Christopher Edward Nolan è un regista, produttore e sceneggiatore nato a Londra il 30 luglio 1970 ed è una delle personalità del cinema contemporaneo più apprezzate degli ultimi anni. Il suo estro e il suo particolare punto di vista hanno appassionato milioni di cinefili di tutto il mondo e riescono a portare al cinema generazioni diverse tra loro. Molte volte è stato soprannominato Il regista del tempo, perché non sempre i suoi film raccontano le storie in maniera lineare. Spesso è lo spettatore a dover trovare l’ordine cronologico degli eventi e magari il bello dell’opera sta anche in quello. Più volte si rimane sorpresi e spiazzati nel capire che alla fine tutto torni anche se è stato raccontato in maniera a dir poco eccentrica. Christopher Nolan ha un fratello minore, Jonathan, con cui spesso collabora. Lui è principalmente uno sceneggiatore e lo ritroviamo molto spesso coinvolto nella vita artistica di famiglia. Parleremo in maniera più approfondita di lui nel corso dell’analisi dei dieci film. Emma Thomas è invece la moglie di Christopher, molto presente, invece, in veste di produttrice dei suoi lavori.
Senza entrare troppo nel merito delle pellicole per non bruciare troppe informazioni che troveremo nell’analisi, possiamo citare qualche genere. Azione, thriller, avventura fanno parte della comfort zone di Cristopher Nolan, che si dimostra in ogni caso un regista capace di mettere insieme la parte artistica, quindi scrittura e recitazione, a quella tecnica. Amante della fotografia a grande formato, del digitale IMAX e degli effetti speciali sia digitali sia reali, la filmografia che stiamo per analizzare è sicuramente un’esperienza visiva entusiasmante. Cominciamo con il primo lavoro…
Following (1998)
Siamo nel 1998 e Christopher Nolan aveva solamente 28 anni. Un regista pieno di voglia di stupire e di raccontare qualcosa di originale, ma decisamente squattrinato. Grazie solamente ai suoi stipendi di normale lavoratore, mette insieme la modica cifra di 6.000$ e riesce a realizzare il suo primo lungometraggio, in cui buona parte delle maestranze (che a dire il vero, come dimostrato dai titoli di coda, erano pochissime), non venivano pagate. Partecipa, in effetti, anche Jon Nolan, suo zio. Gran parte del budget se ne va in pellicola: una 16mm 4:3 in bianco e nero. Si dice che ne avesse potuta acquistare talmente poca, da essere stato costretto a provare ogni scena per svariate volte con gli attori per non avere take da dover cestinare.
In questo film Christopher è regista, soggettista, sceneggiatore, direttore della fotografia, co-montatore e co-produttore insieme ad Emma Thomas. Nasce un noir che è considerato da molti come il film dalla poetica più pura da parte del regista (seppur ancora acerba). Da subito si nota la sua passione per la narrazione temporale non lineare, che dà qualche grattacapo allo spettatore, il quale si trova a dover ricollegare i pezzi della trama per trovare la quadra e dare un senso al tutto. Alla fine però tutto funziona, anche la recitazione dei suoi pochissimi personaggi, interpretati da attori pressoché sconosciuti. La colonna sonora di David Julyan è stridula, fredda, quasi fastidiosa, ma è esattamente ciò che serviva per impacchettare l’opera.
Il lungometraggio, in realtà dalla modesta durata di soli 70 minuti, scorre raccontando la storia di un aspirante scrittore che per hobby decide di seguire le persone. Non c’è una ragione dietro questa volontà, se non quella di voler conoscere vita, pensieri, passioni di alcuni soggetti da utilizzare come fonte di ispirazione per i suoi futuri libri. Una delle sue vittime si accorge della sua presenza e, credendolo un poliziotto, lo interroga. La persona seguita era un ladro in azione, ma tra i due nasce un rapporto di collaborazione che avrà delle conseguenze inaspettate.
Questa è la particolarissima trama dell’opera prima di Nolan, che riesce già a portare a casa un premio: la Tigre d’Oro al Festival di Rotterdam del 1999. Grazie a questo lavoro il giovane regista riesce già a farsi notare e spianerà la strada per la sua opera seconda, quello che lo lancerà nel mondo del cinema che conta.
Memento (2000)
Passano solamente due anni, siamo nel 2000 e parliamo subito di un film-istituzione. Memento è un titolo che spaventa, quasi. Niente di particolare in questa parola, ma tantissimo in ciò che rappresenta. Memento è la poetica di Nolan, il suo genio creativo, ma con una produzione ben strutturata alle spalle che gli consente di esprimerlo al meglio. Il suo secondo lungometraggio dura 113 minuti ed è basato sul racconto di suo fratello Jonathan intitolato Memento Mori, che poi è stato pubblicato successivamente al film. La pellicola riceve due candidature ai Premi Oscar 2002 per migliore sceneggiatura originale e miglior montaggio, ma non porta a casa vittorie. Nel 2017 viene addirittura scelto per la conservazione al National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Pur incassando poco più di 40 milioni di dollari nel mondo, Memento riesce comunque a diventare uno dei film più importanti mai realizzati.
Leonard Shelby è affetto da un disturbo della memoria (amnesia anterograda) che non gli consente di immagazzinare nuove informazioni per più di circa quindici minuti. il tutto causato da un trauma psicologico subito in passato. Per vivere è costretto a scrivere appunti per ogni cosa, su post-it, ma addirittura sulla sua stessa pelle, tramite tatuaggi, per le cose più importanti. A volte è costretto a scrivere fotografie. Leonard sta indagando su qualcuno, ma il disturbo gli rende le cose molto più complicate. Spesso non sa di chi o cosa fidarsi e la sua mente fa fatica ad orientarsi, perché ogni 15 minuti la sua memoria si riavvia ed ogni progresso fatto viene istantaneamente e definitivamente dimenticato.
Questa è la sinossi del film, ma la trama è veramente molto più complicata di così. Evitiamo di inserire troppi dettagli per non rovinare la struttura del racconto a chi non lo conoscesse ancora. Tutto si regge infatti sul montaggio, che rende la storia immersiva all’ennesima potenza, poiché consiste nella rappresentazione visiva della mente del protagonista. Ogni scena si interrompe dopo 15 minuti, per poi ripartire con un’altra scena cronologicamente opposta a quella precedente. Sembrerebbe non esserci una logica, ma proseguendo verso la parte centrale del film, tutto inizia ad avere un senso e lo spettatore inizia finalmente ad unire i pezzi del puzzle. Lo smarrimento del protagonista è quindi trasposto in pieno nello spettatore, che solo con la scena finale può capire pienamente il film.
Christopher Nolan utilizza tutto il suo estro per gestire la narrazione temporale tutt’altro che lineare e al tempo stesso dirigere un ottimo prodotto cinematografico. Il budget di questa opera seconda comincia ad essere consistente e sia il cast tecnico che artistico si arricchisce di professionisti del settore. Troviamo nuovamente David Julyan a comporre la colonna sonora, spiazzante ed indovinata come in Following.
Insomnia (2002)
Terzo film e già parliamo di una direzione straordinaria. A 32 anni Christopher Nolan si trova già a dover dirigere attori del calibro di Al Pacino e Robin Williams. Un’ascesa al successo forse senza precedenti, quella di un regista che inizia ad essere cercato dalle case di produzioni cinematografiche più importanti e ricche del mondo. La Warner Bros gli affida l’onere di creare il remake di un film norvegese uscito appena cinque anni prima, ma che possa essere conosciuto in tutto il mondo. Con la produzione, tra gli altri, di George Clooney e Steven Soderbergh il film ha un gran successo di pubblico ed incassa a livello mondiale più di 100 milioni di dollari. Il regista si trova per la prima volta a dover lavorare su un soggetto ed una sceneggiatori non scritti di suo pugno, ma è certamente un’occasione per farsi conoscere da professionista dietro la cinepresa.
La storia è ambientata in Alaska, dove il Detective Will Dorner viene spedito per indagare su un omicidio ancora irrisolto, quello di Kay Connell, una studentessa diciassettenne del posto. Dorner non è un Detective qualunque e il suo aiuto diventa subito indispensabile alla polizia locale, che appare invece molto disorientata. Dorner ricostruisce le ultime azioni compiute dalla ragazza prima di morire e ben presto scopre chi fosse il suo aguzzino. Le cose, per lui e le indagini, non si mettono bene per via di un evento spiacevole che, tra le altre cose, gli provocano una lunga insonnia…
Il lungometraggio inizia come un puro giallo, con qualche nota thriller, ma avanzando la seconda componente si fa predominante. Inizia una vera e propria battaglia psicologica e di nervi tra Will Dorner e Walter Finch, l’antagonista del film, che vede un’interpretazione straordinaria di Robin Williams, attore abituato a parti decisamente meno drammatiche. Il clima di nervi tesi, il freddo dell’Alaska e l’insonnia di Dorner trasmettono una sensazione di ansia continua allo spettatore, che viene completamente immerso nella storia. Questa ed altre sono le capacità che emergono nel modo in cui Christopher Nolan decide di raccontare questa storia, aiutato da una sceneggiatura solida, fotografia e colonna sonora giuste.
Manca la variabile impazzita della poetica di Nolan, quella del tempo. Questa è una storia lineare, relativamente semplice, dove certi giochi di esposizione non si possono fare. Eppure, l’inquadratura di un piccolo dettaglio che si ripropone più volte nel corso del film, è la firma che i fan del regista stavano cercando. Una firma sempre più importante, che ci porta al prossimo lavoro…
Batman Begins (2005)
Quarto lavoro; Christopher Nolan ha solo trentacinque anni, ma viene comunque coinvolto in una grande ed ambiziosa produzione, quella del reboot della serie cinematografica dedicata a Batman, il supereroe del mondo dei fumetti DC. Batman Begins è il primo della trilogia dei film ed è anche l’occasione in cui nascono diversi sodalizi storici tra Nolan ed altri professionisti. Viene scelto Hans Zimmer come compositore della colonna sonora, che poi tornerà in quasi tutti i film successivi del regista (in questo caso affiancato da James Newton Howard). È Christian Bale ad interpretare Batman che, insieme a Michael Caine nei panni di Alfred e Cillian Murphy in quelli di Spaventapasseri rivedremo in altri lavori. Presenti anche Katie Holmes, l’immenso Gary Oldman (James Gordon) e Morgan Freeman.
La famiglia Wayne ha cambiato, in positivo, la storia della città di Gothan, ma nonostante tutto la criminalità inizia a dilagare. Thomas Wayne e sua moglie vengono uccisi da un criminale davanti al figlio Bruce, che da quel momento desidera vendicare, ma soprattutto fare giustizia, per la morte dei genitori. Inizia il percorso formativo di Bruce, che da semplice uomo lo trasformerà in Batman, con l’aiuto prima del suo mentore Henri Ducard, poi del maggiordomo fidato Alfred e di Lucius Fox. Batman fa quello che la polizia, in gran parte corrotta, non riesce a fare, grazie anche al supporto del Commissario Gordon.
Inizia così la nuova storia cinematografica di Batman e la conoscenza dei primi villain: Spaventapassari e Carmine Falcone. Un lungometraggio che scorre senza particolari problemi, dove l’azione è protagonista, aiutata da una regia ormai matura, una fotografia di livello ed una colonna sonora memorabile, semplice e complessa allo stesso tempo, che ha contribuito alla fama dei suoi autori. Con quasi 400 milioni di dollari guadagnati al botteghino, Batman Begins mette d’accordo pubblico e critica e prepara tutti per un seguito, ma…
The Prestige (2006)
Ma il film successivo del regista britannico non è stato il sequel di Batman Begins, bensì, The Prestige. Un thriller-drammatico-fantascientifico ambientato nella Londra di fine Ottocento che ha per protagonisti degli illusionisti proprio nel periodo in cui la magia, per alcuni, era confusa con la vera stregoneria. 130 minuti tratti da un romanzo di Christopher Priest, che i fratelli Nolan trasformano in una sceneggiatura molto articolata e per niente semplice, ma sicuramente avvincente. Torna la narrazione temporale non sempre lineare, dove il tempo reale si mischia al flashback e al flashforward. Tornano anche vecchie collaborazioni. David Julyan compone la colonna sonora; Christian Bale interpreta Alfred Borden, uno dei due illusionisti protagonisti e Michael Caine veste i panni di John Cutter, scenografo e ingegnere. Hugh Jackman, debuttante in una produzione di Nolan, è invece Robert Angier, l’altro illusionista protagonista.
Alfred Border è detenuto in galera con l’accusa di aver ucciso il suo rivale Robert Angier, di cui possiede il diario personale cifrato. Leggendolo, ripercorre tutte le vicende passate, da quando erano semplici aiutanti del Signor Cutter, a quando erano rivali che si mettevano i bastoni tra le ruote a vicenda, facendo di tutto per scoprire uno i segreti dell’altro. La volontà di essere il migliore spinge i due a spiarsi a vicenda, disonestamente, perché il proprio spettacolo prevalga su quello concorrente. Finché l’unico modo per spiccare davvero sembra quello di chiedere aiuto ad una personalità eccezionale: Nikola Tesla…
E partiamo proprio da questa partecipazione straordinaria, quella di Nikola Tesla, perché è interpretato nientemeno che da David Bowie! Una nota di colore che aggiunge un po’ di vivacità alla narrazione, fatta già da personaggi un po’ magici che avvicinano il film all’essenza di una fiaba. Di mezzo ci sono anche questioni amorose, di onore, di rispetto, di arte, c’è un po’ di tutto. Una storia che affascina da più punti di vista e soprattutto che parla di qualcosa di molto originale e spesso ignorato dal cinema. Probabilmente non è abbastanza per appassionare qualche spettatore all’illusionismo, ma sicuramente è sufficiente per incuriosirlo. La regia è ispirata, precisa nelle intenzioni, sempre di pari passo, come nei film precedenti, con la fotografia. C’è molto lavoro anche dal punto di vista artistico, perché Christopher Nolan risulta sicuramente capace di chiedere ed ottenere il giusto dai suoi attori, specialmente quando essi diventano abituali. La musica, a differenza di altri reparti, rimane un po’ anonima e forse non all’altezza. Sicuramente un gran bel lavoro dal punto di vista della scenografia, grazie all’accuratezza con cui molti ambienti dell’epoca sono stati ricreati. Il quinto film di Nolan ha avuto un buon successo di pubblico e critica, guadagnando nel mondo poco più di cento milioni di dollari.
Il Cavaliere Oscuro (2008)
Continua la storia di Batman con Il Cavaliere Oscuro, traduzione italiana dell’originale The Dark Knight. È il secondo lungometraggio (152 minuti) della trilogia Nolaniana di Batman e probabilmente è anche quello più famoso. Senz’altro, una delle motivazioni, seppur triste, è la partecipazione del compianto attore Heat Ledger, scomparso nel gennaio del 2008 pochissimo tempo dopo la fine delle riprese. È il primo lungometraggio di sempre girato, parzialmente, con la tecnologia IMAX, che Nolan sposa e ripropone in seguito in altri lavori. Si tratta del cinema ad alta risoluzione (in seguito anche digitale), capace di raggiungere una qualità visiva e sonora senza precedenti. Torna sostanzialmente il cast tecnico ed artistico del capitolo precedente.
Bruce Wayne è sempre più attivo nella lotta contro la criminalità di Gothan e contemporaneamente è sempre più popolare ed amato dai suoi cittadini. Insieme al procuratore distrettuale Harvey Dent e al commissario capo James Gordon, dovrà vedersela contro il criminale più pericoloso che la città abbia mai visto (la cui apparizione è stata anticipata nel primo capitolo): Joker, probabilmente il villain più importante della storia a fumetti…
La narrazione prosegue, è passato diverso tempo dalle vicende del primo film, e così come i personaggi, anche la produzione è certamente più matura. Il secondo capitolo mantiene i livelli del primo, forse li supera. Sicuramente si concentra per molto più tempo sul succo della trama, meno sui preamboli poiché la trasformazione da Bruce Wayne a Batman è già avvenuta. La lunga durata del film dà modo di approfondire maggiormente la caratterizzazione e di introdurre nuovi personaggi, come quello di Double Face (Aaron Eckhart), ma anche di raccontare tanto l’azione, quanto i giochi strategici tra Batman, polizia e Joker. Anche Il Cavaliere Oscuro è un successo. Supera addirittura il miliardo di dollari di incassi al botteghino e viene inserito nella lista dei migliori 100 lungometraggi del XXI secolo. Vince l’Oscar al miglior montaggio sonoro e al miglior attore non protagonista, assegnato postumo a Heath Ledger.
Inception (2010)
Siamo nel 2010, sono passati 10 anni dall’uscita di Memento e Christopher Nolan è già al suo sesto lavoro da regista. Inception è un film diverso da tutti gli altri sia nella storia, completamente originale, sia nel modo di raccontarla. Un film dove la fantascienza è il genere principale, che si aggiunge all’azione e al thriller. Un lungometraggio che parla del mondo reale, ma anche del mondo dei sogni e di come le due cose si uniscano e coesistano tranquillamente. Inception è probabilmente l’opera più originale del regista britannico, che non si ispira praticamente a nessun altro lavoro esistente. Tornano Michael Caine, Joseph Gordon-Levitt e Cillian Murphy tra gli attori; debuttano, tra gli altri, Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Gradito ritorno, anche quello di Hans Zimmer per comporre una delle colonne sonore più famose del cinema moderno e più utilizzate in TV, che racconta la complicatissima sceneggiatura scritta da Nolan stesso.
Cobb ha creato una squadra di professionisti con la quale può entrare ed esplorare i sogni di chiunque. Nei sogni condivisi la squadra entra, ruba idee, ma può anche impiantarne alcune creando un innesto. Mr. Saito, un potente industriale nel campo dell’energia, decide di assumere Cobb e la sua squadra per impedire che i suoi concorrenti annientino il suo Impero commerciale. Insieme, devono riuscire ad impiantare un’idea ad un uomo, agendo nel suo subconscio sempre più in profondità…
La genialità di Inception sta nel modo in cui la storia viene raccontata. La trama è lineare, ma si infittisce man mano che scende nel profondo l’esplorazione della mente di chi dorme. La squadra di Cobb entra nel sogno di un sognatore designato e all’interno può agire in un tempo circa 10 volte più lungo che nella vita reale. Poi, si può scendere nel sogno nel sogno e così via. La narrazione avviene così a più livelli diversi, ma contemporaneamente; il tempo ha più velocità; cioè che è reale inizia a confondersi con ciò che non lo è. Il geniale montaggio passa quindi da uno all’altro in maniera sempre più vivace man mano che ci si avvicina verso il finale. Contemporaneamente si approfondisce la storia dei protagonisti, ma anche la preparazione della missione che devono affrontare. Concepire e gestire un film come questo sono stati una prova di grande abilità, così come abile, in un certo senso, deve essere lo spettatore a carpirne ogni sfumatura, specialmente nel finale. Inception è un viaggio, anche interiore, che sicuramente lascia qualcosa che può definirsi esperienza, arricchita da eccellenze sonore e visive, grazie soprattutto ai superlativi effetti speciali.
Inception è un successo planetario. Piace a moltissimi, viene proiettato anche in versione IMAX ed incassa oltre ottocento milioni di dollari. Vince ben quattro Premi Oscar: miglior fotografia, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori effetti speciali. Viene candidato anche per miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior scenografia e miglior colonna sonora.
Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
164 minuti per Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (traduzione dell’originale The Dark Knight Rises), per il terzo ed ultimo capitolo della trilogia di Batman. Si chiudono i lavori sostanzialmente con lo stesso cast di sempre, ma con l’arrivo di Tom Hardy che interpreta il nuovo villain Bane ed Anne Hathaway nel personaggio di Catwoman. Ancora una volta Christopher Nolan si dimostra fedele ad alcuni attori, che ripropone nei suoi lavori, dando prova di grande fiducia ed anche abilità alla reciproca crescita artistica. Gran parte del film è stato girato con la tecnologia IMAX a 70mm. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dai fratelli Nolan, è basata sul fumetto Batman: La vendetta di Bane.
Sono passati otto anni dagli avvenimenti che hanno avuto protagonista Joker ed ora Batman è tornato ad essere semplicemente Bruce Wayne, ormai ritirato. La polizia è riuscita a riprendere potere a Gotham, ma c’è una nuova minaccia, forse la più pericolosa e sottovalutata. Bane inizia ad accrescere il suo potere e Bruce Wayne è costretto a rivestire i panni di Batman per riportare ordine nella città di Gothan…
Il finale della trilogia scorre sostanzialmente come i primi due capitoli. Ormai la produzione è capace di sfornare un altro più che godibile film sui supereroi che piace anche a chi i supereroi li odia. Con un comparto tecnico sempre di livello, anche l’arte ha sempre la sua parte, offrendo una recitazione convincente, non sempre presente in un film sui supereroi. Gli effetti speciali sono inoltre di ottimo livello. Anche Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, supera il miliardo di dollari guadagnati al botteghino ed ha un buon successo tra la critica. Non vince Premi Oscar, ma raggiunge numerosi altri traguardi.
Interstellar (2014)
Anche qui, Christopher Nolan riesce a non ripetersi e a portare qualcosa di ancora molto originale all’interno della sua produzione (naturalmente, non rispetto alla cinematografia in generale). Interstellar è il suo nono lungometraggio (169 minuti) e parla di viaggi interstellari. La sceneggiatura è stata scritta in tandem dal regista insieme al fratello Jonathan ed è basata sulle teorie scientifiche di Kip Thorne. Le ambientazioni sono uno spettacolo per gli occhi e per la mente. Viaggi intergalattici che portano lo spettatore in mondi mai visti prima, scenografie geniali, razzi e navicelle spaziali futuristiche. Effetti speciali sensazionali che rendono il tutto spettacolare, aiutati ancora una volta dalla tecnologia IMAX. Michael Caine è ancora una volta presente nel cast Nolaniano, mentre debuttano Matthew McConaughey (Cooper), Anne Hathaway (Amelia Brand) e Matt Damon (Dr. Mann).
Joseph Cooper è un ex pilota aerospaziale NASA, ormai ritiratosi per divenire un semplice contadino in un mondo in rovina. La piaga è qualcosa che sta distruggendo tutti i raccolti del Pianeta, uno dopo l’altro ed irrimediabilmente porterà la fame. La terra sta morendo e l’unica salvezza possibile per l’umanità è quella di fuggire da essa. Il Professor Brand sta cercando un modo per riuscirci ed ha da tempo inviato dodici astronauti in un wormhole verso un’altra galassia per cercare mondi alternativi in cui vivere. Cooper ed il suo equipaggio devono raccogliere i dati dei dodici esploratori e scegliere quale sia il miglior nuovo mondo nel più breve tempo possibile…
Un lungometraggio tecnicamente ineccepibile, una qualità sonora altissima ed una colonna sonora memorabile (e finalmente originale in un periodo in cui Hans Zimmer non lo era più), ma probabilmente, anche secondo la critica, la sceneggiatura con più problemi della produzione di Christopher Nolan. A volte imprecisa, troppo approfondita su punti poco importanti e poco su punti salienti, qualche contraddizione e per alcuni versi sconclusionata, non convince parte della critica e spinge i voti medi del film nel posto più basso della classifica dei lavori di Nolan.
Ancora una volta, Nolan raggiunge risultati importantissimi al botteghino, riuscendo a ricavare quasi settecento milioni di dollari. Il film vince l’Oscar ai migliori effetti speciali, ma viene candidato anche per miglior colonna sonora, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro e miglior scenografia.
Dunkirk (2017)
Dunkirk è il decimo ed ora penultimo film di Christopher Nolan, l’unico tratto da una storia vera, quella dell’evacuazione di Dunkerque, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo lungometraggio (106 minuti) è uno dei più corti del regista, ma offre in realtà ben tre punti di vista differenti (terra, aria e mare) che hanno durate narrative differenti e si intrecciano. Il film è girato con ben tre tecnologie IMAX differenti contemporaneamente e utilizza molti effetti speciali reali, quindi non in computer grafica. Il cast di Nolan si arricchisce di new entry: Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Harry Styles e l’immenso Kenneth Branagh. Tornano Cillian Murphy e Tom Hardy. La colonna sonora è ancora una volta affidata ad Hans Zimmer.
Siamo nel maggio del 1940, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, con la Germani nazista che ha appena invaso la Francia. L’esercito tedesco circonda migliaia di soldati alleati, che aspettano di essere evacuati a Dunkerque. I mezzi della Patria non sono sufficienti, la marina non basta per raggiungere lo scopo in fretta e i nazisti continuano ad attaccare, decimando le speranze di sopravvivenza degli alleati. Così, il patriottico compito passa anche ai semplici civili, che vanno in soccorso dei loro soldati…
Dunkirk è una commovente opera storica capace di immergere perfettamente lo spettatore in un mondo quasi dimenticato. La Seconda Guerra Mondiale era quella vissuta da tutti, soldati e civili e i tre punti di vista con cui questo episodio viene raccontato assicurano una fortemente ansiogena visione. Uno dei punti di forza del film, che lo rendono per alcuni addirittura il migliore di tutta la produzione di Nolan, è sicuramente tutto ciò che riguarda il sonoro. Musica destabilizzante, rumorosa, precisa; effetti sonori spaventosi, prepotenti e martellanti soprattutto nelle scene aree. Un grande realismo che, come detto, si vede anche negli effetti speciali. Dunkirk è un film storico che nel mondo di Nolan è qualcosa di veramente molto originale, perfetto com’è, nel suo movimentato racconto di un evento semplice, ma terribile.
Visto il genere, Dunkirk è un grande successo di pubblico e riesce ad ottenere poco più di mezzo miliardo di dollari al botteghino. La critica l’ha acclamato in ogni modo, portandolo in cima alla classifica dei film più apprezzati di Christopher Nolan. Vince i premi Oscar al miglior montaggio, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro. Viene anche candidato per miglior film, miglior regista, miglior fotografia, miglior scenografia e miglior colonna sonora, risultando quindi il film Nolaniano più candidato di sempre.
Giunti alla fine della nostra analisi, quindi, è l’occasione per usare proprio Dunkirk come il punto di partenza per qualcosa che speriamo sia speciale. Dopo un percorso del genere le aspettative per Tenet sono altissime. Chissà che non sia il film con cui Christopher Nolan possa finalmente vincere l’unica cosa che gli manca: Il Premio Oscar.