Ricordo di essere rimasto letteralmente a bocca aperta quando, nel lontano E3 del 2017, vidi per la prima volta Anthem in azione. Grafica spacca mascella, esoscheletri volanti che ricordavano tremendamente lo stile di Iron Man, un mondo vasto, vivo, e la promessa di un supporto costante che avrebbe reso il titolo di BioWare il più grande Game As A Service che il mondo videoludico avrebbe conosciuto da quel momento in poi. Oggi, quasi 4 anni dopo, ci troviamo nelle condizioni di staccare la spina ad un progetto che non ha mantenuto le promesse fatte ancor prima della sua nascita. Qualcosa è andato tremendamente storto, e finiremo per ricordare Anthem Next non solo come quello che sarebbe potuto essere, ma che non è stato, in nessuno di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi punti di forza.
É notizia fresca, infatti, che Electronic Arts e BioWare abbiano deciso di comune accordo di cancellare per sempre Anthem Next, il progetto che avrebbe dovuto risollevare le sorti del titolo dopo un paio d’anni di triste abbandono, sia da parte dei giocatori sia, soprattutto, dei suoi stessi sviluppatori, che poco avevano dato rimedio a bug e problemi vari che affliggevano un titolo con un end game ripetitivo e senza stimoli, e un supporto che alla fine non c’è mai stato. Da una parte gli utenti, che come me credevano nel potenziale di un titolo che aveva davvero tutte le carte in regola per imporsi sul mercato e nei cuori, dall’altra, un’azienda che ha fatto i conti con quello stesso mercato, e ha deciso che in fin dei conti resuscitare un morto avrebbe portato più costi che profitti. La sensazione è quella di un gioco nel quale abbiamo creduto più noi che gli stessi sviluppatori. La domanda, invece, è se sarebbe stato veramente il caso di portare avanti il progetto Next, o se magari siamo rimasti ancora ai tempi del primo innamoramento del 2017, non vedendo la realtà davanti ai nostri occhi: quella di gioco ormai fuori tempo massimo per poter essere recuperato. Come al solito, facciamo il punto della situazione, per poi provare a darci una risposta.
In Anthem Next, probabilmente, credevamo più noi che loro
La discussione è andata avanti per settimane, se non addirittura mesi. I due sviluppatori si chiedevano se valesse davvero la pena portare avanti un nuovo progetto dopo il fallimento di quello iniziale. I giocatori lo vogliono, è vero, e molti membri del team di sviluppo ci stanno già lavorando da tempo. Eppure la perdita economica e di immagine è stata troppo grande, ed un secondo flop potrebbe essere veramente dannoso per la società. Così, Electronic Arts e BioWare, a malincuore, hanno deciso di cancellare il progetto, che quindi non vedrà più la luce. Non ci sarà, quasi sicuramente, neanche una patch di aggiornamento che porti il titolo su PlayStation 5 e Xbox Series XS a 60 FPS: Anthem morirà così come lo abbiamo conosciuto.
La conferma ufficiale è arrivata dal direttore dei lavori di Anthem Next, Christian Dailey, che attraverso un lungo messaggio sul blog di BioWare, ha confermato che l’update è stato definitivamente cancellato e che il team che vi stava attualmente lavorando è stato aggregato a quello di Dragon Age 4. Dailey, oltre a rivolgere le sue scuse ai fan, ha spiegato che i server del gioco rimarranno aperti, e che Anthem resterà giocabile nella sua versione attuale su tutte le piattaforme. Quei pochi utenti che lo stavano ancora supportando, quindi, potranno continuare a giocarlo, immaginandolo funzionante e aspettando un miglioramento che non arriverà mai.
Eppure, esempi recenti di titoli non partiti esattamente con il piede giusto, ma che in corso d’opera sono riusciti a rimettersi in carreggiata e a premere il piede sull’acceleratore, addirittura, ci sono. Uno su tutti, No Man’s Sky. L’action-adventure procedurale di Hello Games non era partito nel migliore dei modi, e molti giocatori lo avevano abbandonato nel tempo. Eppure, i suoi sviluppatori hanno creduto nella loro creatura, si sono chiusi in un lungo silenzio stampa, si sono tirati su le maniche, ed oggi il gioco si è completamente ripreso, grazie ad un duro lavoro e soprattutto con l‘ascolto dei feedback dei giocatori. Esempio ancora più palese è Rainbow Six Siege, che dopo una partenza molto complicato è ora una delle vere e proprie colonne portanti del panorama competitivo.
Una nuova sconfitta
Anthem non è nato sotto la migliore delle stelle, ammettiamolo. Nel giorno di debutto i server non funzionavano, e i primi veri problemi sono emersi già nelle prime settimane, colpendo al cuore tutti quei tantissimi giocatori che avevano preordinato il titolo a seguito della grande campagna pubblicitaria e di quello che il trailer sembrava promettere. Non solo bug, non solo una ripetitività di fondo, non solo l’impossibilità di usare subito il loot raccolto, ma anche una stessa struttura di gioco che ad un certo punto lanciava un ostacolo insormontabile ai giocatori: l’apertura di alcune tombe richiedeva l’acquisizione di un numero infinito di oggetti, consumabili, nemici uccisi e zone scoperte, uno stop forzato dal grinding in una trama che non ha mai veramente decollato. In molti si sono fermati lì. Ai più fedeli che sono arrivati all’end game, invece, Anthem non ha riservato nulla. Se non la ripetizione della missione finale e due soli nuovi dungeon, con un aumento della difficoltà parametrica in base ai nostri progressi, e nulla più. Un netto passo indietro rispetto a quello che possono offrire altri titoli dello stesso genere, nonostante il “graficone” e la spettacolare modalità di volo (probabilmente, ciò che ha mantenuto in vita l’intero gioco fino ad oggi), elementi che non hanno salvato il gioco dalla critica.
Le basi per portare avanti Anthem, tuttavia, ci sarebbero anche. Una base di utenza, lo zoccolo duro, è rimasta. Una struttura di gioco salda, che tuttavia andrebbe liberata dalla ripetitività citata più volte, potrebbe ancora esserci, una volta intervenuti su tutto ciò che non va. Abbandonare il progetto per la seconda volta sarebbe veramente un gran peccato e significherebbe una nuova sconfitta per Bioware. Una decisione che non ha tenuto conto di quei giocatori che hanno continuato a crederci, e di quei (pochi) sviluppatori che hanno continuato a lavorarci in tutto questo tempo, e che credevano nel futuro di Anthem Next. Eppure dobbiamo farci tutta una serie di domande. Una software house grande come EA, può permettersi di rielaborare e reinventare un proprio titolo, al costo magari di tornare solamente in pareggio di bilancio, o di guadagnarci veramente poco? Dopo circa 4 anni, siamo ancora in tempo per rilanciare un titolo che avrebbe ancora bisogno di anni di lavoro per tornare a quello che doveva essere?
Il 2021 ha dimostrato che l’idea che il pubblico si fa di un determinato prodotto può segnarlo per sempre. Ad esempio Cyberpunk 2077 è un gioco straordinario (per chi può permetterselo ad alte prestazioni), ma l’opinione comune è ormai quella di un gioco “rotto” che non serve a nulla. La stessa che ormai da tempo ammanta Anthem. Allora forse siamo noi ad esserci innamorati di un’idea che non è mai purtroppo esistita, e che stiamo cercando di mantenere in vita un gioco per il quale non c’è mai stata speranza? Forse la soluzione migliore è stata proprio quella di staccare la spina, e lasciarlo andare per sempre.