Dopo l’episodio 11, che in un certo senso possiamo considerare di transazione, pronti per una nuova recensione di The Walking Dead 11, quella dell’episodio 12, che ci porta al giro di boa sia di questo secondo terzo di stagione, da otto episodi, sia di ultima stagione in generale. Al dodicesimo dei 24 episodi previsti, infatti, siamo riportati sui binari della trama, che sembra condurre al flashforward visto al termine dell’episodio 9 (il primo del secondo terzo), che vedeva Maggie, ancora capo di Hilltop, ribellarsi al Commonwealth con Daryl nuovo soldato della grande comunità che conta ben cinquantamila abitanti.
In questo episodio continuiamo ad esplorare le controversie del Commonwealth, già viste attraverso il personaggio di Stephanie, che nel tristissimo episodio precedente abbiamo scoperto essere non la ragazza che credeva Eugene, ma una specie di agente segreto sotto copertura di Lance Hornsby, che aveva il compito di attrarre nel Commonwealth ed acquisire quante più informazioni possibili sulle comunità del gruppo di Alexandria. Questo episodio ricomincia proprio dal dialogo tra Eugene e la vera Stephanie, che in realtà era Max, la ragazza che si è occupata dell’accoglienza dei nuovi arrivati al Commonwealth, che da buona appassionata di radio, aveva intrattenuto conversazioni di ore ed ore proprio con Eugene.
The Walking Dead 11: recensione di un episodio politico
Ci spostiamo presto in un nuovo capitolo di questa narrazione, perché l’approfondimento dei personaggi di Pamela Milton e Lance Hornsby, rispettivamente numero uno e numero due del Commonwealth, ci dà modo anche di conoscere quali siano i loro obiettivi. Mentre il gruppo di Alexandria diventa parte integrante di questa nuova cittadinanza e Carol trova il modo di far operare Ezekiel dal suo tumore grazie alla sanità locale, il Commonwealth è minacciato dall’interno da una Resistenza la cui esistenza è stata annunciata prima da un cameriere di un evento mondano organizzato da Pamela Milton, poi dal ritrovamento di un covo all’interno di un appartamento. Pamela e Lance organizzano un tour delle comunità di Daryl e compagni: Alexandria, Hilltop e Oceanside (ricordiamo che purtroppo Il Regno è caduto e abbandonato). Soldati ed operai del Commonwealth partecipano alla ricostruzione delle comunità ferite dalle guerre contro i Sussurratori e le carestie, ma chiedono alle stesse comunità di entrare a far parte di un’alleanza. Alexandria, grazie soprattutto a Daryl, accetta di buon grado, ma Maggie non è invece dello stesso avviso e preferisce sì, accettare gli aiuti alimentari, ma rimanere sulle sue. Oceanside rimane con Maggie.
Mentre la leader di Hilltop sembrava inizialmente propensa a far parte della grande alleanza, in un secondo momento, osservando il comportamento di Daryl nei confronti dell’esercito del Commonwealth, cambia idea. Vede una sorta di “assoggettamento” in cui la gerarchia verte a sfavore dei suoi amici. Probabilmente pensa di perdere la libertà di cui aveva goduto negli ultimi anni. Nessun problema per Pamela Milton, ma questa decisione dà modo di mostrare come la pensi in realtà Lance Hornsby, ovvero in maniera molto diversa. Il suo comportamento è quello di un conquistatore, che in qualche modo vuole governare quelli che potrebbero essere gli Stati satelliti del Commonwealth. Che sia anche un futuro villain nei confronti della stessa Pamela Milton? E magari anche nei confronti di Rick Grimes, di cui ancora attendiamo il ritorno?
Ne parleremo sicuramente a breve, avvicinandosi al finale del secondo terzo di stagione. Questo episodio, a differenza del precedente, rimette in moto la trama verso il finale della serie, in un momento in cui davvero ce n’era bisogno, specialmente dopo aver appreso che oltre allo spin-off previsto con protagonisti Carol e Daryl, ne seguirà anche uno dedicato a Maggie e Neagan.