The Acolyte: La Seguace Recensione, il “non” risveglio della Forza

Recensione della prima stagione di The Acolyte, ora disponibile su Disney Plus. Ambientata nell'Alta Repubblica, parla di Jedi, Sith e Vergenze.

Martina Lembo
Di Martina Lembo - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
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The Acolyte - La seguace

The Acolyte – La Seguace è la nuova serie TV di punta dell’universo di Star Wars targata Disney +. Mercoledì 17 luglio è stato pubblicato l’ultimo episodio della prima Stagione, che ha lasciato intendere un possibile proseguimento della serie. The Acolyte è ambientato “cento anni prima dell’ascesa dell’Impero“, secondo quanto descritto nel primo episodio, ossia più di 130 anni prima rispetto alla trilogia originale, intorno al 132 BBY. Siamo, pertanto, nell’Alta Repubblica.

Il lato oscuro degli Jedi

The Acolyte si incentra fin da subito su una delle figure più note dell’universo di Star Wars: quella degli Jedi. Apparsi fin da Episodio IV come creature “superiori”, estranee alle emozioni per preservare integra la loro saggezza e portare al livello più alto il loro legame con la Forza, qui vestono un ruolo e delle personalità inaspettati. La serie mette, infatti, in luce gli errori che possono essere commessi dagli Jedi, poiché anch’essi possono provare emozioni, sbagliare e cadere vittima delle tentazioni e dei propri desideri.

Un gruppo di quattro Jedi (Maestro Sol, Maestro Kelnacca, Maestra Indara e il suo giovane Padawan Torbin) è in visita sul pianeta Brendok, che si presume disabitato in seguito al grande cataclisma menzionato come “disastro dell’iperspazio“, quando si imbatte in un gruppo di donne che sta crescendo due bambine gemelle. Guidate da Madre Aniseya, le donne hanno un legame con la Forza e sono descritte come streghe, in possesso di capacità mistiche particolari e rinchiuse in una comunità ristretta che respinge gli stranieri. Il Maestro Sol, una volta individuate le gemelle su Brendok, decide di rompere gli equilibri della sorellanza, intervenendo per poter analizzare il loro legame con la Forza e prendere una delle due bambine, Osha, come sua Padawan.

Ma la sorella Mae si rifiuta di lasciarla andare, e sembra dare il via a un incendio che provoca la morte di Madre Aniseya e di tutte le altre streghe, compresa sé stessa. Questo, almeno, è ciò che appare. Sedici anni dopo, infatti, una ragazza che sembra essere Osha inizia la ricerca dei Jedi presenti su Brendok durante l’incidente, per ucciderli uno alla volta, lasciando il Maestro Sol per ultimo.

The Acolyte

Oltre ai protagonisti delle vicende su Brendok, anche i Jedi che compaiono su Coruscant sono animati da una particolare forma di arroganza, soprattutto i più giovani, che seguono Sol alla ricerca di Osha, ritenuta colpevole degli omicidi e che ha abbandonato la via dei Jedi di sua spontanea volontà tempo prima. In The Acolyte compaiono, quindi, Jedi spinti da emozioni personali, dalla consapevolezza della superiorità della propria forza, dalla vanità per la propria posizione, e Jedi che decidono di prendere ciò che vogliono quando vogliono, rompendo gli equilibri di un’intera comunità e portando avanti una battaglia personale, spacciandola per giusta e pulendola dell’eco egoistica che la avvolge. Nulla succede per caso, e i responsabili sono nascosti dietro candide tuniche e buone intenzioni tanto quanto dietro oscure maschere e lame rosse.

Mancanza di sorprese

Una volta compresa a grandi linee la storia che la serie vuole portare avanti, diventa difficile sorprendersi. Gli eventi si susseguono ad ampio respiro, alternando il tempo presente a flashback del passato per fare luce sulla vicenda di Brendok, narrata da più punti di vista in modo da scoprire gli altarini su quanto realmente accaduto. La storia sembra dipanarsi in modo poco chiaro, senza un punto di arrivo e quasi esistendo indipendentemente dal resto dell’universo di Star Wars, finché non viene nominata una Vergenza nella Forza. Prima di The Acolyte, l’unica vergenza umana nota era rappresentata da Anakin Skywalker, ma su Brendok è presente un altro punto di vergenza.

The Acolyte

Il concetto non è chiaro fin da subito ma, stando a quanto spiegato dal Maestro Sol, una Vergenza è un punto di collegamento con la Forza attraverso cui si trovano tutti i poteri della Forza stessa, e in cui coesistono luce e oscurità. Un punto molto potente, che può essere sfruttato per realizzare cose che altrimenti sarebbero impossibili, e alla cui forza Madre Aniseya ha attinto per creare le due gemelle. Per quanto possa venire apprezzato il riferimento alla vergenza, e per quanto esso rappresenti in effetti una sorpresa nella serie, gli eventi prima e dopo questa scoperta appaiono scarni e sconnessi, con pochi personaggi a portare avanti le azioni.

I dialoghi, in alcuni punti, si scontrano con l’immagine che si vuole dare del personaggio (per esempio, dialoghi molto emotivi messi in bocca ai Jedi). Le menzogne vengono scoperte con conseguenze spropositate, e alcuni eventi possono venire predetti dagli spettatori prima che avvengano, come la rivelazione dell’identità del villain di turno, piuttosto chiara prima ancora che venga calata la sua maschera.

Oscuri desideri nati dalla normalità

Nonostante l’identità del villain in The Acolyte non sia sorprendente, il personaggio è costruito bene e, nel complesso, funziona. La costruzione delle motivazioni che lo spingono ad agire è solida e comprensibile, poiché si tratta di un Sith che ha un punto di partenza positivo e, trovatosi di fronte una barriera dettata da regole opprimenti e senso di inadeguatezza, decide di abbatterla per ripristinare la sua libertà.

Il villain, che viene chiamato genericamente Maestro per buona parte della serie, e che ha addestrato Mae per aiutarla a portare a termine la sua vendetta, è un personaggio controverso. Scatena un senso di empatia nonostante le sue azioni violente, e mette in luce le colpe degli Jedi, non meno crudeli di lui nelle loro decisioni, sebbene più bravi a mascherarle dietro un velo bianco di giustizia.

The Acolyte

L’evoluzione del personaggio è sorprendente: in partenza un nemico senza volto, arriva a essere una fonte di speranza, un Maestro nel vero senso della parola, e si contrappone ai Jedi come due volti della stessa medaglia. Giusto e sbagliato non si distribuiscono su un solo lato. Il tutto viene condito da un’ambientazione curata e costruita nel pieno rispetto dei dettami dell’universo Star Wars. Pianeti e spazio si alternano magistralmente, con paesaggi limpidi e una diversità di ambienti costruita ad hoc per le scene che vi si svolgono.

Un punto di merito va anche a trucco e costumi, variegati ma rispettosi dei canoni del mondo che rappresentano. Sebbene The Acolyte sia un prodotto volto a intrattenere più che a rispettare nel dettaglio la sovrastruttura di regole costruita a partire dalla trilogia originale, la serie è gradevole da guardare grazie a una buona ambientazione e un villain che, da solo, porta avanti buona parte della trama. Il finale inaspettato lascia molti punti di domanda che potrebbero trovare una risposta in una possibile seconda stagione.

The Acolyte - La seguace
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Contributor
Cresciuta a pane e videogiochi, la sua passione per il mondo videoludico è nata negli anni '90 e si è sviluppata, un pixel dopo l'altro, a partire dalla sua prima cartuccia, Pokémon Giallo (che tutt'ora custodisce gelosamente). Laureata in Fisica e specializzata in Tecnologie Avanzate, è una lettrice accanita, adoratrice del MCU, divoratrice di film anni '80, amante dei giochi di ruolo e da tavolo, e cosplayer occasionale. Non resiste al fascino del vintage. Potrebbe capitarvi di vederla setacciare il web alla ricerca di cartucce originali per Atari 2600.