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The Town of Light – Recensione

La LKA, produttrice e sviluppatrice italiana, con la loro avventura grafica ci porta in un mondo di follia e paura in modo diretto e crudo, mostrandoci ciò che realmente accadeva nei molti manicomi attivi nei primi anni del ‘900, portandoci oggigiorno a luoghi e fatti realmente accaduti.

the town of light

Più romanzo che videogioco

Scopriremo ben presto che questo non sarà un vero e proprio videogioco, ma più un romanzo, un’avventura grafica ed una esperienza virtuale che ci mostrerà con tutti i migliori dettagli, le vere condizioni dei pazienti di quel periodo. Il gioco ci permetterà di rivivere attraverso gli occhi e la voce di Renèe, una ragazza di appena sedici anni entrata nel manicomio di Volterra nel 1938, un mondo realmente esistito fatto di paura, abusi, torture e strumenti utilizzati per curare i pazienti affetti da problemi mentali. Quello che avremo davanti, però, sarà quello che è rimasto del manicomio, che ad oggi è in stato di abbandono. Aggirandosi tra le macerie dei vari locali della struttura, la protagonista ci racconterà la propria storia, in un titolo che fa della narrativa ed i dettagli nei particolari il suo punto forte. 

The Town of Light

La cura dei dettagli

Essendo un titolo che affronta una storia e delle vicende molto importanti e delicate, un metodo che ha permesso alla LKA di farci coinvolgere completamente da quelle vicende, è stata la grande cura dei dettagli e la riproduzione fedele dei luoghi in cui saremo immersi, aggiungendo un così maggior realismo e una maggiore immedesimazione nelle vicende di Renée, trasformando il manicomio nella nostra casa, così come lo fu anche per lei. I dettagli presenti non saranno esclusivamente la mera rappresentazione della struttura, ma la presenza di disegni sui muri raffiguranti immagini distorte, documenti clinici, bambole quasi umane, corridoi infiniti, punti senza uscita, tutti elementi che riusciranno a mostrarci nel dettaglio gli ambienti e i ricordi che vivremo in prima persona.

Un passo alla volta

In termini di meccaniche il titolo di LKA ci offrirà un livello di sfida praticamente inesistente. I pochi puzzle presenti non sono stati creati per bloccarci, non ci sono enigmi da risolvere, pericoli, nemici o altre particolarità, ma tutto ciò è stato fatto allo scopo ultimo di farci partecipi della ricerca di Renèe. Spesso sarà lei stessa che ci suggerirà cosa fare, come comportarci e dove dirigersi. In altre occasioni invece saremo noi stessi a suggerirle delle azioni, alle quali ci permetteranno di decidere come aiutare la protagonista, mettendoci nei panni di una sorta di coscienza del personaggio. Potremo spronarla, proteggerla o anche cercare di farle comprendere la vera, terrificante, realtà dei fatti. E noi saremo li, affianco a lei, aiutanti, complici o semplici accompagnatori, in una storia terrificante quanto veritiera.

Il cuore del gioco sarà l’esplorazione,  come già detto in precedenza, grazie all’ottima ricostruzione del manicomio che renderà piacevole (se così si può dire) anche solo osservare il degrado dei vari ambienti. Il titolo, doppiato completamente in italiano, ha una durata relativamente breve, forse questo è uno dei punti sfavorevoli al titolo, assieme anche al fatto che i personaggi presenti nei ricordi di Renée sono stati creati con approssimazione, concentrandosi maggiormente sulla rappresentazione fisica del manicomio. D’altro canto, il gioco si pone come obiettivo quello di narrare una storia reale, un ambiente reale e un atmosfera cruda e terrificante: queste caratteristiche non vengono inficiate da nessuno dei due piccoli problemi, se non da leggeri problemi di gameplay.

The Town of Light

The Town of Light

8.4

In conclusione The Town of Light è un titolo che merita un applauso, sia per il coraggio nello sviluppare un gioco narrativo, sia per la storia e le vicende narrate, difficili da dimenticare e che fanno riflettere su di un mondo realmente esistito ma che ben pochi ne conosco le sofferenze patite. L'esperienza di questo titolo dall'impatto forte, mostra come il videogioco non debba per forza sottostare al mero termine, ma possa trascenderlo, arrivando così a divenire una vera e propria esperienza.

Deniz "KHmaster" Septar
Nato con il GameBoy Color e la PlayStation 1, cresciuto con ogni console fino ad oggi. Un nostalgico dei più vecchi titoli e un grande appassionato delle innovazioni. Divide la sua vita da gamer tra: WoW, FPS, Adventure e gli Indie.

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