Quando si parla di Obsidian Entertainment i campanelli d’allarme che suonano nella testa dei videogiocatori sono molteplici, ma di quelli positivi. Non è un segreto che lo studio di Santa Ana sia votato anima e cuore allo sviluppo di RPG, e gli amanti di tale genere considerano lo studio (e anche il suo antenato Black Isle, creatore di mostri sacri come i primi due Fallout e di Planescape: Torment) come suo pioniere. Manca veramente pochissimo alla pubblicazione di The Outer Worlds, il nuovo post apocalittico di Chris Avellone e compagni, e in attesa della nostra recensione del gioco è doveroso fare qualche piccolo passo indietro per amoreggiare ancora un po’ con quanto fin ora ci è stato regalato dal team.
Progetti “on the road”
Dalla sua nascita in poi, il team di Obsidian ha sempre portato sulle sue spalle oneri di brand importanti. I primi due lavori che sono passati dalle tastiere dello studio sono stati infatti due pezzi da novanta, seguiti di franchise in origine sviluppati dai colleghi di Bioware: Neverwinter Nights 2 e Star Wars: Knights of the Old Republic II. Come già detto, il team è nato dalle ceneri di uno studio già affermato e padre del genere RPG, e di conseguenza tale fama li ha posti come prima scelta anche dopo la scissione. Una curiosità molto interessante sullo studio riguarda il loro modus operandi di partenza, dove ogni gioco (almeno fino a quattro anni fa) viene aperto come “progetto” accostato al nome di uno stato degli Stati Uniti d’America.
La carriera di Obsidian è stato un continuo crescendo, e la loro fama già buona – grazie anche alle personalità presenti – li ha portati a guadagnare la fiducia di vari publisher (anche se dopo l’ottimo lavoro svolto con South Park e Il Bastone della Verità, Ubisoft ha affidato il seguito a uno dei suoi studi interni). Anche se i risultati dei giochi proposti sono stati altalenanti – come Alpha Protocol edito da SEGA e con uno dei metascore più controversi di sempre e addirittura una recensione da 1/10 – gli Obsidian hanno sempre goduto dell’indiscussa fiducia di fan e del settore stesso, che come una ruota che gira li riporta sempre ad essere protagonisti di qualcosa.
Importante sottolineare anche il ritorno al “vecchio amore” nove anni fa, che vede il team riaffacciarsi alla serie che li ha lanciati con il vecchio studio: Fallout. Proprio prima del fortunato South Park, Bethesda ha visto negli Obsidian la squadra perfetta per lo spin off della serie, Fallout New Vegas, che nonostante l’incredibile validità risultava troppo simile a Fallout 3.
A rompere definitivamente il silenzio che si stava creando intorno alla squadra californiana è arrivato “Project X” – conseguentemente rinominato “Project Eternity” – che si rivelò essere il famoso e apertissimo Pillars of Eternity. La nicchia di proseliti dei titoli di Obsidian si è una volta per tutte rivelata non una semplice “nicchia”, dato che il titolo, finanziato interamente con una fruttuosa campagna Kickstarter, ha ricevuto donazioni da oltre settanta mila persone per un ammontare di quasi 4 milioni di Dollari.
Il grande successo e la fame di gioco degli accaniti fan ha dato la possibilità di sviluppare anche il seguito di quest’ultimo, ovvero Pillars of Eternity II: Deadfire (di cui potete leggere la nostra recensione qui), che va ancora una volta a consacrare le incredibili abilità del team nella creazioni di giochi di stampo ruolistico.
Arrivando ad oggi, Obsidian Entertainment è stata acquisita da Microsoft quasi un anno fa, e stando alle ultime dichiarazioni rilasciate dal team, questo passaggio ha consentito ai ragazzi di concentrarsi maggiormente sui loro progetti, anche quelli futuri. E proprio di futuro si parla nell’ultima fatica dello studio, che abbandonando esoterici scenari, navi o paesaggi post apocalittici, ci catapulta in uno scenario sci-fi che si preannuncia del tutto nuovo e dannatamente interessante con The Outer Worlds, in uscita tra soli 3 giorni.
The Outer Worlds
Obsidian e Microsoft insieme hanno di sicuro un piano di lavoro, e procedere per gradi potrebbe essere la chiave del successo per entrambi, magari dando vita ad una vera e propria serie. Precisiamo però che questo titolo è pubblicato da Private Division, che ne detiene i diritti, e di conseguenza non c’è lo zampino della casa di Redmond. Il frizzante profumo di sfida e la spasmodica attesa dei proseliti di cui sopra, fanno di The Outer Worlds un progetto molto ambizioso, che nonostante sia dedicato ad un pubblico abbastanza selezionato è destinato a raggiungere numeri importanti. In attesa della nostra recensione che arriverà durante i prossimi giorni, è importante sapere che cosa ci troveremo davanti. Quest’ultima generazione, che si appresta ormai alla conclusione, è stata veramente ricca di titoli importanti e soprattutto riusciti bene, cosa che ha affinato e abituato il palato dei videogiocatori ad uno standard veramente buono. Dopo il poco convincente Fallout 76 di Bethesda, la community è in trepidante carenza di un action RPG in prima persona che riesca a coinvolgere a livelli estremi, e forse in questo caso è giunta la fumata bianca. Specifichiamo però che, prendendo atto anche dei feedback, il titolo in questione sarà solamente in single player e non disporrà di multigiocatore online. Una scelta che basata sulla fanbase attuale del genere trattato è molto oculata.
In The Outer Worlds creeremo il nostro personaggio come canonicamente accade in questi titoli scegliendone anche il sesso, protagonista che si sveglierà dopo ben settant’anni di ibernazione. Tuttavia questo sonno criogenico non avviene sulla cara vecchia terra, bensì su una nave spaziale chiamata Speranza. Una volta giunti nel nuovo sistema, avremo la possibilità di visitare ed esplorare in grandi mappe i vari pianeti, tuttavia senza mai sfociare in quello che potremmo definire un open world.
Non mancano chiaramente le situazioni in cui dovremo fare drastiche scelte per il continuo della storia (o dello stesso epilogo), ma anche lo stratificato studio per selezionare l’equipaggiamento e le skill più adatte al nostro personaggio e al nostro stile di gioco. Anche se la trama e la struttura ludica sembrano ricalcare gli stilemi classici ed un pochino già visti del genere, abbiamo l’assoluta certezza che i veri assi nella manica verranno snocciolati durante il dipanarsi della trama. Da sempre il team californiano ci ha abituati a videogiochi dove la narrazione è uno dei fulcri centrali, soprattutto facendo uso di dialoghi estremamente lunghi e dettagliati. A differenza degli ultimi titoli pubblicati da Obsidian però (oltre alla scomparsa della visuale isometrica) ci ritroviamo con i dialoghi doppiati vocalmente. Utilizzare in modo sapiente i dialoghi potrà essere determinante, tanto da evitare addirittura dei rischiosi combattimenti semplicemente con l’arte della persuasione.
Una buona aggiunta dal punto di vista tattico sarà di certo la possibilità di portare con noi due personaggi guidati dall’IA, compagni di squadra che potremo sfruttare a nostro vantaggio in diverse occasioni. Il consiglio più grande che gli sviluppatori hanno dato, sta nel cercare di modellare il nostro alter ego digitale e di scegliere i suoi compagni in modo che siano complementari e che l’uno riesca a sopperire ai punti deboli degli altri.
Per un’analisi più dettagliata, vi chiediamo di attendere fino alla pubblicazione della nostra recensione di The Outer Worlds, che ve ne descriverà l’effettivo valore! Saranno riusciti gli Obsidian a creare tecnicamente e ludicamente un titolo degno del loro nome? Per scoprirlo, manca davvero poco.