Ogni progetto artistico o serie TV è disegnato da alcuni tratti distintivi a delinearne non soltanto il carattere estetico e stilistico, ma la sua intrinseca identità. La riconoscibilità di alcuni prodotti resta qualcosa che trascende la dimensione figurativa arrivando a comunicare qualcosa anche in ambiti espressivi differenti da quello di partenza, che si tratti di una storia nata sulle pagine illustrate di qualche fumetto, oppure sul piccolo schermo. Con The Boys Presents: Diabolical ritroviamo tutti quegli elementi che ci hanno fatto innamorare follemente prima del prodotto in formato cartaceo e in seguito della serie TV in corso d’opera su Prime Video, ed è fondamentale sottolinearlo in una recensione, anche perché la follia geniale a disegnare le pagine di Garth Ennis e Darick Robertson qui torna ancora più preminente rispetto alle altre trasposizioni televisive, valorizzata da un impegno estetico del tutto differente rispetto al passato e soprattutto ispirato. Inoltre il prodotto presenta un ampliamento, seppur minino, del materiale trattato fino ad ora, esercitando quindi anche un ruolo minimo nei filamenti narrativi e contestuali in cui i vari personaggi della storia si muovono da sempre.
Cortometraggi folli e geniali
Per chi non lo sapesse stiamo parlando di una serie di cortometraggi animati in arrivo su Prime Video questo 4 marzo, un lavoro molto più studiato di quanto non sembri. Si tratta di una raccolta di 8 corti animati auto-conclusivi in cui è possibile approfondire ulteriormente il mondo in cui abbiamo visto svilupparsi e lottare gli eroi della storia principale, un approccio, questo di The Boys Presents: Diabolical, molto simile a quello che abbiamo visto in The Witcher: Nightmare of the Wolf (questa la nostra recensione).
Un prodotto che quindi si fa estremamente ghiotto per i fan più accaniti della serie e del fumetto, anche se meno interessante per coloro che non hanno mai sentito parlare dell’opera primaria. Ognuno di questi cortometraggi presenta una storia inedita disegnata anche da volti conosciuti in precedenza. Potremmo quasi dire che i vari episodi presentano delle caratteristiche narrative e stilistiche così forti da riuscire ad ammaliare ogni volta per ragioni differenti. Le tematiche trattate poi sono molteplici, e spaziano dalla sofferenza in amore, all’accettazione personale, alla vendetta, all’amore paterno, senza risultare mai banalizzate.
Le storie sono quindi al centro di tutto, accompagnate da un contesto che seppur conosciuto e approfondito presenta sempre nuovi spunti follemente coerenti con l’identità di quanto visto fino a questo momento. La breve durata generale è compensata da uno sperimentalismo sia estetico che narrativo al limite del ragionevole, in senso buono, con momenti, personaggi e sviluppi sempre sopra le righe. Ne fuoriesce un lavoro che nel suo piccolo in realtà ci racconta tantissimo sul mondo stesso di The Boys, sulle sue regole, sulle sue incoerenze e problematiche, ma anche sulle sue debolezze e fragilità, alzando di volta in volta l’asticella della qualità con ogni singolo spunto creativo messo sul tavolo, anche con il più semplice.
The Boys Presents: Diabolical offre agli spettatori due cose molto importanti, un insieme di approfondimenti contestuali e narrativi molto affascinanti e dissennati, e come leggerete in seguito nella recensione, un’elasticità estetica studiata che valorizza ogni cosa. Il tutto accompagnato da una resa generale estremamente scorretta e sboccata in cui alcol, droghe e sesso la fanno da padrona senza risultare in nessun momento fuori corda.
Sperimentazione stilistica
Lo stile è centralissimo nella comunicazione di questo The Boys presents: Diabolical. Non si parla soltanto di storie follemente geniali dai risvolti più improbabili, ma di corti disegnati ognuno con uno stile diverso. Si passa dal corto più legato alla serie a fumetti, a quello in stile Rick e Morty (Justin Roiland ha infatti lavorato al progetto ndr), a quello dai tratti più orientali e classici, alle storie tipo Looney Tunes e molti altri. Questo approccio estetico impreziosisce ulteriormente il prodotto e il materiale trattato innalzando esponenzialmente l’amore verso il progetto e l’impatto sullo spettatore, favorito anche da un cast di rilievo per quanto concerne il doppiaggio in lingua originale (Seth Rogen, Kevin Smith, Simon Pegg, Giancarlo Esposito, Michael Cera, sono soltanto alcuni dei nomi). È importante sottolineare comunque che il tutto s’intreccia più facilmente con lo spettatore che già conosce la serie o i fumetti, con qualche piccola sorpresa al suo interno assolutamente imperdibile se si è fan storici.