The Fall Part 2: Unbound – Recensione, la macchina che incontrò l’uomo

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Recensioni Lettura da 9 minuti
7.5
The Fall Part 2: Unbound

Quello indie è un contesto videoludico per il pubblico ormai pericoloso e irto d’insidie. Dopo i grandi successi che caratterizzarono alcune indimenticabili opere sviluppate da team estremamente piccoli, anni e anni or sono, in molti hanno tentato di salire sul carro tirando fuori dal cilindro titoli semplicemente aberranti, creature talmente abbozzate e palesemente pensate per ingannare qualche utente sprovveduto da far quasi ribrezzo. Con il passare degli anni, la situazione non ha fatto altro che peggiorare, con Steam in particolare che ormai giornalmente si vede riempire di videogiochi semplicemente ignobili e purtroppo potenzialmente capaci di nascondere le tante piccole perle che si annidano nei meandri della piattaforma digitale targata Valve. Ciò detto, non bisogna però dimenticare che l’industria è costituita anche da tanti sviluppatori capaci e desiderosi solo di potersi mettere alla prova, con software house dalle contenute dimensioni pronte a produrre opere dai livelli qualitativi semplicemente sublimi.

The Fall Part 2 Unbound

Quando The Fall giunse sugli scaffali, quella che gli si parò innanzi fu quindi una situazione quantomeno problematica, tra titoli osceni sotto i riflettori e videogiocatori ormai stanchi di dover fare i conti con tanto ciarpame. Il rischio di finire velocemente nel dimenticatoio era insomma tutt’altro che remoto, ma l’epopea di Over the Moon Games seppe distinguersi grazie a tante piccole peculiarità che si rivelarono capaci di donargli un suo personale spessore caratteriale, di fatto portando al formarsi di una nutrita nicchia d’appassionati. Con l’arrivo di The Fall Part 2: Unbound, in molti si sono quindi chiesti come il progetto si sarebbe andato a sviluppare e, soprattutto, quanto il team di sviluppo sarebbe stato capace d’innovarsi per portare sui nostri schermi un prodotto fresco e meritevole di essere goduto in ogni suo aspetto. Dopo una lunga attesa, anche noi abbiamo potuto finalmente metter le mani sulla nuova creatura targata Over The Moon Games e, dopo averne attentamente studiato ogni più piccolo aspetto, siamo finalmente pronti a darvi il nostro verdetto finale.

Soli contro l’intero universo

The Fall Part 2: Unbound ha inizio esattamente da dove il primo capitolo si era concluso. Dopo gli avvenimenti di The Fall, che avevano visto la nostra IA protagonista precipitare su di un misterioso pianeta alieno alla disperata ricerca di cure mediche per l’uomo chiuso all’interno del nostro esoscheletro, solo per poi scoprire che la tuta che comandavamo era in realtà priva di un essere umano al suo interno. Ci ritroveremo così a impersonare nuovamente i panni di A.R.I.D.: l’intelligenza artificiale che avevamo imparato a conoscere è ormai divenuta una vera e propria entità virtuale prigioniera all’interno del suo stesso capo metallico, mentre il resto del nostro corpo cibernetico giace abbandonato in un angolo di una buia e fredda stanza. Ormai soli e spaventati, nella consapevolezza di aver infranto ogni legge vincolante del nostro stesso essere pur di raggiungere uno scopo rivelatosi invero del tutto inutile, decidiamo quindi che i parametri della missione sono cambiati: l’obiettivo, questa volta, è riuscire a sopravvivere.

The Fall Part 2 Unbound

Neanche il tempo di organizzarsi per affrontare la nuova situazione venutasi a creare, che ecco giungere dal nulla un’entità a noi sconosciuta desiderosa solo di distruggerci. La minaccia è incombente e il pericolo di essere totalmente cancellati dall’esistenza si fa sempre più concreto, ma proprio quando tutto sembra perduto, la nostra A.R.I.D. riesce a rifugiarsi nella “Rete” in cui si muovono i dati dell’intera specie umana. Partendo da questo intrigante incipit, i ragazzi di The Fall Part 2: Unbound sono riusciti a creare un intreccio narrativo ricco di spunti interessanti che basandosi su di un classico contesto sci-fi che poggia le sue basi su riflessioni del rapporto uomo-macchina, si è più volte dimostrato capace di stupire. L’avventura procede così speditamente dall’inizio fino ai titoli di coda presentando di tanto in tanto piccoli ma funzionali colpi di scena – spesso incentrati proprio sullo sviluppo psicologico della nostra protagonista – utili per mantenere alto l’interesse del giocatore.

Una questione di logica

Ludicamente parlando, The Fall Part 2: Unbound si configura come un punta e clicca 2D che mescola nella sua formula alcune sezioni più spiccatamente action in cui imbracciare la propria arma per eliminare qualsiasi minaccia ci si pari innanzi. Esattamente come accadeva per il primo capitolo, utilizzando la torcia in nostro possesso potremo esaminare qualsiasi punto d’interesse presente in-game e parlare con gli NPC che incontreremo avanzando nell’avventura. Spesso e volentieri sarà necessario raccogliere informazioni e unire tra loro vari oggetti per poter riuscire a passare all’ambiente successivo, ma in alcune situazioni particolari il titolo tenta addirittura di porsi un gradino più in alto rispetto al suo predecessore. Di tanto in tanto, capiterà infatti di dover “infettare” alcuni robot caratterizzati da una propria IA e, soprattutto, da un proprio funzionamento. Che si parli di un maggiordomo o di un guerriero solitario, l’esperienza v’imporrà d’agire di logica e sfruttare le caratteristiche dei vostri inattesi alleati per superare le nuove situazioni che andrete ad affrontare. In tal senso, è quindi un peccato dover constatare come l’esperienza ludica finisca con il precipitare in un burrone di monotonia nelle battute finali dell’avventura, lì dove il titolo avrebbe invece dovuto dare il meglio di sé. Peggio ancora, le fasi action nude e crude in cui sparare contro qualsiasi cosa dovesse intralciare il nostro cammino sono quanto di più abbozzato potessimo aspettarci. Facendo addirittura un passo indietro rispetto al primo The Fall ed eliminando totalmente il cover system alla base dello shooting, tutto quello che vi ritroverete a fare giocando sarà sparare più velocemente dei nemici saltando di piattaforma in piattaforma. Certo, ogni tanto il gioco tenta di variare la formula con l’introduzione di nuovi avversari caratterizzati da mosse diversificate e punti deboli da dover sfruttare, ma il risultato finale risulta indubbiamente insufficiente e incapace di stupire il giocatore di turno, il quale finirà con il vedere tali sezioni come inutili riempitivi senza spessore colpevoli di stare allungando i tempi morti tra un momento di trama e l’altro.

The Fall Part 2 Unbound

Sotto termini squisitamente tecnici, l’opera di Over The Moon Games si mantiene invece su livelli indubbiamente soddisfacenti, seppur senza mai stupire. Come visibile fin dai primi istanti in-game, The Fall Part 2: Unbound punta tutto su ambientazioni lugubri e opprimenti, dove la predominanza dell’oscurità combinata a vivaci luci al neon emesse da tute e oggetti tecnologici di varia natura darà forma a mondi esplorabili ricchi di fascino, lì dove giochi di luci e ombre di buona fattura uniti a un’effettistica di tutto rispetto fungono da contraltare a un dettaglio poligonale di superfici e oggetti non sempre al top. La filosofia intrapresa nella costruzione di un universo sci-fi ormai in decadenza e dal retrogusto quasi claustrofobico raggiunge poi il suo culmine con una colonna sonora che, seppur senza tracce capaci di rimanere impresse nei cuori dell’utenza, riesce a seguire efficacemente l’azione di gioco senza mai sembrare fuori posto. A chiudere il cerchio ci pensa infine un doppiaggio inglese di buona fattura, con voci convincenti che riescono a imprimere maggior spessore ai volti dei personaggi in cui v’imbatterete, a cui fa seguito una localizzazione in italiano dei testi che renderà felici coloro i quali non si trovano a proprio agio con la lingua anglofona.

The Fall Part 2: Unbound
7.5
Voto 7.5
Condividi l'articolo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.