Non si può dire che tutti gli anni scritti dalla storia del videogioco possano definirsi riusciti, dato che fra problemi di attese produzioni e progetti fallimentari si può tranquillamente affermare di averne viste un po’ di tutti i colori. Il 2020, però, è stato carico di annunci relativi a quest’ambito, per poi tuttavia affondare improvvisamente. Si è trattata quasi di una meta, dove tutti i precedenti progetti sarebbero riusciti ad approdare, nonché il momento in cui l’ottava generazione avrebbe potuto sganciare le sue ultime perle videoludiche. Tuttavia, è probabile che ricorderemo quest’anno più per i suoi rinvii che per l’arrivo della next-gen, sempre che questa riesca ad essere finalizzata e commercializzata. Il Coronavirus ha decimato i prodotti (come The Last of Us Part II) e le possibilità di quest’industria, portandosi dietro una funesta scia di decessi degna di una vera e propria guerra, con la differenza però che il nemico non è visibile all’occhio umano.
Ci troviamo ad assistere giorno dopo giorno a rinvii e problemi, mentre siamo chiusi in casa e possiamo contare solamente sull’intrattenimento, il quale ahimè, è quasi completamente relegato al digitale e sempre più intriso di problematiche varie. I videogiochi non compaiono dal nulla, sono degli sviluppatori professionisti a dar vita al software che una volta aperto diventa pura magia. Gli ambienti di lavoro sono però inaccessibili, il che costringe allo smart working e in molti casi a necessari rallentamenti dei piani produttivi delle aziende. Superato anche questo ostacolo, la situazione rende comunque difficoltoso poter rilasciare un qualunque prodotto, a causa di problemi logistici di vario tipo (anche in questo caso, prendiamo come esempio The Last of Us Part II). Cerchiamo quindi di mettere in ordine i pezzi di questo puzzle, provando a fare una previsione su quello che potrebbe succedere nel prossimo futuro.
Ci sono rinvii e rinvii
Questo tetro domino di rinvii ebbe inizio nell’inoltrato 2019, quando le software house iniziarono a posticipare i propri prodotti per un motivo o per un altro, in una catena che sembra non aver ancora visto il suo ultimo anello. Si è trattato nei diversi casi di effettive problematiche sui posti di lavoro, mentre si evitava in altri contesti d’incontrare concorrenti spietati con date di uscita prossime, o semplicemente del volersi avvicinare maggiormente alle porte della prossima generazione. Le cause di questi rinvii sono state approfondite all’interno del nostro articolo. Parliamo di un periodo dove il virus non era ancora riuscito a fare la sua comparsa nel nostro paese, ma le decine di posticipazioni avevano tutte fatto traboccare un vaso ricolmo della pazienza degli utenti, la quale è stata nuovamente messa alla prova in questi giorni. Quello che oggi ci interessa analizzare quindi non sono i rinvii del tutto slegati dal problema mondiale odierno, ma quelli proprio legati – in un modo o nell’altro – al Coronavirus.
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Oggi analizzeremo i rinvii legati al Coronavirus e al problema mondiale
Con l’avvicinarsi dell’attesissimo Final Fantasy VII Remake, ormai prossimo all’uscita, il parco titoli di PlayStation 4 appariva pronto a decollare sul finale, prima di lasciare il posto alla prossima ammiraglia targata Sony. Gli ultimi pezzi di questo maestoso puzzle sono The Last of Us Part II e Ghost of Tsushima, ma tanti titoli multipiattaforma come anche Cyberpunk 2077 sono pronti per essere esplorati. Nonostante la data di uscita fosse ormai vicina, dopo un ultimo rinvio che sembrava non avrebbe avuto successori, l’opera di Naughty Dog è stata nuovamente posticipata a data da destinarsi. Sembra che il lavoro di polishing sia già stato ultimato in fase di sviluppo, come anche la preparazione per la commercializzazione del software. Tuttavia, la produzione delle copie fisiche – come anche delle Collector’s Editions – e i problemi di logistica che porterebbero ad una distribuzione decisamente tronca del prodotto in tutto il mondo, hanno costretto la software house a prendere questa decisione, ormai ufficiale.
Perché The Last of Us Part II è stato rinviato?
La situazione della logistica è attualmente molto complessa ed è chiaro che Naughty Dog non possa permettersi un lancio sottotono per il suo nuovo gioiello, il quale si prende l’effettivo carico di continuare una storia estremamente apprezzata e definita da molti un capolavoro. Viene quindi da chiedersi quando questa situazione potrà all’effettivo risolversi, per permetterci di continuare in maniera ottimale la nostra routine e per far riprendere il volo al mondo dei videogiochi, in un momento più che mai utile per la popolazione.
Il problema in realtà non riguarda nemmeno tanto la distribuzione: nel 2020, con la tecnologia odierna (nonostante questo danneggerebbe tutti i venditori retail), Naughty Dog avrebbe potuto distribuire il gioco in digitale, facendolo arrivare praticamente ovunque. Il problema riguarda la fetta di mercato legata al fisico, e Final Fantasy VII sta mostrando chiaramente come sia rischioso approcciarsi a queste dinamiche: il gioco Square Enix è stato infatti spedito anticipatamente per evitare di farlo arrivare in ritardo. Questo ha portato invece alcune persone ad averlo quasi 10 giorni prima, rovinando l’esperienza a chi non l’ha ricevuto (non tanto per i 10 giorni in meno, quanto per gli spoiler che imperversano in rete). Un’esperienza come The Last of Us Part II, che si basa anche – e soprattuto – su una narrazione intrigante, non può essere rovinata da fattori simili.
La luce in fondo al tunnel
FF7 mostra come sia rischioso spedire, avendo provocato consegne anticipate e, di conseguenza, spoiler non voluti
La situazione sta fortunatamente iniziando a migliorare, per via delle restrizioni prese e della quarantena forzata imposta a tutti i cittadini. Analizzando il caso cinese, possiamo vedere come l’isolamento forzato e le misure di sicurezza si siano rivelate efficaci, permettendo al paese di ricominciare, ormai da qualche giorno, ad avere una parvenza di vita normale. In Italia le misure prese dal governo iniziano a dare i loro frutti, ma non siamo ancora fuori dal problema. Purtroppo, però, il vero dubbio in queste dinamiche risiede in America, dove il mercato dei videogiochi è tra l’altro più che mai rigoglioso, ma soprattutto da dove nascono i prodotti che vogliamo giocare: il virus ha appena iniziato il suo processo di contagio, ed è quindi plausibile che servirà attendere ancora parecchio prima che la situazione riesca a stabilizzarsi nel migliore dei modi.
Non avendo fornito una nuova data di uscita, è chiaro che Naughty Dog voglia aspettare un miglioramento tutt’altro che parziale, il quale potrebbe essere però più vicino di quanto immaginiamo. Studiando i numeri visti in Cina e in Italia, si fa presto ad immaginare lo scenario futuro: salvo problemi di natura economica o medica (che non possiamo elaborare in quanto non siamo né economisti né medici), dovranno passare ancora un paio di mesi prima che tutto riparta (e attenzione, non significa un ritorno alla normalità, ma un inizio di tale processo).
Con un non troppo marcato ottimismo è quindi possibile considerare quest’estate come effettivo periodo di ripartenza delle filiere industriali, e di conseguenza l’inizio della ripartenza generale. Ovviamente il problema, prendendo il caso di The Last of Us Part II, è totalmente legato alla logistica: nonostante quindi potremmo avere fortuna e uscire da questo momento buio già a fine giugno, prima che tutto riparta per il meglio (e si riescano a fare delle stime sui “caduti”, economicamente parlando), altro tempo sarà necessario per tornare alla normalità.
Quando esce The Last of Us Parte II?
Tutto porta a questa domanda: quando esce il nuovo gioco di Naughty Dog? Se dovessimo fare una stima, contando che servirà ancora del tempo per risolvere il problema, abbiamo in mente due date. La prima, quella più ottimistica, fa immaginare un’uscita del gioco attorno a giugno/luglio/agosto: una nota interna di Amazon evidenzia come anche loro sposteranno il Prime Day verso agosto, proprio per favorire delle vendite migliori in confronto al mese di giugno. Questo significa che il colosso delle vendite internet crede che ad agosto la distribuzione sarà tornata quasi alla normalità. Se quindi tutto questo potrebbe rivelarsi vero, allora intanto la produzione delle copie di The Last of Us Part II potrebbe procedere, e portare la fine dell’estate come nostra data.
The Last of Us 2 potrebbe uscire quest’estate, vista anche la previsione di Amazon
Dal punto di vista tecnico, un gioco di tale portata non ha paura della finestra di lancio (alla fine parliamo di un titolo molto atteso), ma forse potrebbe temere competitor come Cyberpunk 2077. Per questo crediamo che la data estiva sia la migliore. Nel caso le cose andassero male, c’è la nostra seconda data, ovvero autunno. Ottobre potrebbe rivelarsi il mese migliore per l’uscita del gioco: senza rischi di strascichi o vicinanze a periodi bui; il gioco potrebbe uscire anche su PlayStation 5 e diventare così un titolo cross-gen per chiudere in bellezza la generazione PlayStation 4 prima di passare a quella successiva.
E il resto? Altri giochi, cinema, serie tv
Ovviamente non esiste solo The Last of Us Part II: abbiamo in mente già che Ghost of Tsushima cadrà presto sotto il martello del rinvio, lasciandoci un 2020 fatto solo di backlog e titoli mancati. Ci mancherebbe, di giochi da finire ce ne sono eccome, ma di certo pensare ad un 2020 che stava partendo molto bene e che invece è caduto sotto questo terribile virus un po’ lascia amarezza. Probabilmente quindi, i giochi che dovevano uscire partendo dal dopo Final Fantasy VII fino a luglio li vedremo a fine anno, tutti ammassati nell’ultimo quarto del 2020 senza concederci respiro.
Per quanto riguarda il cinema, molti film sono stati rinviati, ma già vedere un Black Widow programmato a novembre (con conseguente rinvio dei film successivi del MCU) fa credere che, per la filiera cinematografica, questo problema sarà completamente risolto a fine anno. Se andiamo a riflettere su tempi di produzione, distribuzione e comunicazione, allora sembra sempre più vero che l’estate segnerà il passaggio d’uscita da questo periodo di isolamento.
Non mancano infine le serie TV, anch’esse bloccate a causa del virus, che come successe anni fa con lo sciopero degli sceneggiatori, probabilmente avranno uno hiatus prolungato che renderà molte stagioni mozze o a cavallo tra due anni.
Non ci resta ora che vedere se questi ulteriori rinvii videoludici potranno aumentare la qualità delle opere in arrivo sugli scaffali, possibilmente non solo virtuali, o se il dilungarsi del periodo di sviluppo inciderà in maniera negativa sui prossimi prodotti. Mentre alcuni studi come InXile Entertainment hanno considerato maggiormente il lato positivo della situazione, è chiaro che delle produzioni stiano incontrando ostacoli difficili da superare. Altri sviluppatori potrebbero già iniziare nel mentre a lavorare sul supporto post-lancio delle opere che sono costretti a rimandare, come Naughty Dog stessa, ma una diluizione del lavoro porterà a maggiori costi per il software, contro i quali, in un modo o nell’altro, potremmo doverci interfacciare come consumatori.