Il 1996 fu un anno sicuramente molto interessante per il mercato dei videogiochi, vista la nascita di franchise leggendari come Crash Bandicoot, Resident Evil o Tomb Raider. Non bisogna però dimenticare l’arrivo del Nintendo 64 nei negozi, insieme a un gioco in grado di rivoluzionare un intero genere, come Super Mario 64. Nello stesso periodo, però, l’idraulico baffuto si è ritrovato in un’avventura completamente diversa dal suo solito, dove oltre a saltare sui poveri goomba e koopa del regno dei funghi, si è scontrato con statistiche, combattimenti a turni e grafica pre-renderizzata.
L’inizio di un viaggio
Pubblicato il 9 marzo 1996 in Giappone e il 13 maggio dello stesso anno in Nord America, in esclusiva SNES, Super Mario RPG: The Legend of the Seven Star è un titolo che nel suo “piccolo” è riuscito a dare una svolta sia al popolare franchise di Nintendo, sia alle persone che ci hanno lavorato. L’opera diretta da Yoshihiko Maekawa e Chihiro Fujioka si presenta come un’avventura dai toni leggeri e surreali, in grado di donare il giusto omaggio alla creazione di Miyamoto aggiungendo comunque un tocco di spiccata originalità al suo interno.
Lo sviluppo del titolo è iniziato nel 1994, in risposta al desiderio di realizzare un JRPG con Mario e quello di Square Soft di voler maggiormente accattivare il pubblico occidentale. In questo periodo storico, infatti, le opere del publisher giapponese non riuscivano mai a vendere quanto sperato. Per questo motivo, molti interessanti prodotti – come diversi capitoli di Final Fantasy o Trials of Mana – non videro alcun genere di distribuzione oltre il suolo giapponese. L’Europa in sé era messa anche più alle strette, visto che capolavori dal calibro di Crhono Trigger riuscivano esclusivamente a raggiungere il Nord America.
Il team si è così messo a lavoro per creare un prodotto in grado di raggiungere un pubblico completamente nuovo e, al tempo stesso, a trasportare correttamente lo spirito di Super Mario verso vette ignote. Il modo di raggiungere questo difficile equilibrio fu ottenuto dividendo in due parti l’intero gameplay: da una parte l’esplorazione della mappa di gioco, dall’altra i tipici combattimenti a turni.
Raccontata così, sembra quasi che gli sviluppatori siano andati sul sicuro seguendo dinamiche fin troppo rodate, perfino per la degli anni ’90. In parte questo è vero, ma la vera forza di Super Mario RPG rimane nel suo intelligente game design, che riuscì a sfruttare le meccaniche del franchise fino ad allora ritenute impossibili da unire con i JRPG.
Cambiò quindi il tipo di mappa, dove invece di essere completamente interconnessa, fu divisa in aree. Queste ultime dovevano essere selezionate attraverso una world map, tipica dei platform di quelli anni, e rappresentavano luoghi visibilmente ispirati al mistico regno dei funghi, come città, foreste, castelli, caverne abitate dalla creature più disperate, navi, labirinti e molto altro. Il mondo si dimostrava più vivo che mai grazie alla presenza di molti NPC che Mario incontra nel suo cammino, dimostrando un universo di Toad e Yoshi in una prospettiva completamente inedita per i giocatori.
Il combat system univa poi il tipico sistema di combattimenti con turni, statistiche e livelli, con delle dinamiche action. Il giocatore doveva così non solo decidere quale magia o attacco utilizzare, ma anche stare attento a effettuare correttamente alcuni QTE per eseguire l’attacco nei migliori dei modi. Il gioco, in questo modo, tentava di tenere sempre interessato l’utente, affascinato e incuriosito a ogni scontro. Vero, magari questa soluzione diminuiva il grado di strategia e difficoltà generale, ma l’equilibrio che si creava riusciva a divertire giocatori di ogni età ed esperienza.
Difficile da dimenticare
Un memorabile viaggio di circa venti ore non solo per il suo gameplay, ma soprattutto per il mondo che Nintendo e Square sono riusciti a costruire. La grafica del gioco saltava all’occhio, visto l’utilizzo di modelli 3D pre-renderizzati per offrire una certa idea di tridimensionalità. Una soluzione visiva che anche altri giochi del periodo hanno adottato, come la trilogia dei Donkey Kong Country o Sonic 3D Blast, e nonostante gli anni rimane ancora oggi affascinante. Magari in alcune sezioni rischia di diventare fin troppo confusionario alla vista, ma l’atmosfera e lo stile artistico offrono una prospettiva ancora oggi invidiabile.
Hideo Minaba, Kiyofumi Kato e Yuko Hatae introdussero poi nel gioco una serie di personaggi inediti, come Geno, Mallow, Croco, gli Axem Rangers e molti altri. Volti che magari sono diversi da quelli a cui il pubblico si è abituato, ma talmente variegati e sopra le righe da rientrare perfino tra i preferiti dai fan della serie. Non mancavano ovviamente personalità storiche del calibro di Peach e Bowser, ricontestualizzate ad hoc nello stile di Super Mario RPG.
Il tutto era coadiuvato dalla splendida colonna sonora di Yoko Shimomura. La compositrice, conosciuta successivamente per titoli come Kingdom Hearts e Mario & Luigi, sfruttò al massimo i chip sonori della seconda generazione di Nintendo, attraverso remix e composizioni originali di tutto rispetto. Brani come Happy Adventure – Delightful Adventure o Beware the Forest’s Mushrooms sono ancora oggi ricordati come alcune delle migliori disponibili in tutto il parco titoli per SNES, se non del mondo videoludico in generale.
Un cult del videogioco
Alla sua pubblicazione, l’opera non ottenne il successo sperato, a causa di un pubblico maggiormente interessato all’offerta proposta dalla prima PlayStation e dal SEGA Saturn, con le loro futuristiche a meravigliose grafiche in 3D. Lo stesso lancio della terza console Nintendo, prevista per arrivare nei negozi da lì a pochi mesi, ha messo totalmente in secondo piano questa uscita. La compagnia giapponese decise perfino di non pubblicare il gioco in Europa, probabilmente per previsioni di vendita evidentemente al di sotto delle aspettative. Square, dal canto suo, prese la decisione di dare sempre meno importanza alle piattaforme di Nintendo, fino a rischiare il fallimento in progetti estremamente ambiziosi come il film CGI di Final Fantasy.
Il pubblico del vecchio continente dovette aspettare fino al 22 agosto 2008, per poter giocare ufficialmente questo prodotto con il servizio Virtual Console per Wii. Una versione emulata a ben dodici di anni di distanza dall’originale, e ovviamente non localizzata in altre lingue oltre l’inglese, ma che ha finalmente permesso a molte persone di riscoprire quest’avventura. Vecchie e nuove generazioni di videogiocatori hanno iniziato un vero e proprio culto verso Super Mario RPG, anche grazie al successo che Paper Mario e Mario & Luigi hanno riscontrato nel corso del tempo. Queste due serie, realizzate rispettivamente da Intelligent System e AlphaDream, riprendono le idee introdotte dal lavoro di Square, espandendole e modernizzandole per un nuovo pubblico. Molte personalità che vi hanno preso parte, hanno poi proseguito a lavorare su questi progetti, come Fujioka e Shimomura.
Uno stato di “cult del videogioco” che, nel corso degli anni, ha generato online un grande interesse, con molteplici richieste di vedere personaggi come Geno in altri episodi di Mario, o perfino giocabili in Super Smash Bros. Una mossa effettivamente complicata, visto che il contratto originale vede i personaggi originali creati per Super Mario RPG sotto la proprietà Square Enix, e non di Nintendo. Questo non ha comunque impedito agli appassionati di omaggiare questo titolo attraverso fan-project di vario genere, diffondendo ulteriormente la Leggenda delle Sette Stelle.
Un futuro inaspettato
Super Mario RPG: The Legend of the Sevens Stars si è ripresentato nella Virtual Console per Wii U il 24 dicembre 2015, e come uno dei giochi preinstallati nel Super Nintendo Classic Edition del 2017. Queste mosse hanno fatto sperare per diverso tempo l’arrivo di questo classico all’interno del catalogo di Nintendo Switch Online, ma nonostante una forte richiesta, fino a oggi non ha visto il suo arrivo per gli abbonati al servizio. Una situazione particolare di cui non si capiva la motivazione, almeno fino alla scorsa settimana, quando è stato annunciato un completo remake in esclusiva per Switch.
L’obbiettivo di questa riproposizione pare sia quella di offrire l’esperienza originale attraverso le tecnologie dei nostri giorni. Non sembra quindi un lavoro che reinventa il gioco, come magari i recenti Dead Space e Resident Evil 4, almeno dalle informazioni che sono state fornite dalle due aziende. C’è ancora tempo per svelare i diversi miglioramenti quality of life all’intera esperienza, ma al momento l’effetto nostalgia è sicuramente potente, anche grazie al ritorno di alcune menti dietro all’opera originale come Yoko Shimomura al lavoro sulla nuova colonna sonora.
L’appuntamento è quindi previsto per il 17 novembre 2023, quando i nuovi giovani – o esperti – giocatori avranno modo di vivere – o rivivere – una fiaba che ha influenzato il settore dei videogiochi più di quanto si possa immaginare.