La prima volta che sentimmo parlare di Weird West in modo ufficiale, fu grazie alla presentazione del progetto durante i The Game Awards 2019, con un trailer che mostrava il titolo di Raphael Colantonio e della sua squadra indipendente costituita da ex-fondatori di Arkane Studios, i genitori dell’interessantissima saga di Dishonored. Le aspettative per il nuovo pargolo erano quindi enormi, non solo per la leadership molto talentuosa, ma anche per le tante promesse fatte prima del lancio, che lo descrivevano come un immersive sim enorme e sfaccettato. Seguiteci quindi in questa recensione allo scoperta di un titolo dal grandissimo fascino esoterico, ma purtroppo minato anche da alcuni innegabili problemi.
L’oscuro e strano West
Quando parliamo del vecchio West è facile immaginare il contesto cinematografico che i celebri film di Sergio Leone e di Clint Eastwood ci hanno regalato nel passato, con fuorilegge, sceriffi, rapine sui treni e sparatorie con i nativi del luogo. Oggi però il trend è progressivamente cambiato e, anche nei videogiochi, l’epoca che ha sempre rappresentato per molti un contesto ideale per storie di avventura e di viaggi nell’ignoto, si è trasformata in uno dei modi migliori per creare storie dell’orrore. Weird West non è infatti il primo titolo che ricalca una visione decisamente più dark e deliziosamente “deviata” del Far West che i più conoscono. Non possiamo non citare ad esempio titoli come Hunt Showdown, dal quale sembra che Weird West abbia forse anche trovato ispirazione per alcune delle sue mostruosità, o ancora West of Dead (qui la nostra recensione)dai toni decisamente cupi. La storia del nuovo gioco dei padri di Arkane Studios riprende questo immaginario, ed è quindi intrisa di un mix dirompente di misticismo e violenza, di quel tipo che i fan di Dishonored hanno imparato bene a conoscere e apprezzare, fatto da mostruosità indicibili, entità misteriose, e rituali profani.
Il risultato ottenuto è quello di un’avventura corale discretamente ramificata con 5 personaggi dei quali prenderemo il controllo e che ci permetteranno di vedere attraverso i loro occhi una versione disturbata del Far West, violenta e crudele, a volte ingiusta e meschina, pronta a prendersela con i più deboli e gli indifesi, e dove la magia e l’esoterismo sono parte dominante della cultura del luogo. Una terra dove le streghe cantano attorno a un fuoco, e dove licantropi e bestie possedute gozzovigliano sulle carcasse delle famiglie dei villaggi. Un mondo che noi saremo liberi di attraversare in lungo e in largo e che, con alcuni limiti, potremo plasmare a nostro piacimento… anche a suon di piombo e con la coscienza sporca di sangue, e pesante come un macigno.
Libertà fino a un certo punto
Weird West in questa sede di recensione si è quindi rivelato come un titolo dal grande potenziale per quanto concerne l’ambientazione e la narrazione. Tuttavia, non siamo esattamente dello stesso avviso per il gameplay, ma cominciamo dal principio. Per chi non avesse mai sentito parlare di Weird West prima di questo pezzo, parliamo di un ibrido fra twins stick shooter, un gioco di ruolo e uno stealth game, il tutto con visuale isometrica dall’alto. Sono inoltre anche presenti componenti da gestionale e da crafting abbastanza elementari. L’approccio al gameplay ricalca, o meglio prova a ricalcare per certi versi quello di Dishonored, con mappe dalle dimensioni variabili, ed esplorabili con approcci molteplici scelti dal giocatore. Questo significa che sulla carta sarà possibile procedere con fare aggressivo e annientare qualsiasi essere vivente ci si pari dinanzi, oppure al contrario fare i santi curando i moribondi e aiutando chi si trova in difficoltà, o ancora provare ad essere un fantasma invisibile e letale.
Come accennato, sulla carta sono tutti procedimenti possibili, con persino anche la libertà di annientare sotto una pioggia di piombo anche i personaggi importanti per la prosecuzione della vicenda principale. In pratica però quest’ultimo modo di relazionarsi con il mondo di gioco è fortemente disincentivato dagli sviluppatori, a causa di numerose meccaniche di vendette e di Karma che tengono molto a freno il player dall’agire in modo sconsiderato, pena un titolo che diventa progressivamente ingiocabile per la mole di ostili che saremo costretti ad affrontare. Il risultato non è nel complesso troppo negativo, ma sembra che alcune vie siano estremamente abbozzate e che la libertà di scelta negli approcci da eseguire sia legata indissolubilmente a dei binari preimpostati.
Inoltre, proprio sul sistema di reputazione o di (Karma) abbiamo alcuni appunti da recriminare al titolo, visto che è stato applicata una struttura similare a quella vista in leggendari giochi come Fallout 3, con azioni negative che vengono punite con la perdita di punti rep indipendentemente se vengono o meno scoperte dalle guardie che pattugliano il luogo. Tali infrazioni (anche quelle minori come i furti) sono cumulabili in un determinato scenario e sono notificate all’utente solo nel momento dell’uscita. Questo significa che è possibile perdere anche molti gradi di reputazione senza saperlo preventivamente o contestualmente all’azione stessa, rovinando parte del role play se non si presta la sufficiente attenzione nelle proprie mosse. Tutto ciò si sposa purtroppo, in senso negativo, con la bizzarra fisica di gioco, con un sistema di collisioni che per provare a conferire sensazioni “realistiche” riesce invece a creare situazioni alquanto tediose.
Un passo falso per Weird West
Riprendendo il discorso relativo al motore fisico proviamo a spiegarci meglio, non parliamo soltanto di esplosivi che casualmente si attivano con reazioni a catena tanto letali quanto inspiegabili, ma anche e soprattutto a piccole interazioni che possono avere conseguenze considerevoli nella prosecuzione dell’intera storia della campagna. Ad esempio, saltare da una balconata per far prima a scendere da un piano e casualmente finire sulla testa di un NPC sarà considerata come un’azione ostile contro la comunità, con la conseguenza di ritrovarsi addosso tutta la cittadinanza desiderosa di sangue e vendetta. Oppure calciare inavvertitamente (a causa della prospettiva) un vaso da notte mentre si esplora un’area proibita, manderà in allerta tutti i nemici vicini e ci porterà nuovamente a combattere l’intera comunità e a fare una strage per risolvere la questione. Ovviamente e fortunatamente questi problemi possono essere risolti in toto grazie ad un pratico sistema di salvataggi automatici, ma è meglio non farci troppo affidamento, e passare molto spesso a quelli manuali prima e durante ogni missione importante. Questo perché non sarà raro finire in delle situazioni spinose, con coni di bottiglia capaci di bloccare interamente il percorso che avevamo scelto per la relativa quest.
Di conseguenza, il gameplay risulta a tratti snervante, soprattutto nelle meccaniche stealth dove con ogni salvataggio ricaricato i nemici cambiano in modo randomico i propri pattern di pattuglia, confondendo ancora di più i giocatori che preferirebbero non macchiarsi gli stivali di sangue con un’insensata carneficina. Insomma, se da un lato Weird West invita caldamente i giocatori a usare la testa invece che mettersi a sparare come degli ossessi, dall’altro lato alcune meccaniche tediose creano delle situazioni nelle quali i player potrebbero essere talmente esasperati da procedere per la strada più rapida ma anche molto dolorosa.
Non buonissime anche le meccaniche da gioco di ruolo, che grazie a dei potenziamenti ottenibili e a due tipi di “valute” permette di potenziare sia le statistiche passive che attivare abilità con le quali scatenare potenti capacità sovraumane. Queste non sono sbagliate per principio, ma vedono un evidente sbilanciamento a favore delle abilità con rallentamento temporale, crediamo però che tale problema possa essere risolto con future patch.
Chiudiamo parlando del lato tecnico che si è dimostrato come piuttosto discreto per quanto si parli di un titolo con un budget limitato. Su PlayStation 4 liscia il frame rate tende ad essere piuttosto ballerino nelle situazioni più concitate, ma l’esperienza non risulta comunque danneggiata in modo eccessivo. Molto buone invece le performance con Xbox Series X, con tempi di caricamento fulminanti e un frame rate granitico. Ultima nota è quella della mancanza della localizzazione in lingua italiana, sia per il parlato che per i sottotitoli, notizia che potrebbe non far felicissimi molti giocatori nostrani.