Il 28 Marzo arriverà nelle nostre sale The Prodigy, il nuovo film horror diretto da Nicholas McCarthy e scritto da Jeff Buhler, con protagonista Jackson Robert Scott nei panni di Miles Blum. Questa pellicola nasce nel pieno del periodo dell’horror demoniaco, principalmente improntato sulle possessioni -per intenderci- e anche quest’opera non è da meno. Tuttavia a differenza del solito demone, stavolta si è voluto andare a parare sul concetto di reincarnazione.
Una seconda vita
Il film si apre con la nascita di Miles Blume esattamente nel momento della morte di Edward Scarka (interpretato da Paul Fauteux), un pazzo assassino e torturatore di donne, il quale morendo lascia un conto in sospeso con una di esse.
La storia della pellicola è tutta incentrata sulla possessione di Miles da parte di Scarka il quale vuole usare il bambino, una volta raggiunta l’età di 8 anni, come tramite per finire il lavoro lasciato in sospeso. A opporsi a ciò c’è la madre del piccolo, Sarah Blume (ovvero Taylor Schilling), che tenterà in qualche modo di salvare suo figlio dalle grinfie di questa entità ultraterrena.
Il concetto di Reincarnazione
Nella pellicola, come poc’anzi detto, viene trattato si il tema spiritico delle possessioni, ma in un modo che si discosta dalla classicità, ovvero attraverso il concetto di Reincarnazione; questo permetterebbe (secondo il film) a qualcuno di vivere una nuova vita come seconda anima di un’altra persona fino a quando una delle due non prevale sull’altra o fino quando non si riesce a soddisfare l’obiettivo del “clandestino” possessore. Benché il plot del film sia originale e interessante, purtroppo bisogna specificare fin da subito che c’è un problema nella gestione della narrazione, in quanto dai primi minuti di film è chiaro il punto a cui il lungometraggio vuole andare a parare, rendendo di fatto per impressione involontaria la durata di 92 minuti di pellicola quasi superflua, poiché il finale sarà esattamente quello che ci si aspetta.
Tuttavia non bisogna trarre conclusioni troppo affrettate poiché questa pellicola, nonostante ciò, è ugualmente apprezzabile, in quanto in un determinato momento solleva un dubbio di natura morale che da genitore potrebbe non essere scontato: fino a che punto sono disposto a spingermi e cosa sono pronto a sacrificare per “salvare” i miei figli?
Parlando della componente horror del film, questa non è particolarmente gestita, di fatto la pellicola somiglia più a un thriller con qualche Jump Scare scontato e in alcuni casi tranquillamente evitabile. Diverso invece è il livello dell’interpretazione: infatti in The Prodigy ci troviamo davanti a dei bravissimi attori che riescono perfettamente a ricalcare i ruoli che gli vengono assegnati. Una menzione d’onore va fatta in questo caso a Jackson Robert Scott, il quale è riuscito a rendere perfettamente sia la parte di bambino, sia la parte da maniaco assassino, dando vita a un’interpretazione migliore (e più largamente argomentabile) di quella vista in IT di Andy Muschietti.
Parlando inoltre della colonna sonora, questa si avvolge perfettamente alla pellicola riuscendo a mantenere comunque un tema e un mood cupo e da horror, nonostante (come già detto) il codice narrativo e strutturale sfruttato non sia esattamente quello che si può definire da film dell’orrore.
Tuttavia il film riesce nel suo piccolo a reggere il confronto con titoli recenti come ad esempio La Casa delle Bambole, titolo con il quale, oltre ad avere delle analogie in misura di follia mentale, ha anche un buon confronto per quanto riguarda il coraggio nel mostrare tranquillamente scene decisamente crude con l’intento di rendere il tutto più realistico possibile. Infine un punto di merito va dato per la scelta del finale che (evitando spoiler), nonostante fosse la direzione presa fin dall’inizio, riesce a dare un tocco di classe e a spiazzare attraverso una peculiare scelta geniale.
Ritorno dall’aldilà
Insomma The Prodigy è un film horror che ha qualche difetto dal punto di vista narrativo, tuttavia ha anche delle armi a suo favore e dimostra di saperle sfruttare sapientemente. La pellicola è decisamente tendente al thriller e al sottogenere Mistery.
Di certo si poteva calibrare meglio il fattore sorpresa in modo da generare un generale effetto wow sul grande schermo. Tuttavia stiamo parlando comunque di un buon titolo con una trama originale, che va recuperato assolutamente se si è appassionati del genere o se si vuole vedere un film dell’orrore che non sia troppo pesante da sopportare.