White Day: A Labyrinth Named School, di cui vi parliamo oggi in recensione, è un intrigante gioco survival horror che si è guadagnato il titolo di classico di culto sin dalla sua uscita originale nel lontano 2001. Il titolo in questione è uno uno dei primi titoli horror che spoglia il giocatore di qualsiasi arma, con un gameplay lento basato su enigmi ambientali. L’unica chiave per sopravvivere è la fuga tra gli stretti corridoi e le oscure aule della scuola nella quale finiremo intrappolati all’inizio dell’esperienza.
Il titolo originale non venne mai rilasciato ufficialmente al di fuori della Corea del Sud. In tal senso gran parte dell’occidente non ha mai potuto provare con mano l’originale White Day, ma un’esperienza horror così iconica non poteva rimanere relegata a solo una piccola parte del mondo per sempre. White Day: A Labyrinth Named School entrò così nel panorama dei videogiochi moderni nel 2017 con un remake rilasciato per PC, PlayStation 4 e dispositivi mobili. Tale remake introduceva grafica e animazioni potenziate, nuovi contenuti extra, doppiaggio in inglese e sottotitoli in numerose lingue, compreso l’italiano. Ora, cinque anni dopo, il remake di White Day finalmente arrivato su Switch, ventun’anni dopo il lancio del titolo originale.
Un labirinto chiamato scuola
White Day: A Labyrinth Named School mette i giocatori nei panni di uno studente coreano di nome Hui-Min Lee, il quale ha una cotta per una ragazza di nome Han So-Young. La segue a scuola fuori orario nella speranza di poterle restituire il suo diario perduto e, nel mentre, di farle un regalo per il White Day, ma ciò lo porterà suo malgrado a essere coinvolto in una serie di eventi soprannaturali. Ci sono anche altre due ragazze nella scuola, e le opzioni di dialogo che sceglierete e gli oggetti collezionabili che troverete determinano quale degli otto finali otterrete dopo aver completato il gioco, cosa che dà al titolo un ottimo livello di rigiocabilità.
La trama in alcuni frangenti sembra priva di senso e, sebbene ci sia un elemento narrativo centrale da seguire, gran parte della storia e dei dettagli della costruzione del mondo sono raccontati attraverso brevi storiei di fantasmi e note che troverete esplorando le sale della scuola. A parte il gruppo di studenti, gli unici altri abitanti della scuola sono dei fantasmi e dei bidelli assassini che pattugliano i corridoi con una mazza da baseball. Fortunatamente, i fantasmi non rappresentano una vera minaccia a parte la possibilità sempre incombente del jumpscare. In tal senso, White Day potrebbe non essere adatto ai giocatori deboli di cuore o facilmente impressionabili.
I nemici principali del titolo in ogni caso, sono proprio i due bidelli e, senza un’arma per difendervi, la vostra unica opzione per sopravvivere è quella di sgattaiolare in giro nella speranza di passare inosservati, quindi correre e nascondervi qualora doveste essere individuati. Anche se i primi incontri con i due guardiani possono essere inquietanti e il tintinnio delle loro chiavi è certamente sufficiente a farti venire un brivido, dopo un po’ diventeranno più fastidiosi che altro.
Sembra che il loro unico vero compito sia ostacolare i progressi del giocatore e allungare in maniera innaturale la longevità del titolo. Questo, in generale, è un difetto che si portano dietro molti dei titoli che basano il proprio gameplay sulla “fuga dal mostro”.
Il titolo ha vari livelli di difficoltà, e ai livelli di sfida più elevati i due custodi possono sentire il giocatore anche a distanze siderali, costringendovi spesso a fare deviazioni e tornare sui vostri passi. Questo rende l’esplorazione piuttosto sgradevole, il che è un peccato quando gran parte dell’opera si basa sugli avvistamenti di fantasmi e sul perlustrare ogni stanza per raccogliere ogni nota. Oltre a eludere i custodi, il gameplay principale ruota attorno al camminare, accovacciarsi e correre per la scuola, interagire con oggetti, interruttori e cassetti, il tutto armati con un semplice accendino che troverete durante l’esplorazione.
Sarà possibile salvare i progressi con dei pennarelli monouso sulle bacheche (simili ai nastri a inchiostro di Resident Evil), mentre per recuperare la salute o aumentare la velocità di movimento si possono utilizzare dei consumabili sparsi per la scuola. Tali consumabili potranno anche essere acquistati presso i distributori automatici con dei gettoni, i quali a loro volta saranno nascosti tra le aule, le stanze e i bagni dell’edificio.
Gran parte della progressione del gioco dipende dalla risoluzione degli enigmi, la maggior parte dei quali sono piuttosto soddisfacenti: dall’elaborare combinazioni contando le medaglie, al mettere insieme le informazioni raccolte dai numerosi documenti letti durante l’esplorazione. Alcuni enigmi sono piuttosto ostici, tra cui uno legato ai caratteri cinesi. In ogni caso, molti degli enigmi del gioco e degli incontri con i fantasmi sono del tutto opzionali.
Come accennato in precedenza, la maggior parte degli incontri con i fantasmi si basa su jumpscare, e da questo punto di vista il giudizio non può che essere soggettivo. C’è chi ama essere spaventato con questo espediente, c’è chi mollerebbe un titolo alla prima apparizione improvvisa di una creatura spaventosa. Detto questo, bisogna tenere a mente che il titolo originale venne rilasciato prima che questo specifico espediente horror diventassero un cliché.
Un cult invecchiato bene (ma non benissimo)
Per chi non se la dovesse sentirsela di affrontare White Day alle difficoltà più elevate, le modalità facile e molto facile offrono dei suggerimenti tramite il cellulare del protagonista. Inoltre con queste modalità il gioco contrassegna le posizioni delle missioni sulla mappa e visualizza l’icona di un occhio quando un custode è nel raggio d’azione.
Queste caratteristiche sono invece completamente assenti nelle difficoltà più elevate. Le modalità più difficili non hanno obiettivi o indicatori chiari, lasciando il gioco abbastanza aperto all’interpretazione del giocatore e bisogna fare affidamento sulla lettura di documenti e sul prestare attenzione a piccoli dettagli per progredire.
Il sound design di White Day: A Labyrinth Named School è un capolavoro e una componente chiave per mantenere la tensione sempre crescente durante l’esplorazione. Se i sinistri suoni ambientali non bastassero per rendere l’atmosfera abbastanza inquietante, lo stato d’angoscia è ulteriormente accresciuto dalla pioggia costante che picchietta contro le finestre, i venti sibilanti che soffiano attraverso i corridoi e i fulmini che striano il cielo.
In termini di prestazioni, questo remake non si porta dietro alcun problema tecnico o bug. Gli sforzi di upscaling della riedizione del 2017 sono ammirevoli e il miglioramento rispetto alla versione originale del 2001 è lampante. Nonostante ciò, White Day sembra ancora un titolo che potrebbe funzionare senza troppa fatica su una PlayStation 2 e alcuni degli jumpscare sembrano delle immagini PNG in movimento. Tuttavia, visto il design stilizzato dei personaggi, l’aspettò retrò funzionano bene con l’atmosfera vecchia scuola del gioco. I controlli sono semplici e facili da ricordare su Switch, tuttavia le modalità di ricerca e visualizzazione degli oggetti sono piuttosto goffe su Switch. Le fasi in cui si ispeziona un cassetto alla ricerca di oggetti sembrano pensate per PC, più che per una console come Switch. Al di là di questo, la mappatura dei controlli Switch è intuitiva e funziona bene.
Ci sono molti costumi alternativi disponibili nella scheda di personalizzazione del menu principale che consentono di cambiare l’aspetto degli studenti e dei bidelli. Le opzioni includono i modelli originali del gioco del 2001 e graziosi omaggi ad altri iconici franchise. Ci sono alcune opzioni piuttosto stravaganti, come vestire i bidelli come renne giganti o ballerini di hula, cosa che sicuramente eliminerà in parte il senso di minaccia dai loro inseguimenti. La maggior parte dei costumi è sbloccata per impostazione predefinita, anche se alcuni sono ottenibili completando determinati obiettivi, come raccogliere tutte le storie di fantasmi nel gioco.
Nel complesso, White Day: A Labyrinth Named School è un gioco survival horror divertente che riporta il giocatore a un’epoca più semplice, quando il genere vedeva nascere titoli di culto come Amnesia, Detention e Obscure. Nonostante ciò, White Day non è del tutto all’altezza delle leggende che lo precedono, ma bisogna sempre considerare che l’opera è pensata per un’epoca storica dove certi elementi erano novità, mentre oggi sono la prassi. Alla fine parliamo di una piccola grande esperienza con una grande rigiocabilità, e ogni possessore di un Nintendo Switch (non debole di cuore) dovrebbe averla nella propria Switch.