Quando una software house come Dontnod manca qualche freccia, limitandosi unicamente ad avvicinarsi al bersaglio con i suoi titoli, si può solo sperare che il successivo progetto possa ritornare ai fasti di un tempo. Parliamo ovviamente del primo capitolo di Life is Strange, il quale rese noto lo sviluppatore creando moltissime aspettative per i successivi progetti, che – anche se spesso di indubbia qualità – hanno sempre lasciato per un motivo o per un altro l’amaro in bocca. Questa volta lo studio ci riprova con Twin Mirror, ambizioso gioco che non ha potuto che incuriosire i giocatori di tutto il mondo dopo i trailer mostrati, andando di fatto a creare un palpabile interesse grazie agli affascinanti incipit mostrati in fase di reveal.
Abbiamo avuto modo di mettere mano sul gioco nella sua versione old-gen, purtroppo attualmente l’unica disponibile assieme a quella PC, per vivere a pieno le 4-5 ore di campagna circa, fra scelte da compiere e misteri da risolvere. Scopriamo quindi se il team è riuscito a redimersi e a offrire un prodotto indimenticabile, o se ci troviamo ancora innanzi a un gioco che non riesce a lasciare correttamente il segno nei cuori dei giocatori.
La misteriosa Basswood di Twin Mirror
Sin dal primo impatto con Twin Mirror, è chiaro come Dontnod voglia vantare nuovamente la sua maturità, che le permette di trattare temi particolarmente spinosi nelle sue opere. Dal comparto grafico a quello tecnico, il salto di qualità si vede, anche se la produzione non pareggia ancora il colpo d’occhio delle migliori produzioni, pur considerando la sola scorsa generazione. La storia tratta un personaggio piuttosto criptico, Sam Higgs, che si trova quasi costretto a tornare nella sua città natale in seguito alla scomparsa prematura del suo amico Nick. Scopriremo presto che il protagonista si è allontanato da Basswood sparendo nel nulla, in seguito ad avvenimenti poco felici che lo hanno portato a isolarsi, i quali continuano a inseguirlo anche ad anni di distanza.
Avendo a che fare con un gioco basato esclusivamente sulla trama, non vogliamo spingerci ovviamente oltre e rischiare di rovinarvi l’esperienza. Possiamo però accennarvi che si tratta di un’esperienza piuttosto introspettiva per quanto riguarda il protagonista, che vi porterà nelle ore di gioco a scoprire il lato interiore di un uomo senza dubbio particolare, grazie soprattutto alla presenza di due meccaniche di gioco interessanti, che questa volta non spingono la produzione nel settore del paranormale (arrivando però quasi a sfiorarlo). Parliamo del Palazzo della Memoria, luogo dove Sam può rifugiarsi per effettuare dei viaggi interiori, recuperare dei ricordi o analizzare con cautela quanto successo, per poi tornare nel mondo reale con le sue conclusioni. Decisamente più interessante è però il suo amico immaginario, che si manifesta come vero e proprio disturbo della personalità e si integra perfettamente al concetto di avventura narrativa, contribuendo con delle soluzioni di gameplay legate semplicemente ai dialoghi e ai suoi suggerimenti, i quali vanno a rendere l’esperienza atipica rispetto alle produzioni più classiche.
Un altro colpo mancato?
C’è da dire purtroppo che sul lato del gameplay, nonché dell’originalità, Twin Mirror si mostra piuttosto impreparato. Il comparto ludico è condito da sezioni esplorative e investigative piuttosto confusionarie, le quali rischiano di vedervi girare nelle aree per minuti interi senza capire bene dove trovare il successivo indizio. Dal lato narrativo, invece, pur trovando la storia interessante e il protagonista ben approfondito, non possiamo che considerare ancora una volta la produzione “un gioco che si lascia giocare“, il quale non riesce fondamentalmente a penetrare l’animo dell’utente con le sue proposte narrative.
Pur riuscendo a intrattenere per tutta la sua durata, davvero esigua ma giustificata dal prezzo budget, l’esperienza manca spesso di carisma; giocandolo è infatti facile notare come i conti non tornino e manchi qualcosa che dia pepe al tutto. Si sente la necessità anche di una svecchiata fra animazioni e sezioni ludiche, che rendono molto spesso le fasi investigative immotivatamente legnose e scoccianti, ma non scordiamo l’assenza di personaggi secondari con uno spessore, i quali in Twin Mirror sono semplici stereotipi viventi e non contengono segreti e chicche interessanti, al contrario del protagonista.
Troviamo per fortuna le scelte da compiere ben riuscite, poste al momento giusto e in grado di mettere in crisi il giocatore, nonché atte a cambiare in maniera radicale lo svolgersi degli eventi, come anche alcuni dettagli sparsi qua e là. Come accennato, il lato grafico non è sensazionale, ma sancisce un passo avanti rispetto alle precedenti avventure grafiche della software house francese, possiamo inoltre confermare di non avere incontrato alcun tipo di bug o problema di sorta.