Credeteci o no, tra tutte le simulazioni sportive videoludiche quella del Wrestling professionistico non è mai facile da poter inquadrare. Questo soprattutto perché negli ultimi anni si sono fatti avanti parecchi giochi che trattano sport così detti “da ring”, grazie anche alla popolarità che ha raggiunto la UFC anche da noi. Eppure, sebbene a volte sembri più arcade che simulativo, il genere dei giochi di rasslin’, come direbbe il buon Dan Peterson, storica voce italiana dello sport entertainment, ha radici profonde da quando 2K games ha preso la torcia della compianta THQ, con la sua serie a cadenza annuale, in maniera analoga all’altro sportivo dei ragazzi di Novato, ovvero NBA 2K. WWE 2K17 quindi, similmente al suo predecessore, non sarà mai un titolo adatto a chi cerca un simulatore di sport da combattimento, questo perché, come anche il tipo di spettacolo che offre nei palinsesti di tutto il mondo, il titolo offre intrattenimento senza fronzoli, pieno di effetti speciali e match dalle coreografie pazzesche.
Welcome to Supplex City!
Quello che però sicuramente spicca a differenza di altri titoli sportivi come FIFA, PES, o addirittura lo stesso NBA 2K, è che la WWE è un brand ormai fortemente legato ai fan, di conseguenza, ogni prodotto che ne porta il marchio, deve essere immediatamente non solo riconoscibile, ma anche familiare al proprio pubblico, e deve avere una propria e spiccata personalità già dall’intro della schermata iniziale. Ovviamente questo WWE 2K17 non è certamente da meno, ogni singolo dettaglio nel gioco è chiaramente diretto ai propri fan, e mira al raggiungimento di altri potenziali acquirenti tramite i due principali punti di forza della serie: il roster e la varietà di situazioni che possono venire a crearsi.
Basti pensare che quest’anno ci sono più di 130 lottatori tra Superstars, Divas e leggende, che sembrerà il paese dei balocchi. Attenzione però: ogni lottatore o lottatrice, che dir si voglia, è caratterizzato davvero in modo magistrale, non solo dal punto di vista puramente estetico (e ci mancherebbe) ma presi alla mano, restituiscono al giocatore un feeling diverso a seconda del loro stile di combattimento. Ad esempio Randy Orton, ormai famosissimo per la sua RKO diventata virale sui social, assomiglia davvero a quel lottatore non troppo tecnico ma che riesce sempre a ribaltare la situazione in poco tempo grazie alla sua esperienza e alla sua astuzia, oppure un AJ Styles, che come ogni wrestler di scuola canadese risulta bilanciato e capace di manovre più complesse ma anche più difficili. Si potrebbe veramente provare a scegliere uno per uno i lottatori, anche quelli solo più conosciuti, e ci ritroveremmo soddisfatti da ciò che 2K games è stata capace di fare. Specialmente poi se si prendono delle vere e proprie icone come Brock Lesnar o anche Goldberg, vi trasmetteranno un senso di onnipotenza che difficilmente potreste trovare in altri giochi.
Per quanto riguarda invece le possibilità offerte dall’azione sul ring, quest’anno la grande novità è legata alla possibilità di combattere tra il pubblico, permettendo, anche grazie al cambio di inquadrature, un’esperienza molto diversa rispetto alla lotta limitata al quadrato. Sarà possibile infatti dare vita a spot e momenti degni della gloriosa ECW, che esteticamente vi faranno spesso strabuzzare gli occhi. Vi sarà inoltre la possibilità di ingaggiare delle vere e proprie risse anche nel backstage dello show, avendo in questo caso la telecamera posta più vicino ai combattenti, per dare anche la sembianza di quello che potrebbe essere uno show WWE, sia esso RAW o Smackdown. Esplorando le quinte potremo usufruire di diverse strutture sulle quali danneggiare le spine dorsali avversarie, dando vita più ad un momento goliardico che ad un incontro serio, ma comunque ci accontentiamo, oh se ci accontentiamo.
Who’s next?
Interessante anche un’altra novità introdotta quest’anno, ovvero il sistema dei promo. Questa feature, che crediamo 2K voglia mantenere nei prossimi anni, vi permette di realizzare dei promo per vari scopi, come ad esempio cambiare allineamento da buono a cattivo, o formare/rompere alleanze, o anche solo per insultare qualche rivale e farlo uscire. Quando si è di fronte ad un potenziale avversario, partirà uno scambio di dialoghi, in cui noi sceglieremo più o meno le linee guida che il nostro alter ego dovrà eseguire per poter vincere il dibattito, un po’ come succede in questi giorni per le presidenziali negli States. Ecco, sicuramente una bell’idea, ma che deve essere assolutamente perfezionata in quanto a varietà dei dialoghi stessi… intendiamoci, non vogliamo copioni diversi ogni volta che usciamo nello stage per farci una chiacchierata, ma nemmeno sentirsi ripetere sempre le solite risposte, che alla lunga rendono questa nuova meccanica più odiosa che altro.
Anche la MyCareer è tutt’altro che un’esperienza positiva: avete mai letto quando elogiavamo NBA 2K per la sua modalità carriera, soprattutto per quanto riguarda il procedimento e la crescita del nostro personaggio? Ecco, in WWE 2K17 non è proprio così… anzi, le cose iniziano a migliorare solo dopo 5 ore o giù di lì, ma intendiamoci, non è che nei primi momenti l’esperienza risulti essere in qualche modo troppo ostica o frustrante, ce lo aspetteremmo dato anche la situazione iniziale tra attributi ed altro. Il vero problema riguarda la totale casualità di dati e informazioni che invece ci aspetteremmo fossero il più fedeli possibile, soprattutto quando cerchiamo disperatamente di fare il “salto” da NXT a RAW. Nonostante il tentativo evidente di offrire ai fan della serie una modalità carriera degna di altre produzioni in casa 2K, ci sentiamo di dire che la modalità migliore per chi cerca un’esperienza in single player è ancora la modalità WWE Universe, che ricalca in larga parte l’ormai consolidata formula che esiste da qualche anno, ma che introduce appunto anche il sistema dei promo nella maniera che vi abbiamo raccontato, in modo da poter controllare i vari feud e le rivalità che intendiamo accendere in vista di Pay Per View o altro.
It’s all about The Game!
Finora abbiamo cercato di non parlare dell’aspetto grafico del gioco, perché pensiamo che le meraviglie dal punto di vista visivo riguardino più a cura nei dettagli come appunto i bordo ring, o i backstage, che non la qualità in senso stretto, che poco si discosta dal motore grafico già visto l’anno scorso, che comprende sia alti che bassi. Ma ovviamente, la produzione torna forte quando si assiste ad un incontro, in quanto come al solito avremo a disposizione vari replay e altri componenti che aiutano a rendere l’esperienza più vicina agli show televisivi della federazione il cui logo campeggia su copertina e titolo. Stesso discorso per il sonoro, con ottime tracce per quel che riguarda i menù e altri ambienti più “statici”, mentre come al solito la telecronaca non ha nulla da invidiare agli altri sportivi.