The Dark Pictures Anthology: Little Hope è il nuovo capitolo dell’antologia di avventure horror creata da Supermassive Games (conosciuti soprattutto per Until Dawn), di cui l’obiettivo è sviluppare titoli che vadano a narrare ogni tipo di storia dell’orrore esistente, passando dal thriller psicologico, al mistero, arrivando anche al gore e allo splatter. Ad aprire le danze di questa sinfonia terrificante (nel senso buono) è stato Man of Medan, che purtroppo si è portato dietro un po’ di giudizi poco lusnghieri da parte di videogiocatori e critica: entrambi lamentavano problemi tecnici per quanto riguarda la telecamera, le animazioni dei protagonisti e non solo. La software house ha quindi raccolto i feedback e cercato di migliorare le cose: ma di cosa tratterà Little Hope?
Partiamo col dare l’informazione più importante: non c’è ancora dato sapere quando uscirà precisamente, ma sappiamo che verrà rilasciato durante l’estate, o almeno questo viene mostrato all’interno del trailer d’annuncio.
L’incipt della storia è molto semplice: a causa di un incidente stradale sul loro percorso, un gruppo di ragazzi del New England fa una deviazione, e si ritrova nella strana e misteriosa cittadina di Little Hope, famosa per essere stata protagonista di una caccia alle streghe durante il 1692.
Angela, Andrew, Daniel, John e Taylor si ritroveranno coinvolti senza volerlo in eventi che faranno incontrare passato e presente, in quanto tutti quegli assassinii hanno portato a delle conseguenze particolari… molto particolari. Il filo conduttore che collega Man of Medan a Little Hope, da quel che sappiamo, è solamente il Curatore, l’uomo che scrive la nostra storia e commenta le nostre azioni, nascondendo bottiglie di whiskey nei libri. Quindi tutti i giocatori continueranno ad essere “giudicati” dall’uomo, così come aveva predetto all’interno del teaser trailer visibile alla conclusione del primo capitolo, dalla quale gli sviluppatori di Supermassive Games non hanno voluto allontanarsi troppo, visto che sarà sempre fondamentale per il gameplay esplorare le ambientazioni per raccogliere indizi o informazioni, essere reattivi nei momenti di Quick Time Event e soprattutto, prendere la scelta giusta per non far morire i protagonisti. Ma allora quali sono i cambiamenti citati all’inizio?
Cinematografico e realistico
Da quel che si è potuto vedere dal gameplay, la telecamera non sarà più sulle spalle del personaggio, causando quindi quella sensazione di claustrofobia che spesso si provava in Man of Medan, ma gli sviluppatori hanno deciso di utilizzare la telecamera in modo più “registico”, posizionandola quindi in modo da dare l’impressione di star guardando un film (come avveniva anche in Until Dawn), sensazione accentuata dalla riduzione dell’HUD in-game, la quale è stata ripulita e resa quanto più minimalista possibile, e comparirà solamente poco prima dell’arrivo di un QTE. È palese l’intenzione dei developers di rendere il titolo quanto più cinematografico possibile.
Inoltre, è possibile notare come la trama proposta in questo nuovo capitolo sia molto più matura di quella proposta in Man of Medan, avvicinandosi molto più ad una storia di thriller psicologico che ad un titolo pieno di jumpscares (anche se non mancheranno). Ottimo il lavoro del cast selezionato nel creare il mood adatto, che rende ogni singolo protagonista (principale e non) molto vivo e ben caratterizzato, grazie anche al lavoro di scrittura dei personaggi eseguito dal lead writer director… ma purtroppo paiono rimanere quei problemi riguardanti le già citate animazioni. A difesa degli sviluppatori è possibile dire, però, che manca ancora molto tempo prima della release del gioco.
A rende il citato mood ancora più realistico e curato è l’ambientazione storica, riprodotta con cura anche nei più piccoli dettagli: l’incrocio fra passato e presente c’è ed è stato realizzato in modo egregio. Supermassive Games si è anche presa cura degli usi e costumi del 1600, cosa che si riflette non solo nell’ambientazione ma anche nei dialoghi e l’uso delle parole scelto in fase di sceneggiatura. Cinematografico e realistico, queste le due parole chiave che riassumono la struttura di Little Hope, ed è sicuramente complicato rendere reale il contesto in cui la narrazione prende luogo.
A detta degli sviluppatori sarà sempre possibile giocare in co-op insieme agli amici, che sia in modo locale oppure online, e saranno disponibile due versioni: Theatrical Cut e Curator’s Cut, le quali si uniranno e daranno ad un giocatore la possibilità di guardare la prospettiva di un altro player, questo ovviamente solo in caso di gioco in coop.
Se invece si è da soli, verrà chiesto di scegliere quale delle due modalità giocare, e questo ne aumenta sicuramente la rigiocabilità, ed a detta degli sviluppatori, vorrebbero che l’esperienza Little Hope (così come l’intera Dark Pictures Anthology) venga giocata insieme ad un amico o parente, e nei capitolo successivi cercheranno di improntare il titolo più sulla modalità cooperativa, rispetto al gioco singleplayer.
Quindi, ricapitolando tutte le informazioni in nostro possesso: gli sviluppatori di Supermassive Games hanno raccolto tutti i feedback dalla critica e dai videogiocatori che hanno giocato Man of Medan, il primo capitolo della Dark Pictures Anthology, ed hanno apportato delle modifiche al loro secondo capitolo. In Little Hope, vedremo protagonista molto di più il soprannaturale, dato che la cittadina in cui il nostro gruppo di protagonisti si ritroverà aveva avuto a che fare con la stregoneria. A causa della caccia alle streghe che vi fu alla fine del 1600, il presente soffrirà tutte le conseguenze di quegli omicidi, quindi probabilmente fantasmi o ritorni sotto forma di “non-morti”, che probabilmente torneranno per vendetta (come è possibile intravedere anche dal trailer). Purtroppo da lontano sembra che si ripropongano alcuni difetti che erano Man of Medan per quanto riguarda le animazioni dei protagonisti, ma c’è ancora del tempo per migliorarle.