Salve a tutti i lettori di Game Legends, sono qui a raccontarvi dell’ennesimo capitolo di una delle saghe più longeve di sempre: Assassin’s Creed Rogue. Il titolo a lungo discusso per via delle poche novità che apportava al gameplay, “una delle note più dolenti della saga”, e per essersi presentato come un titolo “spennapiccioni”, o mera operazione commerciale, utile solamente a levare altri soldi a tutti gli utenti che ancora non sono passati alle console Next-gen, non è poi male come in fondo ci aspettavamo.
Rotti gli indugi però, ora andiamo a sciolinare quelle che sono state le nostre impressioni dopo aver vissuto questa per certi aspetti nuova avventura, visto come già tutti sapete Assassin’s Creed Rogue per la prima volta ci fa vivere nei panni di un Templare. La trama di questo nuovo capitolo vede come protagonista Shay Patrick Cormac, addestrato anche lui dal Mentore Achille Davenport, lo stesso che addestrò il protagonista di Assassin’s Creed III Connor Kenway, il giovane e talentuoso Assassino fin da subito mostrerà una certa ingerenza nei confronti del Credo troppo rigido e fermo su regole troppo vecchie, carattere che lo porterà di continuo a scontrarsi con quasi tutti i suoi superiori, che nonostante la testa calda sono convinti di riuscire a farne uno dei migliori Assassini della setta.
Il titolo è ambiantato nell’America del Nord, esattamente nel XVIII secolo periodo storico distinto dal caos e dalla violenza all’interno delle colonie Americane. Pervase anch’esse dalla guerra che già infuriava in Europa tra i rivali storici francesi ed inglesi contagiando anche il nuovo continente, dove infuriava una sanguinosa lotta per la conquista dei territori del Nord-Est. Il Giovane Shay partecipa in questa guerra per proteggere le colonie Americane, dove l’odio per i Templari sembra lo stesso che accomuna tutti i capitoli della saga, ma dopo alcune missioni di contorno Shay viene mandato alla ricerca di un manoscritto, in possesso dei Templari, contenente le informazioni che serviranno per il ritrovamento di numerosi manufatti ed una misteriosa scatola. Per riuscire nell’intento al giovane viene chiesto di sacrificare molti innocenti, richiesta che condurrà il protagonista a rimettere tutta la sua vita in discussione, tutto ciò in cui credeva e per il quale si era fatto valere, ragionando sulle reali motivazioni della Confraternita, spingendolo a fuggire da quella che era la sua famiglia per ritrovarsi compagno di chi aveva lottato da una vita. La metamorfosi di Shay in un templare avviene dopo una delle scene più belle e spregiudicate dell’intera saga, rivelandoci di fatto una storia che non avremmo mai immaginato.
Questo nuovo Assassin’s Creed Rogue ci porta di fatto a mostrarci il punto di vista contrapposto rispetto a tutti i suoi capitoli precedenti, e lo fa riuscendo a coinvolgere il giocatore fino a farlo riflettere sul’intero impianto narrativo dei suoi predecessori. In questa occasione la Ubisoft riesce a dare delle sensazioni realmente diverse, dove il binomio assassino-templare viene meno, lasciandoci intendere che la storia non è poi basata solamente tra un classico scontro tra il bene ed il male, ma dove all’interno delle due fazioni si mescolano con un elegante alternanza i ruoli. Assassin’s Creed: Rogue, racconta la trasformazione di un uomo che vede distrutte le proprie certezze, e che da Preda diventerà uno dei migliori Cacciatori dei membri della Confraternita degli Assassini, causandone un rovinoso declino.
Fin qui tutto bene, la trama scorre come sempre in maniera molto fluida con qualche piccola frammentazione. Entrati nel vivo del titolo però inzia un’eccessiva e compulsiva frammentazione della trama che è portata secondo me all’esagerazione. Purtroppo il titolo si muove troppo spesso in alcune brevissime sessioni di gioco, con tempi di caricamento tra una sessione e l’altra molto lunghi, annoiando e interrompendo il ritmo del giocatore, che potrebbe perdere la concentrazione per poi ignorare elementi narrativi molto interessanti. La trama molto frammentata è difficile da digirire in un primo momento, e ci trasporta tra tante piccole ambientazioni ed anonimi posti da visitare, con la sola New york da dover esplorare profondamente.
Assassin’s Creed Rogue paga il fatto di voler essere in un certo senso la chiusura di un cerchio di precedenti, future e contemporanee narrazioni dei vari titolo già usciti, a partire dal Black Flag (precedente cronologicamente parlando), o quello che accadrà in Liberation (contemporaneo) ed il terzo capitolo (successivo), cercando quindi di dare un senso compiuto a quello che abbiamo già visto in passato e che poco ci era chiaro.
In questo titolo il dualismo Assassini-Templari è ancora più forte, durante lo scorrere del gioco ritroveremo inoltre un mix di posti già visti come temevamo, inoltre dentro alla confusione generale, la Ubisoft ha deciso di inserire innumerevoli cose da fare, che a lungo andare oltre ad essere ripetitive sembrano esagerate, come se fossero state messe lì solamente per fare numero e non lasciar apparire il titolo spoglio di nuove iniziative. Di negativo possiamo sottolineare anche che in un titolo così importante sotto l’aspetto narrativo, era fondamentale la presenza di un personaggio forte, carismatico (almeno come i precedenti), mentre seppur Shay abbia fatto una scelta molto coraggiosa passando dal’altra parte della lotta, ci dà l’impressione di essere un pezzo di legno in mezzo al mare che si muove di inerzia tra le varie onde di eventi che portano alla fine del gioco dopo solo una ventina di ore di gioco.
Passiamo ora dalla storia al gaming, Assassin’s Creed Rogue durante le prime battute vi potrà sembrare uguale o comunque simile al suo predecessore, sensazione che svanirà con lo scorrere del titolo. Di fatto Assassin’s Creed Rogue prende gran parte degli asset di Black Flag, ma con la possibilità di visitare nuovi luoghi, ambientazioni bellissime e più vaste, navigando tra New York, le coste orientali degli stati uniti, per passare poi sulle coste della Nuova Scozia e qualche puntatina anche in Europa. Oltre a ritrovare voci, canti e personaggi del quarto capitolo della saga, potremmo vantare delle aggiunte interessanti nell’arsenale, come l’inserimento di un fucile, di dardi utili a creare svariati diversivi e di una (sorta) maschera antigas che ci permetterà di muoverci tranquillamente tra le coltri di fumo che i nostri nemici Assassini creeranno. Le navi avranno nuovi cannoni e nuove armi, degna di nota è la possibilità di spargere macchie di olio sull’oceano per poi incendiarle e distrarre i nostri avversari.
Di fatto il cambio di fazione ha dato la possibilità di inserire qualcosa di nuovo ad una saga portata alle lunghe, che però vede la parte Sthealt in penombra rispetto a prima, dove tra pistole, fucili e lanciagranate saremo più indotti a far saltare tutto in aria, che muoverci nell’ombra (sarà il modo di muoversi dei templari?).
Le uniche seguenze Sthealt sono impoverite da una IA poco efficiente, molto più entusiasmanti e difficili invece saranno gli inseguimenti, le impiccagioni gli arrembaggi ed i vari mini giochi. Inoltre la presenza degli Assassini come avversario, ci mette di fronte a nemici ostili, più scaltri e capaci di utilizzare i cari e vecchi trucchi del mestiere.
Di preciso in Rogue sono state inserite le sentinelle degli Assassini, nemici in grado di sparire nei nascondigli e stanabili solo attraverso l’uso dell’Occhio dell’Aquila. Gli infimi nemici li troveremo ovunque: una nebbia rosa ci indicherà che da qualche parte li vicino si nasconde un assasino pronto a farci fuori sfruttando anche i momenti più movimentati del titolo. Anche in mare cambia la prospettiva portandoci ad essere arrambati dalle navi ostili, dalle quali ci dovremo difendere e molte volte scappare. Il lato manageriale di Assassin’s Creed Rogue è molto ben sviluppato, avremo la possibilità di guadagnare soldi attraverso missioni navali, ristrutturando edifici, cacciando animali, o addirittura vendendo armi e disponendo di un vasto campionario di vestiti.
Ciò che rende sicuramente piacevole l’esperienza di gioco, è come sempre un lavoro grafico veramente ben fatto, regalandoci alcune delle viste più belle di sempre, con panorami mozzafiato, dandoci l’idea di aver veramente raggiunto il limite massimo della console (il giudizio è relativo non tenendo conto della grafica Next-gen).
La cura nei dettagli dei vestiti nei paesaggi finanche degli edifici è semplicemente estrema, le impronte sulla neve lasciate dal nostro personaggio finalmente non svaniscono come per magia, le espressioni facciali dei personaggi secondari sono anch’esse realizzate in maniera realistica e convincente.
Questo grande lavoro ovviamente non è sempre performante perché nel titolo si alternano orrende animazioni di esplosioni, cali del frame-rate ed i soliti errori di caricamento delle texture, che però non ledono in maniera grave l’esperienza visiva sopratutto pensando che il titolo è stato sviluppato solamente per Ps3 e Xbox 360.
Inoltre è da segnalare senza ombra di dubbio uno dei migliori comparti sonori della saga, il lavoro di doppiaggio in italiano questa volta è sorprendente, ben recitato ed intonato a seconda delle vicende che si vivono nell’avventura, o dello stato d’animo degli attori principali. La colonna sonora è curata da una compositrice d’eccezione: “Elitsa Alexandrova“. La quale oltre a cantare lei stessa alcune canzoni all’interno del titolo, ha scelto musiche e melodie che ci accompagnano durante tutto il viaggio capaci di farci vivere in maniera piena ogni tipo di momento del titolo sia esso con una maggiore o minore intensità.
Conclusioni:
A parere mio Assassin’s Creed Rogue se approcciato nella giusta maniera, quindi senza pensare di ritrovarci di fronte ad una rivoluzione del titolo stesso, o in qualcosa di epico ed indimenticabile, può regalare le giuste emozioni. Il titolo non apporta nessuna grande novità oltre al solito massacro ed all’esplorazione di alcuni paesaggi e posti mai visti prima, gradevoli da visitare con tutte le missioni secondarie, tesori da scovare e minigiochi da risolvere.
Di per se questo titolo è un punto di incontro non imperdibile, anche se anche con una trama estremamente frammentata collega eventi storie e personaggi, permettendoci di capire al meglio la storia fin qui narrata dai capitoli americani. Tutto questo passa attraverso ad un’ambientazione indimenticabile, unita ad una grafica ed un audio eccezionali che riesce a fare da amalgama perfetta per farci sentire quasi all’interno del titolo. Tante, troppe cosa da fare, la componente stealth che caratterizzava la serie passa ormai in secondo piano, tutto questo dovuto all’inserimento di armi automatiche ed un IA ai minimi storici. Per finire, a mio avviso il titolo rimane un crocevia, chi ama nel profondo la saga e sa benissimo ormai a cosa va incontro non può assolutamente mancare a questo appuntamento, forse il più risolutivo di sempre. Per chi è stanco stufo o comunque non vede sotto una buona luce la serie di Assassin’s Creed può farne tranquillamente a meno.