The DioField Chronicle – Recensione, la tattica e l’arte fuse assieme

The DioField Chronicle è un titolo di stampo RPG tattico sviluppato da Lancarse per Square Enix: ecco la nostra recensione in merito.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
6.5
The DioField Chronicle

Se si parla di videogiochi a turni a chi è cresciuto all’alba della prima era PlayStation (e ben prima con il PC o sistemi Nintendo), di sicuro il nome che verrà in mente è quello di Square Enix (all’epoca Square Soft). Titoli che hanno inciso nella storia il loro corso come Final Fantasy, che come sapete anni fa era un gioco a turni, sono anche Disgaea e Fire Emblem che hanno saputo portare divertimento e lustro alla categoria, ripresa poi nei tempi moderni dal capolavoro Atlus Persona 5 (nelle varie declinazioni). The DioField Chronicle ha il sapore del vecchio, trasformato in nuovo. Ecco la cronaca dei nostri movimenti in-game.

The DioField Chronicle

Un’isola da salvare

Sul non meglio specificato Continente, due immensi regni chiamati Alleanza Rowetale e l’Impero Schoevian si danno battaglia da anni per la supremazia su tutto i confini del mondo conosciuto. Come spesso succede nelle battaglie, si giunge ad un punto morto: l’attenzione delle due fazioni volge al territorio DioField, ricco della materia chiamata Jade che è in questo caso il carburante per la magia moderna. Lo stesso DioField però non è che fosse un terreno pacifico o senza dissidi interni, per cui oltre agli intrighi di potere interni, sarà nostro compito difenderci anche dai nemici esterni miscelando politica e tattica di guerra.

Nei panni di Andrias, ex-ciambellano di corte divenuto un mercenario, ed assieme ai tre amici Fredret, Iscarion il cavaliere errante e la nobile Waltaquin, fonderete il gruppo dei Blue Foxes, conquistando partita dopo partita onore e rispetto sull’isola. La trama sembra banale ma nasconde insidie e intrighi degni di un gioco che porta il marchio di quel produttore, segno che lo sviluppatore Lancarse ha saputo fare un’ottimo lavoro. A livello di trama siamo davanti ad un’opera capace di rivaleggiare con Il Trono di Spade di Martin.

Un “MOBA” tattico?

Il combattimento di The DioField Chronicle sembra nuovo, e di fatto potrebbe esserlo, ma un occhio esperto si renderà conto che ci troviamo davanti ad un ibrido già visto, una somma di prodotti bilanciati e ben pensati. Si parte dal fatto che il combattimento avviene in tempo reale, sebbene il tempo si fermi quando vengono impartiti gli ordini ai quattro membri del gruppo, un po’ come accadeva ad esempio nella serie Dragon Age, in particolare nel titolo Inquisition. Il posizionamento tattico del team non è essenziale, sebbene attaccare alle spalle un nemico produrrà di fatto più danni. La maggior parte della tattica sta nel saper miscelare in maniera sinergica le singole abilità delle unità controllate in modo da massimizzare, di combattimento in combattimento, il DPS generato, gli effetti su una determinata area del combattimento (ad esempio una palla di cannone da una torretta che investe dieci o più nemici nell’onda d’urto), e i buff o malus a tempo sul nemico.

A difficoltà normale, il gioco non è molto problematico per chi in questi anni ha giocato a diversi MOBA, mentre potrebbe risultare ostico a chi non è avvezzo a tipologie di gioco simili. A difficoltà più alte è richiesto un minimo sindacale di ragionamento extra, ma nulla di trascendentale. Fortunatamente è possibile aumentare la velocità di gioco fino a 2x in modo da non annoiarsi negli scontri. Si sente la mancanza di un controllo con il mouse giocando su console: trovare i personaggi nel caos del combattimento e utilizzarli con il controller non è la cosa più facile del mondo, in questo potevano fare molto meglio. Al di fuori del combattimento vi troverete spesso nella base dei Blue Foxes, dove potrete potenziare armi, armature e abilità oltre ad approfondire i rapporti con i personaggi principali e non, ma anche buttarvi in qualche avventura secondaria o fare shopping di armi e oggetti. Il tutto sembra molto simile a titoli presentemente citati, sebbene manchi la profondità di tali produzioni in termini di scoperta dei protagonisti e di rapporto con questi ultimi.

Un’onda che si infrange

The DioField Chronicle fa del combattimento la sua essenza, tentando in maniera maldestra di creare un’interazione tra i protagonisti che però delude, in quanto le chiacchierate con i personaggi si rivelano niente di più che missioni secondarie opzionali, volte all’accrescimento del proprio portafogli virtuale e che vi darà accesso ad armi ed armature extra, ma sfortunatamente nulla di più. Non esiste un sistema di rapporti dove parlare con i tuoi compagni influisce, né un sistema di regali o opzioni sui dialoghi che invece scorrono binariamente. Molte delle informazioni sul gioco, sulle trame di potere e altro, viene narrato da una voce fuori campo, impedendoci di fatto di vedere o assaporare cosa accade o sia accaduto in passato.

Il campo dove passerete parte delle vostre giornate, denominato Elm Camp è poco più di qualche stanza buia e due corridoi: le funzioni che potevano essere interessanti come gli aggiornamenti dei negozi o simili vengono sviscerate a inizio combattimento rendendo inutile il nostro vagare per le stanze in questione; tutto lascia intendere che gli sviluppatori avessero effettivamente intenzione di mettere mano alla base ed al campo con più vigore, variegando il loro utilizzo e scopo, ma sembra come se il lavoro si fosse interrotto, come se un pittore avesse terminato il colore e lasciato ombre a coprire i punti rimasti in bianco e nero. Un peccato sotto questo profilo che rovina il lavoro generale.

The DioField Chronicle “poteva essere ed invece non è”, nel senso che, artisticamente e sonoramente parlando, il gioco poteva raggiungere livelli eccelsi e sì, le battaglie sono divertenti anche dopo ore di gioco, ma alla lunga non può essere solo quello a guidare e spingere un personaggio. Trama e realizzazione artistica a livelli altissimi si infrangono sulla mediocrità del resto del titolo e sulla mancanza di un’anima dei personaggi secondari che si muovono attorno a noi, ridotti a bambole di pezza senza vita.

The DioField Chronicle
6.5
Voto 6.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.