Nella metà degli anni ’90, in piena corsa verso l’avveniristica tecnologia del CD, il mercato videoludico ha subito un vero e proprio caso di popolarità della tecnica del full motion video. Una serie di prodotti che, per i propri filmati, presentano al loro interno delle sequenze girate con attori in carne e ossa. Alcune aziende hanno pensato di realizzare vere e proprie esperienze cinematografiche interattive, basta vedere i diversi classici per il SEGA MEGA CD come Night Trap, Ground Zero: Texas, Double Switch o Kids on Site. Ormai sono passati quasi trent’anni da quell’importante periodo storico videoludico, e la tecnica del FMV non ha ormai più quell’importanza mediatica di una volta. Nonostante tutto è uno strumento ancora oggi utilizzato, tanto che alcuni provano perfino a trasportare una vera e propria esperienza da serie TV. In questa recensione analizziamo proprio uno di quest’ultimi prodotti, precisamente quel The Centennial Case: A Shijima Story diretto da Koichiro Ito.
La festa delle lanterne
La storia racconta della giovane scrittrice di romanzi gialli Haruka Kagami che, in un giorno come un altro, viene invitata dal giovane Eiji Shijima a indagare su alcuni resti di scheletri scoperti nel terreno della propria famiglia. La trama di per sé non è niente di originale e presenta un’idea già vista e rivista in molteplici storie di mistero; nonostante ciò però, riesce a tenere alta l’attenzione dell’utente. La varietà delle situazioni raccontante, le trovate di sceneggiatura e in generale l’interpretazione degli attori, riescono ad invogliare nell’assistere alla visione dall’inizio fino ai titoli di coda. In un prodotto del genere la narrativa la fa sicuramente da padrone, per questo non vogliamo dilungarci ulteriormente nella descrizione del racconto. Il gioco si assicura sin dall’inizio di non rovinare l’esperienza ai giocatori con degli spoiler, e di certo questo non è il nostro scopo. Avvertiamo comunque che la sceneggiatura di Yasuhito Tachibana presenta dei temi forti come il suicidio e gli omicidi, seppur sempre in maniera superficiale e contestualizzata sempre nell’impatto scenico.
Il gioco pubblicato da Square Enix e sviluppato da h.a.n.d. si divide principalmente in tre sezioni di gameplay: caso, deduzione e risoluzione. La prima parte è sostanzialmente quella principalmente cinematografica dell’intera opera, dove il giocatore assiste una serie di filmati realizzati interamente in FMV, quasi come ad assistere a una vera e propria serie tv. Un interessante stratagemma utilizzato in The Centennial Case: A Shijima Story, e notato in questa recensione, è quello degli attori che interpretano una serie di differenti personaggi in periodi storici differenti. La protagonista vive così le vicende di alcuni crimini legati alla famiglia Shijima nel 1922, 1972 e nel 2022. Un’idea che cerca di dare sempre nuova linfa ai diversi interpreti, seppur la scrittura dei personaggi non cambi moltissimo presentando fin troppi punti in comune.
Fortunatamente il linguaggio originale riesce a trasmettere perfettamente l’emozioni e le drammaticità delle vicende, con una traduzione scritta in lingua italiana di buona qualità. Purtroppo gli stessi elogi non possono essere rivolti verso il doppiaggio in inglese, a causa di una serie di voci che non solo risultano fuori sincronia con il labiale, ma che sembrano quasi robotiche e con zero espressività. Il nostro consiglio è quello di selezionare la lingua giapponese, visto che aiuta perfino ad un’ulteriore immedesimazione nelle vicende raccontante. In quest’ultimo campo, un ulteriore aiuto viene offerto dalla fotografia, sia nelle molteplici riprese in primo piano che in quelle ambientali. L’unica cosa che ci è sembrata strana sono le sgranature nelle sequenze in movimento, che rendono l’immagine poco definita e difficile da interpretare. In generale non succede spesso, ma comunque dimostra un’imperfetta cura nella realizzazione del montaggio finale. Una situazione che, in teoria, non deve presentarsi, visto che si parla di un file scaricato e non di un prodotto in streaming.
In ogni caso, all’interno di queste sezioni cinematografiche sono presenti diverse funzioni come il tornare indietro o avanti in qualsiasi momento coi filmati, mettere in pausa, rivedere i dialoghi dei vari personaggi o saltare vere e proprie parti, così da assistere a quei momenti che qualcuno può aver dimenticato in un modo o nell’altro. Insomma, gli sviluppatori hanno offerto ogni genere di funzione per soddisfare il giocatore o velocizzare una possibile seconda visione.
In tutto questo aiuta perfino il menù, accessibile in qualsiasi momento, in cui è possibile leggere ogni genere d’informazione legata alle relazioni dei personaggi, la mappa delle ambientazioni, gli indizi raccolti, le teorie e molteplici altre cose. Una cura nei dettagli impressionante, in cui è possibile riconoscere l’idea di creare un’opera più complessa di quanto può inizialmente sembrare.
Purtroppo l’intero prodotto sembra quasi pensato in un secondo momento all’interattività, visto che tutti gli indizi sono segnati in automatico e le varie scelte di linee di dialogo non cambiano in alcun modo lo svolgersi degli eventi. Una dimostrazione questa, di come The Centennial Case: A Shijima Story tenda più di una volta ad accompagnare il giocatore piuttosto che renderlo partecipe degli eventi, cose di cui abbiamo tenuto in considerazione in recensione.
Le indagini
Una volta che il giocatore ha assistito alle sequenze filmate, inizia quella più “videogiocosa” dove l’obbiettivo è ultimare il quadro della situazione generale. All’interno della mente della nostra protagonista, rappresentata da una sorta di griglia, l’utente deve cercare di unire gli indizi scoperti all’interno dei filmati in FMV. L’attenzione deve quindi rivolgersi non solo a cosa è presente in quel momento sullo schermo, ma anche alla memoria del diverso susseguirsi degli eventi. In questo modo al giocatore viene fatta una serie di domande evidenziate dal colore rosso, e per rispondere dovrà inserire gli indizi nella corretta posizione della griglia. Purtroppo anche questa fase si dimostra estremamente guidata, tanto che è praticamente impossibile sbagliare, oltre alla completa assenza di un qualche genere di limite sia nelle intuizioni che nel tempo al suo interno. Un eccessivo aiuto che elimina qualsiasi genere di sfida all’interno dell’intero prodotto, azzerando quasi perfino una possibile rigiocabilità. Tutto sommato risulta comunque divertente osservare le diverse teorie ideate della protagonista, rafforzate da animazioni che tendono di ricostruire i diversi pensieri. La sezione in sé risulta però leggermente scomoda da controllare con un controller, almeno nella versione PlayStation 4 da noi testata, e pare che l’impostazione della schermata sia principalmente pensata per un mouse o uno schermo touch.
La risoluzione è probabilmente la parte meglio riuscita di The Centennial Case: A Shijima Story, almeno secondo la nostra valutazione in recensione. Nel puro fascino della stanza, i diversi sospettati dei casi raccontanti sono riuniti in un unico punto per scoprire il reale volto del colpevole. In questo pezzo il giocatore deve tirare fuori tutte le teorie e le prove scoperte nella fasi precedenti, in modo da scovare una confessione da chi ha effettuato l’azione criminale. Qui è l’unica parte del gioco dove è concesso sbagliare, con tanto di reazioni dei presenti alla figuraccia effettuata dal giocatore. Una situazione che però non porta in possibili strade alternative della storia, bensì a un semplice game over. Un vero peccato, visto che l’introduzione di diramazioni nella storia può sfociare in interessanti dinamiche, qui completamente assente. Alla fine di ogni caso viene perfino dato un giudizio sulle proprie performance deduttive, ma questa non basta per invogliare a un qualche genere di rigiocabilità. Il pacchetto è concluso da una splendida colonna sonora composta da personalità dal calibro di Yuki Hayashi, Daiki Okuno, Ryoshi Takagi, Shuichiro Fukuhiro e Shogo Yamashiro.