Il Signore degli Anelli: Amazon spiega perché ha cancellato l’MMO

Christoph Hartmann ha raccontato una delle motivazioni dietro alle problematiche e successiva cancellazione dell'MMO de Il Signore degli Anelli.

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa News Lettura da 2 minuti

In questi giorni, grazie alla serie tv omonima in uscita su Prime Video, si è tornati a parlare de Il Signore degli Anelli, e in particolare modo del suo MMO dedicato. Come tutti sappiamo il progetto ad esso legato non ha visto la sua cancellazione prima dell’uscita stessa, ispirando numerose riflessioni e speculazioni sia da parte dei fan che degli attenti osservatori del mercato contemporaneo.

La conferma di questa cancellazione, è arrivata nello scorso aprile, ponendo una linea netta su tutto il lavoro sviluppato in collaborazione con Atholn Games (sussidiaria della Leyou Technologies) nel corso di tutto il periodo precedente. In base a quanto riportato da Bloomberg, parrebbe che le ragioni, o una di queste, alla base dell’eliminazione suddetta sia da rintracciarsi in alcuni scontri nel rapporto tra Amazon e Tencent (eminenza nel settore della tecnologia cinese, sopra alla stessa Leyou, a seguito di una recente acquisizione avvenuta nel 2020).

Ad avvalorare la cosa c’è una recente intervista, a GameSpot, di Christoph Hartmann (presidente di Amazon Games), in cui ha confermato le problematiche di contratto con i partner nell’eventualità di una acquisizione, a quanto pare c’era una clausola legata alla Middle-Heart Enterprises secondo cui si sarebbe potuto annullare l’accordo sui diritti se uno dei partner fosse stato acquisito. Da qui il complicarsi dei rapporti con Tencent e il successivo fallimento in fase di trattativa.

Condividi l'articolo
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.