A distanza di tre mesi dall’uscita del gioco principale, Destiny 2 si arricchisce con l’arrivo del suo nuovo DLC intitolato “La Maledizione di Osiride”, che oltre ad una serie di contenuti nuovi, apre le porte alla tanto attesa stagione 2 del primo anno del titolo di Bungie. Ma perché “tanto attesa”? La risposta, purtroppo, la conosciamo tutti. Sebbene sia stato accolto con trionfale esaltazione, il secondo capitolo di uno dei giochi che ha segnato la generazione non ha tardato a scoprire il fianco, mettendo in mostra quelli che sono i difetti che tutt’ora minano l’impianto endgame. A dire la verità quest’ultimo, attraverso un’analisi più attenta, non è poi così scarno di contenuti: le cose da fare settimanalmente non mancano e abbracciano sia il PvP che il PvE, con la settimana tagliata in due con la prima parte dedicata a tutte le altre attività e la seconda parte dedicata al PvP competitivo delle Prove dei Nove (con inoltre il mercante Xur in arrivo). Ciò che però hanno sbagliato i ragazzi di Bungie è stato il dosaggio di questi contenuti, la povertà dei drop, progressione del personaggio piuttosto veloce, il sistema di token esteso a tutto e che ha alla lunga stancato l’utenza. Problemi davvero difficili da trascurare visti gli effetti devastanti che hanno avuto sulla community e che hanno fatto scemare l’interesse verso il gioco a tal punto da dimezzarne l’utenza in poco tempo. Se siete qui probabilmente sapete già tutto questo, e vi state chiedendo se Bungie sia riuscita ad aggiustare il tiro con questa nuova espans… con questo nuovo DLC.
Eh sì! Andiamoci piano con le terminologie. Questo 2017 è stato già abbastanza pieno di nomenclature usate in modi completamente distorti e fuorvianti: Destiny 2 La Maledizione di Osiride non è, e non sarà mai, un’espansione del gioco, bensì un semplice DLC, che verrà affiancato da un secondo in uscita in primavera. Tuttavia, se i metri di paragone devono essere i DLC di Destiny 1 è importante mettere in risalto l’enorme salto di qualità compiuto perché se questa nuova avventura non si può definire propriamente un’espansione (il Re dei Corrotti lo è, per farvi un esempio concreto), sono state molte le aggiunte che hanno rivoluzionato il concetto di DLC del titolo di Bungie, sebbene alcuni dei contenuti gridino in modo assordante la parola “cut content”. In questo nuovo capitolo, Destiny si mette il vestito buono delle grandi occasioni e propone un pacchetto contenuti che riscatta quanto fatto tempo orsono con L’Oscurità dal Profondo e Il Casato dei Lupi. La Maledizione di Osiride messo a confronto con i vecchi DLC sembra a tutti gli effetti un’espansione (a prezzo minore), capace di mettere sul piatto contenuti effettivamente nuovi ed evoluzioni di altri che possono dare molto in vista di una effettiva espansione futura. Questo significa che finalmente la saga di Bungie è riuscita a destarsi dal torpore che l’avviluppa? Purtroppo no. I problemi del gioco persistono, solo che con questo DLC si cerca di sopperire alle mancanze emerse dal gioco in questi primi tre mesi. Sul breve termine questa sfida potrebbe anche definirsi vinta, ma il tallone d’Achille di Destiny 2 rappresenta il lungo termine e sinceramente non crediamo che su questo fronte la sfida sia stata vinta. Il tempo ci darà la risposta.Come già detto, quindi, La Maledizione di Osiride è portatore di un discreto numero di contenuti, primo fra tutti il pianeta Mercurio e tutto ciò che porta con sé. Il pianeta dall’orbita solare più veloce del nostro sistema è da sempre uno scenario affascinante, i giocatori hanno avuto modo più volte di poterci mettere i piedi nel primo capitolo attraverso quest secondarie e le Prove di Osiride. Il mondo, come c’era da aspettarsi, è stato nel tempo colonizzato dai Vex, i quali hanno installato un campo di simulazioni definito Foresta Infinita, teatro della maggior parte delle missioni di campagna principale e tana di uno degli antagonisti più importanti e forti della fazione nemica di cui ci occuperemo. Non è stato risparmiato nemmeno il famigerato Faro, nel quale ritroveremo Fratello Vance e gli adepti del culto di Osiride, intenti a studiare e farneticare riguardo lo stregone più famoso della Torre. Chiaramente quest’ultima sarà la nuova zona social dove potremo scambiare item vari per ottenere engrammi da Vance. Non solo, dopo aver concluso la trama principale – di cui parleremo dopo, sia chiaro – avremo accesso alle tre avventure in difficoltà normale e eroica. Completate anche queste avremo accesso alla forgia Vex e alle undici profezie di Osiride (tre per settimana) dateci da Fratello Vance, miniquest che ci richiederà di ottenere oggetti particolari da eventi, assalti ed altre attività, ognuna di queste ci premierà con un’arma leggendaria (tra queste anche uno spettro esotico, per la prima volta introdotto, e un’altra quest per un’arma esotica). Sicuramente un’aggiunta interessante che espande il ventaglio di contenuti e aumenta la longevità del DLC. Altra attività disponibile su Mercurio consiste nell’unico, grande evento pubblico della zona: lungo e contorto ci porterà attraverso tutta la minuscola zona esplorabile di Mercurio e richiederà molteplici azioni ben coordinate con gli altri giocatori per essere portato a termine.
Dulcis in fundo abbiamo la Foresta Infinita, un mondo procedurale fatto di simulazioni nel quale i Vex riproducono la realtà e calcolano tutte le possibili varianti di essa. Inutile dire che proprio questo luogo e la sua esplorazione è il teatro dell’avventura. In essa Osiride si è inoltrato non facendone più ritorno, ma ha anche visto qualcosa di pericolosissimo, esattamente come il filmato principale ci mostra. Idea interessante questa, che ci porta attraverso il tempo tra passato presente e futuro, nei quali possiamo ammirare il meraviglioso paesaggio di Mercurio prima della colonizzazione aliena nel passato, ma anche la catastrofe che si attuerà in futuro se non verranno fermati i Vex. Non vado oltre, anche perché proprio qui è nascosta una delle chicche che mostrano la forza del brand di Destiny, ma intanto ci limitiamo a sottolineare la grande capacità degli artist che sono dietro a questo titolo e lo curano dal punto di vista estetico e artistico. I paesaggi, i personaggi (che siano nemici o amici) condividono un design unico e accattivante, capace di caratterizzarli ad occhio e renderli indimenticabili.
Spostandoci nella mappa del sistema solare possiamo trovare altre novità riguardanti la sezione raid, assalti e crogiolo, che costituiscono le innovazioni più importanti per quanto concerne il PVE e PVP. Per cominciare dal primo, sono stati introdotti tre nuovi assalti, ben costruiti dal punto di vista del gameplay e del level design esattamente come gli assalti del gioco base, a questa si affianca anche la sezione Assalti Eroici (livello luce 240) che tanto mancava al gioco base e che, in effetti, sa di cut-content. La riedizione a livelli difficoltà superiore degli Assalti del gioco principale funziona, se ne sentiva il bisogno e forse proprio questi sono tra i contenuti meglio riusciti del titolo di Bungie, in particolare grazie alla loro rigiocabilità unita alla possibilità di ottenere oggetti per altre quest secondarie (in particolare la Forgia Vex). Dal lato opposto, troviamo invece nuove mappe PVP e una modalità che consente di poter giocare unicamente su di esse.
Piatto forte del DLC è senza dubbio l’atteso raid lair, una nuova modalità cooperativa PVE simile ad un raid come siamo stati abituati, ma in realtà diverso. Questa nuova modalità è assimilabile a quella che viene definita “trial” in altri titoli MMO (ad esempio Final Fantasy XIV), vale a dire un’area istanziata (come un raid) nella quale è presente un solo combattimento contro un boss avente meccaniche simili a quelle di un boss raid. Il Divora-Mondi, questo il nome del raid lair, sarà caratterizzato da sezioni platform e rompicapo con qualche sparatoria qua e là. Il boss finale, Argus, non è sicuramente uno dei boss più originali di sempre in quanto a meccaniche, ma è divertente e ben realizzato, oltre ad essere un’aggiunta ai vostri giri di loot settimanali: il roster di armi e armature esotiche e leggendarie è stato aggiornato con i nuovi equipaggiamenti che possiamo sia droppare sia acquistare dagli NPC attraverso lo scambio di frammenti leggendari e pegni, anche questo un aggiornamento di cui si sentiva il serio bisogno vista la totale assenza di qualsiasi interazione con essi nella passata stagione. Tra le esotiche, ritroviamo anche vecchie glorie come il casco di Saint-14 per il Titano e il fucile da ricognizione Coniglio di Giada. Quella di reinserire alcune delle armi del capitolo precedente non è stata un’idea particolarmente apprezzata da tutti, ma chi vi scrive si riserva di dire che critiche del genere sono poco condivisibili, soprattutto quando si parla di una fan base particolarmente affezionata agli equipaggiamenti e alle proprie armi. La volontà di reinserire vecchi accessori è una buona scelta a patto che questi corrispondano ad un “in più”, un valore aggiunto effettivo che vada a sommarsi ad un già ottimo e corposo ventaglio di nuove armi e armature. In fine, le nuove armi prodigiose, cioè le solite armi leggendarie ma con due caratteristiche bonus in più: la possibilità di generare sfere di luce con le multi-uccisioni e la possibilità di avere bonus su una statistica casuale tra quelle dell’arma. Sarà anche possibile trasformare un’arma da normale a prodigiosa a patto di avere i materiali necessari ottenuti dallo smontaggio di un’arma prodigiosa. Un’idea sicuramente interessante ma realizzata in modo frettoloso, rendendo di poco impatto questa caratteristica.
Ora veniamo a ciò che tutti stavano aspettando: la storia. Lo attendavamo più di qualsiasi altro personaggio, Osiride. Tanti, troppi personaggi girano attorno a lui, troppe le storie che sulla Torre si sono raccontate sul suo conto e l’idea di avere una trama legata interamente ad esso, non poteva che far crescere l’hype e farci sbavare contemplando il mare di possibilità Bungie avesse tra le mani. Il risultato? E’ presto detto. Innanzitutto vi è un passo avanti rispetto al passato, il numero delle quest è aumentato, ciò ha consentito agli sviluppatori di distendere maggiormente la narrazione, senza dover per forza concludere il tutto frettolosamente (come era accaduto per i Signori del Ferro). La Maledizione di Osiride si prende i suoi tempi: ci fa correre a destra e manca per il nostro sistema solare, ci presenta personaggi e luoghi, ci mostra qualche bella cutscene, ondeggia tra qualche plot twist inaspettato – qualcuno meno – ma si conclude con un finale un anonimo che non trasforma la situazione iniziale dal quale le nostre avventura hanno inizio e che ci lascia, quindi, un po’ interdetti. Non stiamo reiterando male la trama, sia chiaro, ci permette di approfondire diversi personaggi e ci rende anche consapevoli di alcuni parti della lore di Destiny piuttosto interessanti, il problema è che non si ha una reale percezione di questa “maledizione”.
Lo stesso Osiride avrebbe dovuto avere più voce in capitolo e invece si vede molto meno del previsto. Di contro, la caratterizzazione dei personaggi si attesta su buoni livelli e ognuno ci racconta di sé: lo spettro Sagira, Fratello Vance e il suo culto di Osiride, lo stesso passato di Ikora è stato approfondito maggiormente. Gioie e dolori anche per quanto riguarda i nemici. Bungie sembra non aver compreso che i soliti nemici uccisi più e più volte smettono di essere accattivanti, ritrovare Vex, Cabal, Caduti e Alveare per l’ennesima volta, sotto la scusa delle simulazioni, non è stato proprio il massimo, di contro però, Panoptes si pone come una delle menti Vex più belle e meglio realizzate della saga con un combattimento finale interessante, magari non particolarmente difficile o elaborato, e sarebbe stato bello riproporlo ad un livello di difficoltà vicino a quello di raid (magari proprio come un raid lair). Per quanto riguarda la lore invece, possiamo assistere ad una quest esotica legata ad un personaggio importante (che ci asteniamo dal descrivervi) che è l’esempio più lampante di quello che possiamo definire “un buon utilizzo della storia nascosta di Destiny”, di come il gioco dovrebbe muoversi per raccontare il suo universo, mettendo il giocatore di fronte ai fatti già compiuti. Speriamo, sinceramente, di vederne di più.
In conclusione, questa è la Maledizione di Osiride. Se dovessimo prendere come metro di paragone i DLC del primo Destiny, potremmo tranquillamente dire che l’esame è superato. I ragazzi di Bungie devono muoversi proprio su questa via per quanto riguarda i contenuti dei DLC, in attesa della prima, grande, vera espansione che presumibilmente vedremo a settembre. I contenuti ci sono, e anche le basi per creare meccaniche e modalità più profonde che possano espandere e rilanciare nel modo giusto il gioco. Le premesse sono tutte lì dove dovrebbero essere, eppure… questa è proprio “la maledizione di Bungie”. Dire che va tutto bene e che il gioco abbia preso la giusta piega sarebbe mentire, per di più farlo spudoratamente sapendo di farlo. Il gioco è ben lontano dall’essere nella sua forma migliore, non gode di buona salute e le implementazioni a cui abbiamo assistito sono sì interessanti come concept, ma l’effettiva realizzazione di alcune di esse è traballante. Bungie riesce a mettere sul piatto ottime idee, ma inciampa sempre in fase realizzativa senza riuscire a far esplodere l’enorme potenziale, purtroppo inespresso, di questo immenso titolo.