Dead Take Recensione, un provino per cui vale la pena morire

Un thriller psicologico che fonde terrore e teatralità, con una verve incredibile e interpreti d'eccezione: ecco la nostra recensione di Dead Take.

Simone Lelli
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Simone Lelli
Editor in Chief
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri...
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Recensioni
Lettura da 7 minuti
9.5 Eccellente
Dead Take

I videogiochi non sono solo pixel e meccaniche: sono sempre più luoghi dove storie e personaggi prendono vita grazie a interpreti di altissimo livello, capaci di emozionare quanto – e a volte più – degli attori sul grande schermo. Dead Take, ultima fatica di Surgent Studios, è la perfetta dimostrazione di questa verità. Non è solo un gioco: è un’opera che vive e respira attraverso le interpretazioni intense e credibili di un cast straordinario, guidato da due nomi d’eccezione come Neil Newbon e Ben Starr.

Già dalle prime battute, è evidente che ci troviamo davanti a un’esperienza che sfrutta al meglio la commistione tra linguaggio cinematografico e interattività. Con l’uso sapiente di sequenze FMV e una regia attenta, Dead Take fonde la tensione del thriller psicologico con la raffinatezza della recitazione teatrale, costruendo un’atmosfera intrisa di inquietudine, mistero e dramma personale.

Un palco (inquietante) per interpreti eccezionali

Il cuore pulsante del gioco è senza dubbio la sua recitazione. Surgent Studios ha messo insieme un cast che potrebbe tranquillamente reggere il confronto con Hollywood: Ben Starr, già apprezzato in Final Fantasy XVI e Clair Obscur: Expedition 33, interpreta Vinny, star di prima grandezza del cinema immaginario di Dead Take, il cui fascino è adombrato da un passato oscuro. Al suo fianco, Neil Newbon – per molti ancora l’indimenticabile Astarion di Baldur’s Gate 3 – qui abbandona completamente il registro del vampiro ironico per vestire i panni di Chase Lowry, un attore alle prese con una carriera in salita e un’ossessione: ottenere un ruolo nel nuovo film del visionario, e pericolosamente controverso, regista Duke Cain.

Accanto a loro troviamo altri volti noti del panorama videoludico e dell’intrattenimento come Alanah Pearce, Matt Mercer e Jane Perry, che contribuiscono a dare spessore e credibilità a ogni scena. Ma sono Newbon e Starr a dominare la scena, regalando interpretazioni che – grazie all’uso incisivo delle FMV – risultano tanto immersive da far dimenticare di essere in un gioco.

La storia si apre con il protagonista, Chase, che si reca nella lussuosa ma inquietante villa di Duke Cain, regista geniale ma dallo spirito manipolatore e dai metodi disumani, in cerca della parte da protagonista nel suo nuovo film The Last Voyage. Fin dalle prime battute si percepisce un’atmosfera carica di presagi: stanze silenziose, corridoi che trattengono un gelido respiro e il senso costante che qualcosa di sinistro sia accaduto.

Man mano che l’esplorazione procede, si comprende che la villa non è solo un set cinematografico, ma un labirinto di segreti e inganni. L’indagine si intreccia con il tema centrale del gioco: le ambizioni umane e la fame di riconoscimento, e i compromessi – morali e fisici – che talvolta si è disposti a fare per raggiungerli.

Puzzle che spingono alla riflessione

Il design delle sfide è uno dei punti forti di Dead Take. I puzzle non sono meri riempitivi, ma parti integranti della narrazione, capaci di rendere il giocatore complice della storia. Ci si può ritrovare a manipolare sostanze chimiche per sviluppare pellicole, regolare la temperatura di una sauna per risolvere un enigma, modificare l’illuminazione di un quadro per rappresentare l’ora del giorno corretta, o recuperare codici numerici celati nei dettagli dell’ambiente.

Un meccanismo particolarmente originale è quello del film splicing: nel corso dell’avventura si trovano chiavette USB contenenti registrazioni video che possono essere montate insieme in sala di proiezione, rivelando retroscena fondamentali. Vedere come i monologhi e i dialoghi cambiano significato quando montati in sequenza diversa è una delle esperienze più soddisfacenti del gioco.

Un horror d’atmosfera e di colpi improvvisi

Dead Take è un horror psicologico che non teme di alternare momenti di tensione crescente a spaventi improvvisi. Più di una volta i jump scare riescono a colpire con efficacia, ma è nella costruzione lenta e costante dell’inquietudine che il gioco rivela la sua maestria. Il merito va anche a un sound design di altissimo livello: il pianto di un bambino che acquista nuovi significati con il progredire della storia, urla e colpi secchi alle porte, un pianoforte che suona note rarefatte e sinistre.

Dal punto di vista estetico, l’impatto visivo ricorda per qualità e cura alcuni tra i migliori esponenti del genere come Layers of Fear, con scenografie curate e una palette cromatica capace di comunicare ansia e oppressione. Ma è l’audio a fare davvero la differenza, immergendo il giocatore in uno spazio che sembra vivo e pronto a reagire a ogni sua mossa.

La forza di un approccio cinematografico al videogioco

Uno degli aspetti che fa emergere Dead Take rispetto ad altri titoli narrativi è il suo coraggio nell’abbracciare completamente la natura ibrida tra cinema e videogioco. L’uso delle FMV non è un semplice vezzo stilistico, ma parte della grammatica del gioco. Guardare Neil Newbon e Ben Starr recitare in sequenze dirette come brevi scene di un film, e poi tornare al gameplay interattivo, crea una continuità insolita ma potentissima, che sfrutta il meglio di entrambi i linguaggi.

Sotto la superficie horror, Dead Take racconta un’altra storia: quella di un’industria disposta a divorare i propri talenti in nome dell’arte e del profitto. Duke Cain incarna il mito tossico del genio creativo disposto a tutto pur di realizzare la sua visione, e Chase è il volto di chi, pur di emergere, rischia di perdere se stesso. Questo sottotesto, reso ancora più potente dalle interpretazioni, aggiunge spessore emotivo all’esperienza, sollevando domande sulla natura del successo e del prezzo che si è disposti a pagare.

Dead Take
Eccellente 9.5
Voto 9.5
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.