The Last Oricru – Recensione di un tentativo fallito

The Last Oricru purtroppo stupisce in negativo, rivelandosi una scialba imitazione di quelli che sono i giochi a cui si ispira: un insuccesso.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
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The Last Oricru

Il mondo dei videogiochi moderni è oramai costellato da Soulslike e simili che tentano (molto spesso invano) di ritagliarsi una fetta di pubblico in questa “nicchia”, che poi non lo è nemmeno tanto più. The Last Oricru ci prova, fa del suo meglio per stupire il pubblico, ma purtroppo le pretese del team di sviluppo ceco GoldKnights sono al di fuori del loro portafoglio, in termini stretti del termine. Per sviluppare un action GDR che abbia degli obbiettivi così grandi infatti occorrono ingenti quantità di denaro per la realizzazione di ogni elemento del gioco, cosa che in questo caso non è palesemente avvenuta relegando il titolo ad un mero “vorrei ma non posso”.

Silver e la vostra storia

Interpreterete un personaggio di nome Silver, che morirà all’inizio della vostra partita per risvegliarsi poco dopo con la voce narrante di quello che sembra un avatar computerizzato. L’avatar si definisce semplicemente La Voce, e guiderà Silver in una rocambolesca avventura in un mondo fantasy che però possiede strani elementi tecnologici.

Sul mondo di Wardenia c’è una guerra in atto, ed il protagonista sceglierà di volta in volta lo svolgersi di essa: questo comporta una storia non lineare, plasmata dalle scelte del protagonista, e che di conseguenza può variare da giocatore a giocatore. L’idea di proporre una storia non lineare stile Mass Effect è interessante, ma si scontra con la realtà di cui sopra: serve una produzione ricca di denaro che possa dare spessore alle scelte che il giocatore compie, cosa che di base non accade in The Last Oricru, dove in soldoni le scelte si limitano a far parte di una fazione o dell’altra.

Alla morte, Silver si ritrova a rinascere presso marchingegni tecnologici che di fatto lo rendono immortale, e l’uomo inizia a comprendere che il mondo in cui milita è legato ad una nave spaziale, e che il mistero da risolvere è probabilmente quello.

Fuori tempo massimo

Parlando del comparto tecnico, The Last Oricru è una zattera che imbarca acqua: ambientazioni prive di dettagli, texture ad una risoluzione che potrebbe essere considerata quella di due generazioni fa, nemici con modelli poligonali al limite del ridicolo, ed il loro problema è che nei movimenti sono talmente lenti e banali che veramente, per essere colpiti e feriti nel gioco bisogna impegnarsi. Tutto questo già basterebbe a farvi spegnere il gioco ma c’è dell’altro: il frame rate passa da un livello medio ad un livello basso quando si hanno campi lunghi inquadrati ed almeno quattro o cinque nemici che, qualora fossero impegnati in una schermaglia tra di loro, ripeteranno sempre le stesse mosse facendo apparire il gioco come una ridicola pletora di persone che fa finta di combattere (con la consapevolezza che nessuno si farà male).

Vi ritroverete a ridere di certe situazioni, come ad esempio poligoni che compenetrano al punto che potreste vedere la soluzione di un enigma ambientale semplicemente infilando la testa in una porta che non si apre, e di conseguenza capire come aprirla. Sotto il profilo della personalizzazione abbiamo a che fare con il classico set di armatura composto da sei elementi più armi o scudi, ciascuno ricco di bonus o malus a seconda della tipologia.

Non esiste una vera classe nel gioco, diciamo che questa viene definita in base a dove metterete i punti che si ottengono con la spesa di crediti, che simulano le classiche anime dei Souls. Di conseguenza userete un bastone magico se vorrete essere stregoni o imbraccerete un’arma pesante nel caso sceglierete la via della forza.

Zero divertimento

Sfortunatamente, The Last Oricru non diverte, anzi in un certo senso strappa diverse risate, ma per i motivi sbagliati: il gioco tenta di prendersi sul serio, ma poi esplode in un pletora di banalità e scene già viste. Non basta una modalità multigiocatore che può coinvolgere con combo ed idee talvolta anche interessanti per salvare lo sfacelo creato (ma facilitando ancora di più il gioco).

Sfortunatamente The Last Oricru si conferma una produzione povera di denaro, che se se ci fosse stato molto probabilmente avrebbe fatto la differenza per realizzare quelle idee rimaste in sospeso e rendere il gioco degno: così non è stato, e ci ritroviamo per le mani un prodotto fuori tempo massimo, con gravi lacune in termini di narrazione e buchi incredibili dal punto di vista tecnico. Nel caso non bastasse l’essere quasi del tutto invincibili in termini di colpi subiti, sappiate che il danno che farete al nemico sarà sempre così ingente da far bastare un paio di colpi per mettere al tappeto chiunque. Gli sviluppatori hanno cercato di fare del loro meglio ma purtroppo il titolo non ha convinto pad alla mano, lasciando quel senso di inadeguatezza al punto che potreste chiedervi perché lo state giocando. Un’esperienza da dimenticare.

The Last Oricru
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Voto 4
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.