Se siete fan dell’Uomo Ragno, o meglio ancora di una delle nemesi storiche, Venom, allora queste notti non starete di certo dormendo sonni tranquilli. D’altronde tra la critica straniera che definisce la nuova pellicola Sony come “il Fantastici Quattro del 2018” e le brutte esperienze avute quando Marvel non mette mano a un suo personaggio, i presupposti per un fallimento ci sono tutti. Naturalmente le apparenze ingannano – come sempre – e per spiegare al meglio il perché, tutto sommato, Venom non sia così male, dobbiamo partire da tre grandi no.
Non è un cinecomic
Venom purtroppo, secondo il nostro giudizio, non rientra assolutamente nel filone dei cinecomic: sebbene racconta la storia e le origini di un (anti)eroe, non segue i filoni narrativi classici di questo genere, ma anzi li dimentica totalmente in favore di una trama molto più sci-fi e d’azione. Eddie Brock (Tom Hardy) è un giornalista di successo, ha una ragazza splendida di nome Annie (Michelle Williams), ma un brutto vizio: non riesce a nascondere la verità. Per questo quando viene a sapere di loschi esperimenti nella New Life Foundation condotti dal fondatore Carlton Drake (Riz Ahmed) non può fare a meno di indagare. Questo lo porterà a perdere tutto e cadere in un baratro infinito. Per una serie di eventi, Eddie entrerà in contatto con uno di questi simbionti scoperti dalla compagnia, e da li la storia si dipanerà in un crescendo d’emozioni. Purtroppo queste emozioni non seguono un andamento costante, scendendo alcune volte a causa di scene gestite male, tra cui quelle d’azione. Se Tom Hardy riesce perfettamente a catturare la telecamera, il suo alter ego risulta offuscato nelle fasi veloci del film, talvolta rendendo lo spettatore un po’ confuso.
Non è fedele all’originale
Come abbiamo già detto in alcuni articoli, questo Venom prende molto spunto da Protettore Letale di David Michelinie: purtroppo (o per fortuna), queste due opere condividono solo la città (San Francisco) e qualche punto fisso. Per il resto, la storia racconta di un Eddie Brock leggermente diverso, di un Venom abbastanza diverso e genera una mitologia simbiontica molto diversa dall’originale (complice l’assenza di Spider-Man). Saranno proprio queste diversità a portare vantaggio alla pellicola, mostrando delle dinamiche raramente viste nel fumetto, e che sicuramente rendono molto meglio su pellicola. Nel precedente paragrafo abbiamo detto che Venom non è un cinecomic, eppure il dosaggio di battute sembra studiato un po’ come i film Marvel (o i recenti film d’azione come The Predator), strappando più di qualche volta un sorriso sulla bocca.
Non è violento come sembra
Potrebbe dispiacervi un po’, ma Venom non sarà violento come sembra nel trailer: al contrario, una parte fondamentale sarà proprio data dalla psicologia dei simbionti e dal loro carattere. Abbiamo visto nei fumetti più volte come Venom in realtà, essendo un essere senziente, abbia un suo intelletto e per questo faccia le sue scelte. Proprio questo fattore viene riportato fedelmente nel film (ma eviteremo di dirvi come). Le scene violente sono presenti, ma i tagli fatti le rendono abbastanza innocue, portando il film a essere adatto anche ai ragazzi. E forse risiede proprio qui l’origine del secondo grave problema che affligge il film: la coerenza. Alcune scene sembrano tagliate con l’accetta, altre partono da degli incipit poco realistici (non in termini di fisica, quanto di causa-conseguenza dei rapporti umani), e se sommiamo questo alle battaglie e agli inseguimenti, fatti in modo tale da non soffermarsi troppo sui vari soggetti protagonisti (probabilmente per nascondere imperfezioni), viene da sé capire come per vedere Venom dovrete andarci a cuor leggero, senza pretese di una trama galattica e soprattutto abbozzando se qualche scena vi farà storcere il naso. Come i simbionti di questo film, dovrete scegliere se accettare queste premesse e godervi la pellicola, oppure rigettarle e uscire dalla sala con una smorfia.
L’insieme funziona, ma…
Il vero punto di forza di Venom è proprio l’accoppiata Eddie e simbionte: i loro dialoghi, il modo in cui interagiscono tra di loro, il carattere di Eddie che si scontra con quello dell’alieno, le scelte che faranno sono realisticamente ben fatte e mai scontate. Insomma, per fare una frittata bisogna rompere delle uova, o meglio, mangiare delle teste. In un turbinio scontato di emozioni che portano l’intreccio a concludersi in un finale abbastanza scontato, Venom è la prova di Sony nel mostrare che non serve un universo espanso per rendere divertente e appassionante una pellicola: serve strutturare bene trama e dinamiche, e sebbene Sony non sia ancora arrivata a perfezionare il tutto, Venom è un grande passo avanti da cose che avevamo già visto tempo fa e che purtroppo rimangono indelebili nella mente (Spider-Man 3).