qualsiasi momento del gameplay di fermare il gioco, e di modellare le nostre immagini. Come in ogni modalità analoga che si rispetti, e presente in molti altri titoli, sarà possibile decidere le varie distanze, ruotare la telecamera, scegliere filtri, colori e così via. Il gioco, già opera d’arte di suo, darà dunque a voi la possibilità di farlo ancora più vostro.
Il fardello più grande
A livello di giocabilità, Shadow of The Colossus ha mantenuto tutte le caratteristiche che il titolo originale aveva nel suo bagaglio: semplicità nell’imparare i tasti di gioco, una telecamera che spesso si regola autonomamente (non sempre nel verso giusto), la ricerca spesso lunga delle strategie per poter abbattere i mostruosi ma affascinanti giganti, le imprecazioni per i tentativi falliti. In particolare i comandi di gioco, potrebbero essere l’unico cavillo che potrebbe far storcere il naso ai giocatori più moderni, dato che il modo in cui Wander e Agro potranno essere comandati non è proprio convenzionale con i titoli post 2010. Questi piccoli fastidi si presentano per la maggior parte nelle fasi di spostamento tra un’area e l’altra delle vaste terre, ma sarà difficile soffermarsi su tali piccolezze quando di fronte a noi si staglieranno gli onirici paesaggi. Lo spirito e lo stile sono sempre quelli, che siano rovine o che siano spazi naturali aperti, la maestosità degli elementi e del level design vi rapiranno a ogni batter di zoccolo.
Il risveglio, ancora
Arrivando alla conclusione, Shadow of The Colossus è esattamente ciò che i fan volevano, lo stesso gioco, lo stesso amore che li aveva accarezzati e poi posseduti fin dagli albori, ma trasposto in una concezione più odierna. Le promesse principali, come appunto la grafica e l’accessibilità, sono state mantenute. La missione più grande però troverà una risposta solo con il tempo: il gioco è si riuscito a far riaffiorare l’antico affetto dei giocatori di vecchia data, ma sarà solamente il passare dei giorni a dirci se tale pietra miliare potrà avere il degno e meritato successo anche tra i più giovani.