La Casa di Carta: ecco perché la serie doveva fermarsi alla seconda parte

La Casa di Carta, con la quarta stagione, non sembra aver convinto tutti gli spettatori, presentando alcune dinamiche non troppo coerenti.

Valerio Antonini
Di Valerio Antonini Impressioni Lettura da 8 minuti

Il Professore è rimandato. Ci è capitato spesso di accogliere con giudizi caustici sequel e prequel di format ben strutturati e originali, spesso rovinati dai “lavori” successivi. Quante volte abbiamo iniziato a vedere serie TV che si presentano con “pilot” accattivanti, ma che poi finiscono per scadere e annoiare già dalla seconda/terza stagione? E così molte volte le interrompiamo (errore) direttamente noi spettatori, oppure ci pensano le produzioni stesse a staccare la spina. Parliamoci chiaro, non sarà mai il caso de La Casa di Carta, la serie originale Netflix accolta da sempre con i favori di critica e pubblico, seguitissima in tutto il mondo. Ma la domanda è la seguente: “Era necessario continuare la Casa di Carta dopo le prime due (ottime) stagioni?” La nostra risposta secca è: “No. Non in questo modo”.

Capiamoci. Sappiamo che tutti i prodotti di successo vanno alimentati il più possibile, fino ad esaurirsi. La Casa di Carta vende, eccome (la terza stagione è sta vista da oltre 34 milioni di account nella prima settimana di programmazione). Insomma piace, senza dubbio, ad una mostruosa percentuale dei fruitori del servizio. Ma è davvero – come sostengono in molti – una serie culto, un capolavoro d’ogni tempo? La risposta è sempre la stessa: “No. Assolutamente no”, e non le erano neppure le prime due “seasons”, che pure avevano una logica apprezzabile e uno svolgimento – con i suoi limiti – coerenti.

Prima di continuare la lettura, vi ricordiamo che l’articolo potrebbe contenere SPOILER sulla quarta parte, quindi vi consigliamo di continuare la lettura solamente nel caso in cui l’abbiate già vista.

Limiti e perplessità

Per evitare di spoilerare la quarta stagione non vi sveleremo nel dettaglio le ragioni di una evidente sopravvalutazione del prodotto (rovinato da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti), ma le nostre perplessità, che partono da un presupposto già a monte dalla terza parte: “i motivi che portano la banda a escogitare una seconda rapina, ancora più complessa della prima, non hanno alcun fondamento”. Voi, da pluri-milionari, mettereste di nuovo a repentaglio la vostra incolumità fisica e giuridica (rischiando secoli di carcere) per liberare un membro della banda (Rio) che ha violato le regole imposte per tutti, facendosi catturare? Forse. Lo fareste compiendo un’altra rapina? Non credo. Non avrebbe nemmeno alcun senso ai fini dell’obiettivo dichiarato: salvarlo da una certa condanna. Eppure sono queste le motivazioni che spingono la squadra a riunirsi all’improvviso. Nessuno si è rifiutato, convinto facilmente dal solito aplomb del professore.

I motivi che portano la banda a escogitare una seconda rapina, ancora più complessa della prima, non hanno alcun fondamento

Cosa ancora più strana, dato che i rapporti nel corso della prima rapina non ci sembravano così idilliaci, soprattutto tra Tokyo e altri componenti del gruppo. Lasciamo passare il lancio dal dirigibile carico di centinaia di milioni (non ne bastavano una decina, soprattutto dopo aver rischiato tanto per stamparli?) per destabilizzare e creare assembramenti davanti alla Banca Nazionale, promuoviamo la new entry Palermo per buona parte della terza stagione, e diamo per buono il nuovo piano del Professore (sviluppato insieme al compianto Berlino), ancora più “scientifico” di quello studiato per la Zecca di Stato. Eppure, stavolta, qualcosa non torna. Anzi, non quadra più niente. Nel corso della nuova stagione i personaggi fanno delle scelte che vengono completamente stravolte, ribaltate, senza alcun motivo valido.

La casa di carta 3

Basta qualche parola del Professore e il gioco è fatto. La Guardia Civil continua a brancolare nel buio, raggirata in tutti i modi da semplici trucchetti sempre efficaci, o sfruttando il contributo di hacker a livello CIA. E mentre il Prof diventa capace di “qualsiasi” cosa, tanto da fare impallidire il Tony Stark senza armatura, altri componenti della banda hanno a che fare con un nuovo nemico, questa volta già all’interno della Banca, ovvero Gandia. Mentre nella terza stagione lo stesso personaggio era addomesticabile come una pecorella, ora diventa un temibile assassino, un reduce alla John Rambo privo di sentimenti e paure. Allora perché non eliminarlo prima? Tanto poi sarebbe tornato a eseguire goffamente ordini come un pastore tedesco addestrato. I rapporti tra i vari personaggi (anche sentimentali, costruiti con cura nelle prime due stagioni) diventato confusi e surreali, dove basta un semplice gesto sbagliato per rovinare tutto. Cambiano da un momento all’altro, a volte culminano con delle effusioni prive di senso, altre volte vengono ricuciti in un batter d’occhio con un dialogo, poi si strappano di nuovo in quello successivo. L’azione, anche se movimentata, viene riempita da sparatorie mal riuscite che ci riportano agli Action-Movie stile Schwarzy in cui nessuno si colpisce (pur scaricando interi caricatori di M-16 d’assalto a brevi distanze), passando per atti eroici degli ostaggi sventati dopo pochi secondi, come da copione.

I rapporti tra i vari personaggi, costruiti con cura nelle prime due stagioni, diventato confusi e surreali

Molti dialoghi – fini a se stessi – non portano mai a un reale cambiamento dei fatti. Tutti continuano a puntare pistole alla tempia dei compagni, spesso senza un perché. E se nelle prime due stagioni le incomprensioni potevano avere un senso, ora non lo hanno più, sopratutto visto che tanto poi si risolvono sempre con un nulla di fatto. Ricordiamo che tutta la squadra si è riunita solo ed esclusivamente per salvare Rio (una buona causa), quindi perché litigare di continuo?

Ci può essere di più per quanto riguarda l’incoerenza? A quanto pare si: il trucco escogitato dal Professore per salvare un membro della squadra poteva tranquillamente diventare il modo più facile sia per scappare, sia per caricare gran parte dell’oro rubato (fermo restando che entrare in quella banca non è come andare in vacanza alle Hawaii). Ogni scelta dei poliziotti poi (che si ritrovano uno contro l’altro per motivi vaghi), lascia davvero perplessi, tanto che sarebbe risultata meno dannosa la totale assenza delle forze dell’ordine.

La ciliegina sulla torta risiede poi nella “risoluzione”: chi tra gli inquirenti del governo ha provato a trovare la soluzione del rebus per tutto lo svolgimento di terza e quarta stagione, senza alcun risultato, magicamente ci riesce con una telefonata e un pizzico di intuito.

È davvero una serie di culto La Casa di Carta? In attesa di quinta e sesta stagione (già annunciate), presto sarete voi a rispondere a questa domanda. Noi vi abbiamo dato la nostra.

Condividi l'articolo