Final Fantasy VII Remake è uscito da poco e, finalmente, ora che tutti i giocatori hanno o staranno ultimando la loro avventura a Midgar, è arrivato il momento di parlare del tanto controverso finale del gioco. Iniziamo col dire che non tutti i giocatori hanno metabolizzato quanto avvento su schermo, proprio per questo abbiamo deciso di tirare le somme cercando di analizzare, fin dove possibile, anche quello che ci spetterà il futuro, visto che come ben sappiamo il secondo episodio è già in lavorazione.
Se volete sapere la nostra sull’ultimo titolo Square Enix, noi vi rimandiamo alla recensione dedicata, mentre se avete bisogno di qualche aiuto abbiamo un’intera sezione guide che fa al caso vostro. Ci sembra scontato, ma proprio per questo ci teniamo a specificarlo: questo articolo presenta spoiler totali su Final Fantasy VII Remake, proseguite a vostro rischio e pericolo.
Se siete finiti su questo articolo ma ancora non avete finito Final Fantasy VII Remake, scappate! L’articolo conterrà numerosi spoiler, parlando soprattutto del finale e di rivelazioni che vi consigliamo di scoprire nel corso del gioco. Quindi, come già detto, ATTENZIONE SPOILER!!!!
Un mondo contestualizzato
Tutti i cambiamenti, belli o brutti che siano, in Final Fantasy VII Remake nascono dalla contestualizzazione: dopo più di 20 anni dall’uscita dell’originale, serve purtroppo adattare la storia del gioco ai giocatori moderni. Square Enix decide di farlo in modo rischioso, puntando quanto più possibile a lasciare di stucco i giocatori. Questo, sebbene risulti interessante, comunque viene apprezzato principalmente dai vecchi giocatori (e nemmeno tanti), mentre i nuovi non noteranno le varie differenze e, soprattutto, non capiranno chi sono questi Guardiani del Destino presenti nell’ultimo capitolo.
I Numen, i Guardiani del Destino
I Numen sono stati la vera prima introduzione mostrata in questo Remake. Questi esseri sono una sorta di Osservatori che puntano a far rispettare la storia originale (ovvero quella del gioco per PlayStation 1).
Queste creature hanno il compito di fare in modo che la storia vada per il verso giusto. Il loro supporto effettivo al regolare svolgimento della trama si vede molto nelle scene in cui compaiono, come nell’incontro tra Cloud e Aerith ad inizio gioco. In quel caso, Cloud viene spinto ad incontrarla proprio perché attaccata da questi esseri: una volta fatto, però, Aerith non accenna ad andarsene, anzi, sembra interessata a rimanere. Per questo i Numen la fanno scappare appositamente, rimettendo la storia nei suoi binari. Proseguendo si vede come queste creature siano pronte persino a riportare in vita persone come nel caso di Barret, o in caso toglierla come successo con Wadge.
La Battaglia Finale e la visione di un possibile futuro
Tuttavia, il culmine arriva nella fase finale, quando i protagonisti si ritrovano a combattere una sorta di “Numen Superiore” chiamato, guarda caso, Guardiano del Destino. Questa gigantesca creatura manderà delle visioni nella mente dei protagonisti, visioni che analizzeremo più avanti, di un futuro già compiuto. I giocatori più avanzati sanno perfettamente che alcune di quelle immagini sono delle scene davvero iconiche della narrazione, come la morte di Aerith o quella di Red XIII che corre con i suoi simili in Advent Children. In quel momento è chiaro ai protagonisti come il destino possa ancora cambiare che non c’è nulla di effettivamente scritto. Lo stesso Guardiano del Destino, avendo annusato la pericolosità di quello che sta per accadere, manda in campo tre cavalieri distinti. Questi con tutta probabilità, rappresentano i protagonisti: Cloud, Tifa e Barret. E Aerith vi chiederete? La sua assenza è più giustificata sapendo la sua fine nel gioco originale. Questi tre Numen si battano per fare in modo che il destino non cambi, ma questo però non basterà per evitare la loro sconfitta.
Lo stesso Sephiroth sembra infatti incentivare questo scontro, interessato a cambiare il futuro come se sapesse della sua sconfitta. Alla fine, anche gli eroi del gioco sono costretti a cambiare definitivamente il destino per salvarsi, aprendo la strada a infinite possibilità. Quanto appena detto viene ulteriormente rafforzato dalla mascotte della ShinRa, ovvero Stamp. Sopra un sacchetto di patatine si può notare la sua immagine, ma questa volta il cane è di una razza diversa rispetto a com’era all’inizio.
Questa cosa fa intuire che la frase detta da Aerith “cambieremo anche noi stessi” potrebbe effettivamente avere senso. Sembra che la storia si sia spostata in una timeline diversa, soprattutto leggendo la frase finale che invita a seguire il viaggio non conosciuto dei nostri eroi.
“Mancano sette secondi alla fine”
Qui entriamo nel vivo delle teorie, visto che questa frase potrebbe avere significati diversi. Sephiroth, al termine dello scontro contro Cloud, farà questa affermazione, ma cosa vorrà dire? Sappiamo per certo che il numero 7, in generale, è un numero che ritorna spesso negli schemi di Final fantasy VII Remake, un esempio più che chiaro è che, dopo la sconfitta dei primi due nemici, Cloud raggiungerà immediatamente il livello 7. In questo caso Sephiroth usa questo numero per qualcosa di più grande. I fan hanno subito teorizzato che questo lasso di tempo sarebbe il tempo impiegato da Sephiroth per uccidere Aerith. Sebbene questa teoria possa essere liberamente interpretata, crediamo che questi secondi saranno ancora da scoprire, visto che con tutta probabilità potrebbero risultare decisivi per salvare il pianeta.
Un altra ipotesi è che più di secondi si tratti di momenti, ovvero sette episodi chiave che potrebbero cambiare in modo abbastanza drastico.
Zack è vivo?
La vera bomba di fine gioco rimane però Zack: nonostante non sia certo, è probabile che il personaggio di Final Fantasy VII sia vivo e vegeto, cambiando non di poco il proseguire della trama. Da un lato è probabile che in realtà la sua morte rimanga un “punto fisso” della storia (altrimenti non avremmo un Cloud Soldier, oltre che il suo arrivo a Midgar), ma non ci stupiremmo se nei prossimi giochi il personaggio esistesse, più che come personaggio magari come anomalia. L’alternativa, invece, è che Nomura abbia presentato uno dei più classici What If, semplicemente una piccola parentesi già chiusa che non avrà grosse ripercussioni sulla trama.
C’è anche la possibilità che il Director abbia inserito delle diverse timeline destinate ad incrociarsi ma non a incontrarsi, mostrando pian piano fatti diversi da quelli canonici.
Cosa ci riserva il futuro?
Non essendoci più i guardiani del Destino, con tutta probabilità il gioco ora cambierà: alcune parti della storia potrebbero infatti variare, portandoci ad avere un gioco tanto nuovo quanto fedele almeno nelle tematiche. Le tante strade che sembravano solo teorie, ora possono avere vita propria e addirittura uscire dai confini che un gioco di 20 anni fa dava ad un brand che è sempre stato stretto in quei tre CD-Rom.
I protagonisti, dunque, hanno abbandonato la strada principale, adesso il focus sembra essersi spostato definitivamente su Sephiroth e, l’unica del gruppo che sembra sappia cosa sta succedendo, sembra essere proprio Aerith.
Sephiroth e Aerith sanno tutto
Per tutta la durata dell’avventura Sephiroth sembra essere molto deciso su cosa fare e come compierlo, tanto che chiede più volte la collaborazione a Cloud per cambiare questo tanto chiacchierato destino. Cloud ovviamente rifiuta, ma questo sembra che non cambi più di tanto i piani al cattivo, visto che lo invita a trovarlo nuovamente, ma quando con tutta probabilità sarà più forte.
Aerith invece, proprio come un fiore, sboccia nel finale: la ragazza sembra non solo sapere tutto, ma sembra essere anche abbastanza conscia di quale sarà la sua fine, ma è abbastanza coraggiosa di affrontarla visto che il futuro potrebbe essere cambiato. Lei è quella che più di tutti ha conoscenza dei Numen e, se questi esseri si ripresenteranno in futuro, potrebbe essere proprio la chiave per comprenderli meglio.
Il fato e la teoria Flashpoint
Qui arriva il fulcro: non sappiamo come gestiranno il brand, ma di certo ora potremmo trovarci davanti ad una sorta di Flashpoint: con i cambiamenti in arrivo, potremmo vivere dei giochi completamente slegati, fedeli alla trama principale ma con piccoli cambiamenti, oppure addirittura delle versioni What If che potrebbero farci vedere altre trame, altri intrecci e altri personaggi.
Di certo questo amplia di molto il brand, ma presupponiamo che non faranno tanti cambiamenti nel futuro di Final Fantasy VII, altrimenti ci troveremmo ad avere un colosso ingestibile. Al contrario, questa precarietà della storia ora permetterà agli sviluppatori di avere (quasi) carta bianca sui futuri giochi.
Per ultimo, potremmo rivivere una sorta di storia di Lightning, dove i personaggi potrebbero saltare da una linea temporale all’altra, magari sfruttando queste fratture per salvare non solo il mondo, ma le trame della realtà stessa.
Perché succede quel che succede?
Quando giochiamo il finale di Final Fantasy VII Remake, di base dobbiamo soffermarci su una cosa: la parola remake. Difficilmente i remake portano quella parola accanto: i titoli di Resident Evil non la mettono affianco, così come quelli di Activision (Crash e Spyro), quindi la voglia di Square Enix era quella di evidenziare questa scelta. La cosa interessante è la parola Remake inserita nel contesto del finale: sembra infatti che Nomura e compagni abbiano optato per far rifare (re-make) qualcosa non ai creatori ma al giocatore.
Durante tutta la fase finale, infatti, ci troviamo a vivere delle scelte programmate dal destino, che però ad un certo punto iniziamo a cambiare: sebbene quelle siano volute dal personaggio (ovvero il giocatore, anche se non può scegliere), molte altre prima avvengono senza motivo. Il dover aiutare la caduta di Cloud nella chiesa, o il salvataggio di Aerith mentre sta per cadere da uno dei piani della stessa, sembrano avvenire in modo diverso e solo allora entrano in gioco i Numen.
Per questo, quindi, c’è da riflettere sul fatto che chi sta cambiando (involontariamente) la storia è il giocatore stesso, che dopo 20 anni ha paradigmi diversi. Il cambiamento nasce quindi dal contesto, e il team non ha potuto far altro che assistere fino a dove porta questo cambiamento, di conseguenza cercando di limitarlo fino a che, combattendo contro i propri creatori stessi, i personaggi del gioco riescono a liberarsi dal loro passato, ovvero dal gioco originale.
Remake significa appunto rifare, e quello che Cloud, Tifa, Aerith, Barret e Red XIII ora devono rifare è una storia, diversa sotto molti aspetti, identica sotto molti altri (alla fine i cambiamenti nel video finale non sono eclatanti, Midgar è sempre quella, il suo nome pure e la ShinRa è ancora li). Tutto questo, quindi, nasce dai personaggi, come animati di vita propria che vogliono distruggere il loro destino già scritto e farne uno nuovo (non per questo migliore).
Cosa giocheremo nei prossimi capitoli?
Questo purtroppo non possiamo prevederlo: ormai tutto è da riscrivere, e forse la maggior parte delle cose andranno come nell’originale, ma questa è una scelta del team di sviluppo. Di certo qualcosa è cambiato, perciò possiamo dire che delle differenze ci saranno con quello per la PlayStation 1. Possiamo prevedere che le mosse di Sephiroth, ora in anticipo rispetto ai tempi originali, saranno diverse, e che Cloud e compagni avranno sicuramente nuove sfide da superare in quanto i pericoli ora non sono più definiti.
Insomma, l’elemento meta-narrativo è spaventoso quanto fantastico, e i vari personaggi sono un po’ i sentimenti del giocatore: se da un lato abbiamo Barret e Cloud, pronti a caricare verso l’infinito con il solo obiettivo di salvare il mondo, Aerith è un po’ lo spavento di vedere una saga così originale cambiare verso qualcosa di inedito.
Ci aspettiamo comunque degli sviluppi interessanti, anche perché una volta superato lo scoglio della comfort zone, in cui ci aspettiamo qualcosa di già visto da un gioco che ne è un remake, possiamo vedere come il non sapere cosa ci sarà dopo è fantastico: Final Fantasy VII può avere una seconda vita, e noi siamo i fortunati che possono viverla adesso.