Anche quest’anno vi proponiamo l’atteso report da Essen Spiel: l’aspettativa per questa edizione era alta, soprattutto per alcune clamorose uscite di cui fino all’ultimo momento non è trapelata alcuna informazione. Ma lasciamo da parte i convenevoli e partiamo subito con i giochi provati.
Expedition to Newdale
All’apertura della fiera Expedition to Newdale è la nostra prima meta, conoscendo bene quanta attesa ci sia per questo nuovo titolo di Alexander Pfister decidiamo di intraprendere una spettacolare rush fra i padiglioni ancora semi-vuoti per arrivare subito al booth Lookout. La nostra idea è stata tuttavia fin troppo efficace, dato che troviamo i dimostratori tutti seduti intorno ad un unico tavolo, con il gioco apparecchiato al centro ed un presentatore in piedi che forniva gli ultimi chiarimenti alle regole.
La presenza del gioco in numerosi tavoli tuttavia ci tranquillizza, capiamo che non avremo difficoltà a testarlo e decidiamo di fare un breve giro nei dintorni. La vista della fiera senza visitatori è insolita, parte dei booth non ha ancora organizzato tavolini e sedie mentre altri stand hanno già preparato i loro giochi e ci guardano sorridendo, invitandoci a sedere. Notiamo però che anche il personale di Lookout sta ormai effettuando il setup, alcuni avventori hanno già preso posto e ci affrettiamo ad unirci a loro.
Expedition to Newdale è un titolo da 1-4 giocatori di piazzamento lavoratori e tableau-building con meccaniche di push your luck e posizionamento su mappa.
Ogni giocatore inizia la partita con due dischi-lavoratore numerati (1 e 2) ed andrà nel proprio turno a piazzarli sugli edifici del proprio villaggio o sulle azioni disponibili sulla plancia centrale. I lavoratori verranno poi attivati in ordine: ciò significa che potremo piazzare il disco “1” sull’azione di costruzione ed il disco “2” su uno spazio edificio ancora vuoto. Attivando il primo lavoratore avremo la possibilità di costruire una carta-edificio dalla nostra mano sullo spazio in cui si trova il disco n. 2: al nostro turno successivo saremo già in grado di attivare il secondo lavoratore per sfruttare l’edificio appena eretto. Occorrerà sempre fare i conti con i colori dei meeples disponibili, che vengono estratti da un sacchetto e rendono alcuni spazi degli edifici attivi o inattivi. I dischi vengono infatti posizionati scegliendo non solo l’edificio, ma anche il suo livello di attivazione. Più ci spingiamo in avanti, più ci verranno richiesti dei meeples di colori specifici, il gioco prevede tuttavia diverse soluzioni per mitigare la pescata. La plancia centrale consente invece l’acquisto dei lavoratori n.3 e 4 oltre all’ottenimento di nuove carte e di monete. A completare il tutto troviamo una bellissima mappa (anzi, cinque diverse mappe, giocabili con otto diversi scenari) in cui andremo a costruire i nostri villaggi successivi.
Expedition to Newdale propone infatti anche una componente Legacy con scenari concatenati, una storia da seguire e scelte che influenzano le partite successive.
Terminato il conteggio dei punti, abbiamo la sensazione di aver già trovato il gioco più bello di questa edizione di Essen Spiel: un titolo german non troppo pesante, con una componente aleatoria ben calibrata ed una longevità enorme (già soltanto il primo scenario lo rigiocheremmo con molto piacere). Fra i titoli di Pfister, sicuramente è il migliore.
Voto: 8
Sanctum
Terminata la partita, Essen Spiel ha ripreso il suo aspetto consueto: corridoi pieni e gente accalcata intorno ai tavoli in attesa di posti che si liberino, in alcuni punti ci si sposta con difficoltà.
Per fortuna, lo stand CGE non è lontano da Lookout e ci fermiamo per la prova di Sanctum, il titolo fantasy-avventuroso di Filip Neduk, autore del conosciuto Adrenaline.
Giocabile in circa 2 ore, Sanctum è un titolo da 2 a 4 giocatori che si ripropone di portare sui nostri tavoli l’esperienza dei giochi Hack-and-slash alla Diablo. Ogni giocatore guiderà un personaggio fantasy in un percorso predefinito, portandolo ad affrontare nemici di potenza crescente, migliorare le proprie abilità, trovare vari equipaggiamenti ed infine scontrarsi contro un enorme demone. Partiamo dai lati positivi: la crescita del personaggio in Sanctum è resa meravigliosamente, sconfiggendo nemici si ottengono degli “spostamenti” di gemme grazie ai quali riusciremo a sbloccare le abilità (sulle quali erano inizialmente posizionate). Le gemme uscite dalla griglia, infine, saranno spendibili per equipaggiare i vari oggetti ed armi che avremo recuperato. Le meccaniche di Sanctum ci sono apparse assolutamente solide, originali e ben tematizzate. Offrono inoltre una crescita veloce del proprio personaggio ed un’ottima varietà di scelte, lasciando decidere ai giocatori se sbloccare abilità che vanno in combo con gli equipaggiamenti guadagnati oppure abilità che possano rinforzare i propri punti deboli.
Non ci sono sfuggiti alcuni aspetti negativi, primo fra tutti la mancanza di interazione fra i personaggi. Da un Hack and slash ci si aspetterebbe una competizione sulla raccolta dei loot, una cooperazione nei combattimenti più impegnativi e magari qualche colpo basso all’avversario per poter sferrare il colpo finale al boss (ed ottenere il massimo dell’esperienza). In Sanctum invece ognuno fa la sua partita, senza badare troppo a quanto succede agli avversari. Anche nello scontro finale, il demone che viene affrontato contemporaneamente da tutti i giocatori si “moltiplica” in modo che ogni giocatore possa portare avanti un combattimento, e nessuno scontro può influenzare gli altri.
Manca inoltre la parte esplorativa degli Hack and Slash: in Sanctum gli eroi avanzano in un percorso predefinito e senza alcuna possibilità di variazione. Il prezzo proposto in fiera, di 60 euro senza alcun tipo di incentivo (promo, esclusive, espansioni ecc.) ci è infine sembrato assolutamente esagerato per un titolo contenente quattro miniature, qualche token in plastica, un mazzo di carte ed un po’ di cartone.
Voto: 6 e mezzo
Funkoverse Strategy Game: DC
Camminando per i padiglioni di Essen Spiel, notiamo i tavoli di Funkoverse Strategy: la nuova linea di boardgames di Funko Pop!, noto marchio di pupazzi in vinile da collezione. Tre diversi boardgames vengono proposti nella fiera, con lo stesso sistema di gioco ed ambientazioni diverse: Harry Potter, Rick & Morty, ed infine Batman. Proprio al tavolo di Batman padre e figlio si accingono a giocare una partita: trattandosi di un gioco per 2-4 giocatori, chiediamo il permesso di sederci con loro.
La partita a 4 si gioca in due squadre: nel nostro caso, Batman e Batgirl contro Joker & Harley Quinn. Non vogliamo dilungarci troppo, trattandosi di giochi dalle meccaniche basilari e adatte forse ai giovanissimi. Abbiamo apprezzato i personaggi in stile Funk Pop!, mentre il resto dei componenti era piuttosto deludente. Riguardo le meccaniche, vi diciamo solo che verso metà partita anche l’unico ragazzino al tavolo ha iniziato a distrarsi e guardarsi intorno, prestando poca attenzione al gioco ed immaginando cosa fare dopo.
Voto: 3
Orléans Stories – 2 ere provate ad Essen Spiel
Come ultimo titolo di questa prima giornata di Essen Spiel, attendevamo con grande impazienza, Orléans Stories, visto che Orléans è uno dei nostri boardgames preferiti.
Titolo da 2-4 giocatori con meccaniche di piazzamento e bag building, Orléans Stories si differenzia dal predecessore per l’introduzione di una trama. Vengono infatti forniti dei libretti, uno per ogni giocatore, con un piccolo background e le regole speciali delle storie da giocare. I libri sono parte integrante della partita, andremo a piazzarci sopra i nostri token (nel caso della prima storia) per soddisfare requisiti dell’era corrente, ci spiegano quali sono i requisiti ed il setup delle ere successive e così via.
Prima di proseguire, ci teniamo a specificare che nella nostra demo abbiamo avuto modo di giocare soltanto due ere delle cinque che compongono la prima storia.
Prima delusione: le storie di Orléans Stories sono soltanto due. Le ere di ogni storia sono ordinate all’interno dei libri, e questo ordine non si può modificare. Ciò significa che, con Orlèans Stories, avrete soltanto due scenari a disposizione ed ogni scenario avrà sempre rigorosamente lo stesso svolgimento.
Seconda delusione: l’eliminazione del giocatore. Ogni era di Orléans Stories ha degli obiettivi da completare: ogni requisito mancante alla fine dell’era comporta la perdita di una “corona”. Appena perde due corone, un giocatore è escluso dalla partita.
Terza delusione: crearsi una propria strategia è quasi impossibile. Come accennato, è essenziale riuscire a soddisfare gli obiettivi previsti per l’era in corso: tali requisiti sono inoltre impostati ad un livello molto alto, al punto che si ha poco spazio per fare altro. Si passa quindi la maggior parte del tempo pensando a come poter sopravvivere un’altra era, oppure cercando di fare qualcosa per avvantaggiarsi per l’era successiva.
Ad Orléans Stories si vince principalmente, come ci ha detto il dimostratore, rimanendo l’ultimo in gioco e sopravvivendo a tutti gli avversari (almeno nelle prime partite).
I pareri al tavolo sono stati contrastanti dopo questa demo, noi personalmente abbiamo gradito poco e ci terremo stretti il nostro Orléans classico.
Voto: 4
Finisce qui questo primo appuntamento: se vi è piaciuto il report, non dimenticare di seguire la pagina facebook ed attivare le notifiche del browser per Gamelegends.it in modo da rimanere sempre aggiornati.
Appuntamento a domani con il report della seconda giornata.