Nonostante la community di videogiocatori sia sempre in disaccordo su ogni tipologia di concetto, possiamo dire invece senza problemi che questo 2020 è stato davvero un anno terribile: l’emergenza sanitaria, i vari decessi di personaggi famosi, per non parlare di tutto quello che ci ha portato a fare il Covid-19 (limitazioni, blocchi di ogni genere, il dover stare a casa). Insomma, tutto questo per dire che le (meno di) 48 ore che ci separano dal 2021 hanno decisamente un gusto diverso dagli anni precedenti. Però qui su GameLegends.it – nonostante non siamo automi e anche noi abbiamo sperimentato le conseguenze di questa emergenza – parliamo di videogiochi, e se in fondo ci facciamo pervadere da un po’ di sano spirito natalizio e proviamo a vederla dalla giusta prospettiva, per il videogioco non è stato un anno terribile.
Come abbiamo letto ieri, i videogiochi hanno guadagnato quest’anno più di cinema e sport: certo, lo zampino del virus ha mosso un po’ gli equilibri – se ci pensiamo lo sport e il cinema hanno subito battute d’arresto più gravi di una forma di intrattenimento che, invece, beneficia dello stare a casa – ma se dovessimo per un secondo estraniarci da tutto, potremmo affermare che per i videogiochi questo è stato un anno fantastico. Ovviamente non è mia intenzione sminuire quello che è successo e sta succedendo, ma se per 10 minuti riusciste a seguire il filo del mio discorso, potreste vedere che il 2020, per il videogioco, è stato l’inizio di molte cose.
Ovviamente ci sarebbe davvero tanto di cui parlare, quindi perdonatemi se mi è sfuggito qualche particolare che a voi è piaciuto di questo anno videoludico, non lo faccio con cattiveria.
Comebacks: non più un miraggio
Se dieci anni fa mi avessero detto che avrei potuto rivedere i miei eroi d’infanzia sotto nuova luce, non gli avrei creduto. Parliamoci chiaramente: basta scendere da questa decade per avere una prospettiva totalmente diversa. Non so se vi ricordate come era prima: un gioco usciva, diventava un caposaldo nel cuore di qualche ragazzo, e poi spariva per anni, magari cambiava completamente. L’idea di sequel, di ritorno alle origini, di comeback degli eroi di una volta erano sogni che i giovani mantenevano nei loro cuori come utopie di un mondo nel quale il problema era non vedere quel personaggio tornare. Questi ultimi anni (2020 compreso) sono stati decisamente diversi: abbiamo assistito più volte a grandissimi e graditi ritorni, e questo non fa altro che scaldare il cuore. Certo, non vanno abbandonate le nuove IP in favore di prodotti più sicuri, e anche di questo potremmo discutere a lungo.
Il non aver visto un nuovo Crash, un nuovo God of War, un nuovo Half-Life per anni è secondo me a causa del terrore delle software house di adirare i videogiocatori, di creare un prodotto di scarsa qualità o di rimanere una macchia del passato. Se c’è una cosa che questo 2020 ha portato (come risultato di anni di lavoro) è lo sdoganamento di questo concetto. Seriamente, anche se attendiamo con ansia alcuni ritorni che ancora mancano all’appello, davvero sareste stupiti se ad esempio domani annunciassero un nuovo Soul Reaver? Alla fine questa apertura è nata anche grazie a dei remake creati a regola d’arte – ringraziamo quelle aziende che hanno reso il loro core business questi processi di restauro – e quindi grazie 2020, perché in fondo ora speriamo che i nostri eroi di un tempo potranno ritornare sotto nuovo lustro nei prossimi anni. E ora? Ora aspettiamo con ansia l’arrivo della Mass Effect Legendary Edition per farci una run completa, nell’attesa del nuovo capitolo della serie.
Cyberpsicosi da cyberproblemi
Mi ritengo una persona pragmatica – nel bene e nel male – e questo mi porta sempre a mangiarmi il fegato e farmi il sangue amaro quando leggo delle cose nell’internet. Ok, oggettivamente Cyberpunk 2077 non è stato questo capolavoro annunciato, soprattutto a causa di problemi tecnici che vanno da bug divertenti e fastidiosi su PC fino a problematiche da Defcon 1 su PlayStation 4 e Xbox One S. Allo stesso tempo, non possiamo urlare nemmeno alla libertà assoluta dentro al gioco: ma davvero ce l’aspettavamo come nella nostra testa? Insomma, un videogioco di per sé è un insieme di regole di design inserite in uno scheletro tecnico. Come fai ad avere la libertà che hai su un GDR cartaceo, dove quei due limiti sono dati dalla testa del Game Master e dei giocatori? Nonostante tutto, da giocatore di GDR quella libertà io l’ho sentita sia in quelle missioni che in fondo un po’ lineari sono, sia in quelle volte che passando vicino ad un bar, magari assistendo ad una rapina, ero costretto ad andarmene perché in inferiorità numerica. Avrei potuto fare l’eroe, magari rischiare tutto, oppure andarmene con un po’ di rimorso. Quel rimorso è qualcosa che davvero influisce nel gioco? Ovvio che no, se lo giocate come l’ennesimo titolo da finire completando tutto. Oppure si, se capite che quel gioco è un’esperienza da vivere, un’avventura che va vissuta seguendo il proprio istinto. Mi sono goduto già una run completa del gioco, e non vedo l’ora di tornarci su per fare altro.
Se quindi andiamo ad escludere tutti quei commenti che definiscono Cyberpunk 2077 una schifezza e un capolavoro assoluto, rimane la verità: Cyberpunk 2077 ha aperto le porte ai nuovi GDR. Dai tempi di Deus Ex non vivevamo un’esperienza simile, e sinceramente dai tempi di The Witcher 3 e Skyrim non avevamo un mondo pulsante da visitare in questo modo. La vera peculiarità rimane però la cura nei dettagli, decisamente non al livello di The Last of Us Parte 2 ma comunque di qualità. Ricordiamoci però che questo gioco è un open world ricco di feature e dettagli, e non un single player lineare e con un mondo chiuso. Ci sta però a vedere il bicchiere mezzo vuoto, e per questo vi invito: tornateci a giocare quando sarà stato patchato a dovere, perché non giocandolo potreste avere in futuro un rimpianto. Sono convinto che, nel bene o nel male, questo gioco abbia cambiato l’idea del videogioco e di come debba essere venduto al videogiocatore.
Videogames: Next Generation
Il 2020 è stato anche l’anno della nuova generazione di console. Una generazione nata per essere adattabile alle richieste, per essere performante e a basso costo, per avere tutto ciò che i giocatori vogliono, tranne sé stessa. Mentre parliamo, le PlayStation 5 sembrano esaurite fino a marzo, le Xbox sembra fino ad aprile. Come se non bastasse questo, il bagarinaggio la fa da padrone in questo mercato, e entrare nella Next-Gen è praticamente impossibile. Ovviamente il Covid-19 ha influito in questa catena, ma risulta un po’ triste parlare di qualcosa che alcune persone non possono avere e non per scelta.
Perché questa Next-Gen è davvero fantastica: in barba a ogni tipo di Console War, dobbiamo metterci in testa l’idea che questa volta siamo davanti a rivoluzioni silenti. Niente salti chilometrici nella grafica, niente scenari da strabuzzare gli occhi (anche se vi sfido a vedere come girano i giochi migliorati su PlayStation 5 e Xbox Series X). Qui troviamo feature del pad capaci di farci stare a bocca aperta come bambini, servizi economici che riescono a mettere a nostra disposizione centinaia di titoli, la possibilità di giocare senza nessun tipo di muro. Se davvero pensate che bastino dei post su qualunque gruppo Facebook per provare a scatenare una futile guerra, allora avete sbagliato. Siamo di fronte ad un salto in avanti nel concetto del videogioco in sé, e comunque siamo davanti ad una nuova generazione di console, una cosa che non succede tutti i giorni. Godiamocela, perché le sfide da superare dovrebbero essere solo quelle dentro ai videogiochi, non quelle fatte a colpi di tastiera su delle cretinate.
The Last Among Us
Il 2020 ci ha messo davanti anche i poli estremi di un’idea di videogioco. Da un lato The Last of Us Parte 2 (e tanti altri), dall’altro Among Us e i suoi compagni multiplayer. Rendiamoci conto che abbiamo vissuto sulla nostra pelle un seguito molto atteso, scritto magistralmente, con un gameplay che ci ha fatto rimanere a bocca aperta e con una cura dei dettagli paurosa. Ho smesso di giocare per 3 giorni dopo il finale, ho vissuto ogni singolo colpo e ogni singola parte della storia sulla mia pelle, empatizando con tutti i personaggi. Queste emozioni sono uniche, sono qualcosa di eccezionale, e sono grato di aver potuto vivere un’esperienza simile in questo anno nefasto. Allo stesso tempo, se saltiamo sulla sponda opposta, troviamo una valanga di giochi multiplayer geniali: questo è dovuto all’abbattimento delle barriere di sviluppo, all’apertura verso nuove idee e anche al coraggio di chi ci si è messo a creare queste perle. Ho urlato di paura con Phasmophobia, ho imprecato per l’ennesima uccisione subita in Gears 5 e ho speso centinaia di parole per cercare di incastrare un altro giocatore su Among Us. Come dimenticare poi l’arrivo di Animal Crossing: New Horizons su Nintendo Switch, che come nessun altro gioco ha saputo tenermi compagnia durante la prima terribile ondata della pandemia, creando un mondo di condivisione e permettendomi di “uscire di casa” comodamente dal mio divano? E tutto questo l’ho fatto con il sorriso, divertendomi come non facevo da tempo. Potrei continuare a parlare di emozioni e di divertimento per ore, ma sinceramente lascio a voi la palla qui: quali sono stati i vostri giochi del 2020?
E ora?
E ora ragazzi spegnete il vostro cervello, staccate la spina, riposate le meningi. Giocate, divertitevi, festeggiate nel limite delle regole che abbiamo in questi giorni, e rompete queste barriere magari passando una serata online a spararvi addosso virtualmente, oppure fatevi due risate su Quiplash 2. Sperimentate tutte quelle modalità online che non avete mai provato perché preferivate vedervi dal vivo, chiudete questo 2020 in bellezza. Perché in fondo questa pandemia è stata un disastro, ma ci ha colpiti in un momento dove la tecnologia è stata davvero utile e inclusiva. E allora ragazzi, da parte mia e di tutta la redazione di GameLegends.it, vi auguriamo un buon anno nuovo e vi diamo appuntamento al prossimo anno.