Quando nel 2017 venne rilasciato The Caligula Effect come esclusiva per PlayStation Vita, in molti si sorpresero delle varie similitudini che questa giovane IP presentava con il ben più popolare Persona. Non solo poiché in Occidente sono stati distribuiti dallo stesso publisher o per un concept che presenta alcune somiglianze, ma anche perché lo sceneggiatore ha perfino lavorato ai primi due storici episodi della serie Atlus. Dall’uscita del primo capitolo è oramai passato qualche anno e il franchise è ormai finito nelle mani NIS America, con un leggere incremento di popolarità grazie al remake per PlayStation 4 e Nintendo Switch e perfino per via di un adattamento anime di dodici episodi. Nella recensione di oggi, invece, vi parleremo del suo seguito diretto, The Caligula Effect 2, produzione che ne riprende il concept introducendo personaggi e ambientazioni inedite.
Rinchiusi in una falsa realtà
La storia di questo secondo episodio racconta le gesti di un/una normale studente delle superiori che, senza apparente motivo, comincia ad accusare dei strani sogni di una vita che non ha mai vissuto. Un giorno come un altro incontra X, una VirtuaDoll che decide di condividere anima e corpo con il protagonista di turno. Questa strana ragazza spiega così che non si trovano all’interno della realtà, bensì in un mondo fittizio conosciuto come Redo, un luogo virtuale dove gli umani si rifugiano per scappare dai loro problemi reali. Questo è dovuto grazie ad alcuni importanti procedimenti come la cancellazione della memoria, il possedere l’identità da sempre desiderata e l’avverarsi spontaneo dei propri desideri. Per quanto sembri un luogo paradisiaco, un oscuro segreto si cela nelle ombre di questo mondo e il compito di X sarà proprio quello di distruggerlo per salvare tutte le persone presenti al suo interno. Insomma, un incipit piuttosto similare a quanto visto con Mobius qualche tempo prima.
la storia quindi prosegue in maniera piuttosto classica, tra nemici da affrontare, nuovi alleati con cui proseguire nell’avventura e tutta una serie di rivelazioni legato al passato dei nostri giovani protagonisti. Ci teniamo a specificare che l’opera in questione può essere giocata senza aver mai toccato il primo capitolo, visto che sono presenti solo citazioni sparse su quei particolari fatti. In ogni caso, essendo anche questo un prodotto che punta sulla sua narrativa, preferiamo non spoilerare i dettagli delle disavventure affrontate dalla seconda generazione del Go-Home Club. Purtroppo, però, dobbiamo segnalare che la sceneggiatura non riesce a a centrare appieno il proprio bersaglio. Oltre a essere fin troppo simile a quanto visto quattro anni fa, qui i personaggi risultano essere particolarmente stereotipati, con personalità che sembrano focalizzarsi esclusivamente su uno specifico dettaglio. Allo stesso modo, in questa recensione abbiamo notato come The Calligula Effect 2 non smetta mai di ribattere sulla sua morale e sul massaggio che vuole trasmettere.
Le intenzioni degli autori sono sicuramente positive ma, per come il tutto è stato scritto, il messaggio di fondo rischia di divenire più un fastidio che altro, soprattutto visto quante volte venga rimarcato anche in dialoghi dove non se ne sentiva il bisogno. Sorprende però la differenza dimostrata dai problemi personali dei personaggi e la scappatoia della vita digitale, dimostrando quindi un dualismo che comincia a porre serie domande sullo svolgersi degli eventi. Simpatico anche l’umorismo e i toni leggeri che si respirano, con un incedere che saprà far sorridere soprattutto il pubblico adolescente. Il publisher ha poi preferito mantenere il doppiaggio in giapponese, con una traduzione scritta esclusivamente in lingua inglese. Per quanto sia richiesto di leggere molto, la sceneggiatura non utilizza termini complissi preferendo usare parole non estranee alle giovani generazioni e che potranno essere facilmente comprese anche dai videogiocatori nostrani.
More of the same
Uno dei punti di forza dell’originale The Caligula Effect fu il suo sistema di combattimento, che per quanto non originale seppe mescolare saggiamente un minimo di anima strategica con quella da classico JRPG a turni. L’apprezzato sistema ritorna quindi anche per questo secondo episodio, senza sostanziali differenze o qualche genere di possibile miglioramento. Il giocatore si ritroverà a selezionare un’azione a scelta tra i propri attacchi, magie, protezioni, oggetti o anche spostamenti. Ognuna di esse comporta un arco di tempo in cui viene effettuata, con la particolarità che si può decidere quando effettuarla attraverso una specifica barra. Il gioco offre anche una visuale di cosa potrebbe accadere, dando quindi l’opportunità di sfruttare il nemico per coglierlo di sorpresa o scansare i suoi futuri movimenti.
Non bisogna poi dimenticare le due barre speciali che, una volta caricate, permettono di effettuare attacchi dalla maggior potenza. Il tutto funziona molto bene, anche se ben presto si dimostra ripetitivo e monotono. Certo, nel corso dell’avventura si aggiungono nuovi alleati con i propri poteri speciali che aumentano di potenza in base al livello che questo raggiungeranno, ma purtroppo la lunga frequenza degli scontri e la presenza di nemici fin troppo simili tra loro porta alla concretizzazione di un prodotto con buone idee ludiche senza però riuscire ad applicarle al meglio. A dire il vero, tale problema era già presente nel primo episodio, il che rende ancor più incomprensibile la decisione del team Historia, che ha preferito seguire le orme del passato senza cercare di smussare quegli angoli che già si sapeva sarebbero stati particolarmente spigolosi. Il livello di difficoltà rimane comunque ben studiato, con una intelligenza artificiale non stupenda ma che riesce a mettere alla prova gli utenti già a livello normale.
In questa recensione di The Caligula Effect 2 abbiamo notato come il gameplay si divide in due parti principali, quella precedentemente descritta e la semplice l’esplorazione. Quest’ultima viene effettuata all’interno di alcune aree di questo mondo virtuale, come l’interno di una scuola o il giardino botanico. In ognuna di esse è possibile non solo osservare nuovi eventi della sceneggiatura, ma anche accettare missioni secondarie che ci verranno affidate dai diversi abitanti del luogo. Per quanto sia simpatico vedere qualche interazione sociale, alla fine queste attività si dimostrano fin troppo superficiali finendo con il diventare più tediose che altro. Il nostro consiglio è quelle di completarle in maniera continua alla storia principale, senza pensarci troppo assiduamente. In queste fasi è poi possibile perfino trovare oggetti smarriti, comprare materiali nei negozi e partecipare ai cosiddetti episodi personaggio. Questi ultimi sono dei filmati speciali che servano a migliorare il rapporto con gli amici del protagonista, osservando maggiormente le loro personalità nella vita digitale di tutti i giorni. Idea sicuramente simpatica, ma che alla fine aggiunge veramente poco all’intero ecosistema del prodotto.
Esiste perfino un particolare hub world, ovvero il colorato X express, dove è possibile scegliere la destinazione, scambiare le varie valute acquisite e perfino ascoltare la colonna sonora. Anche qui il tutto è estremamente minimale, ma risulta una simpatica interruzione rispetto al resto dell’intera esperienza. Apprezziamo perfino l’impegno di far immedesimare il giocatore nei panni dell’eroe di turno, come se in realtà fosse lui stesso a rifugiarsi in questa realtà virtuale. La cosa è evidente non solo alla scelta del proprio sesso all’inizio dell’avventura, ma anche dalla possibilità di scegliere le proprie linee di dialogo. A dir la verità le situazioni non cambiano poi di molto, ma confermiamo comunque la presenza di due finali alternativi all’interno del prodotto.
Una fuga imperfetta
Una menzione di disonore va poi fatta ai dungeon, così lineari e poco ispirati da lasciare a bocca aperta. Le situazioni al loro interno sono scriptate, trovare la strada è fin troppo evidente anche all’interno di labirinti e la ricerca degli oggetti risulta di una banalità disarmante. Ovviamente queste sono poi aree ricolme di nemici, quindi adatte per evolvere i propri guerrieri attraverso il già analizzato sistema di combattimento. Discorso completamente diverso va invece al comparto sonoro, che presenta una moltitudine di musiche in stile Jpop con un ottimo interscambio tra le diverse versioni disponibili. Per esempio possiamo ascoltare la versione cantata, la strumentale, delle cover della simpatica X e perfino qualche remix. Questa enorme varietà rende sicuramente la colonna sonora una delle parti meglio riuscite dell’intera produzione, rinforzata anche dall’ottimo doppiaggio in lingua giapponese che si lascia ascoltare con piacere. Peccato per la sola presenza di una traccia praticamente in loop continuo all’interno dei dungeon che diventerà piuttosto snervante molto velocemente.
In questa recensione di The Caligula Effect 2 dobbiamo, purtroppo, constatare come il gioco sia veramente poco ispirato perfino nel comparto visivo. I personaggi risultano sì ben designati negli artwork, ma in-game tutto è rappresentato in maniera blanda, generica e senza alcuna reale attrattiva per l’utente. Non aiuta certamente il comparto tecnico, che presenta modelli poligonali e animazioni che sembrano provenire da un gioco per console portatile a basso budget. Il primo episodio per PSVITA fa una migliore figura di questo, sia nel comparto puramente artistico che in quello visivo. Siamo comunque contenti nel vedere che la versione Switch da noi testata non presenti alcun problema di frame rate o glitch di qualsivoglia genere, permettendo così ai giocatori Nintendo di vivere correttamente questa avventura, a differenza del precedente porting.