Con l’annuncio di Mortal Kombat 1, tantissimi appassionati di picchiaduro possono vedere il loro genere preferito sotto i riflettori che meritano, perché sono tantissimi i giochi a tornare in questo periodo. Ma parliamo della trinità che rende speciale il genere del fighting game: ci stiamo riferendo a Street Fighter, Mortal Kombat e Tekken, e del perché tutti li stanno aspettando con così tanta ansia.
Il ritorno dei giganti
Tekken 8, Street Fighter 6 e ora Mortal Kombat 1 segnano il ritorno di una trinità che ha iniziato a comandare dagli anni ottanta e novanta, per poi avere un periodo di declino durante la generazione PlayStation 3 e un momento di pausa enorme per via della pandemia da Covid-19. Certo, abbiamo avuto dei momenti di puro divertimento con l’uscita di Super Smash Bros. Ultimate, o titoli sportivi che mettono al centro dell’attenzione alcuni sport da combattimento (come le IP dedicate a UFC e WWE 2K), senza dimenticare i numerosi giochi gratuiti che hanno permesso a tutti di provare il genere.
Perché parliamo di “provare il genere”? Bisogna tenere a mente che, se per chi vive di videogiochi conoscere una quantità relativamente grande di picchiaduro è normale, per i giocatori più casual è molto difficile, fatta eccezione dei titoli più mainstream. Insomma, la situazione è abbastanza controversa da questo punto di vista, perché il genere si trova perfettamente al centro di un equilibrio fatto di casual e hardcore gamer.
Prendendo come esempio la serie Tekken, si sa che Eddie Gordo è un personaggio dalle combo molto particolari, eppure molto spesso viene usato da chi ha molta meno dimestichezza coi comandi, perché si riescono a concatenare delle combo anche “premendo i tasti a caso”. Ma se lo stesso personaggio viene scelto da un giocatore molto più navigato, il sistema di combo renderà impossibile vincere per l’avversario. Il risultato? Sia il casual, sia l’appassionato riescono a strappare la vittoria, cosa che in altri generi non è possibile raggiungere.
Infatti, iniziando ad analizzare proprio questo aspetto dei tre giochi nominati all’inizio, possiamo dire che gli sviluppatori abbiano compreso questa potenza del picchiaduro e abbiano iniziato a lavorarci su, in modo che chiunque possa mettere le mani sul controller e avere le stesse probabilità (si fa per dire) di vincere. Un esempio pratico? Street Fighter 6 ha due sistemi di comandi diversi: classico e moderno, proprio per “separare” il giocatore con più esperienza e quello con meno esperienza. Infatti, nel secondo caso sarà più facile concatenare le combo ed è un ottimo inizio per chi ha sempre visto i picchiaduro come un muro invalicabile.
Passato e futuro non devono scontrarsi
Bisogna ammettere tuttavia, che sentire dell’uscita di un nuovo Tekken, di un nuovo Street Fighter e di un nuovo Mortal Kombat è molto strano, e questo movimento come ogni cosa ha più aspetti da considerare. Da un lato è molto interessante il fatto che proprietà intellettuali esistenti da più di 20 o 30 anni continuino a esistere sul mercato videoludico, generando anche un enorme quantitativo di aspettative con un solo trailer in CGI, e significa che medium e il giocatore medio sono cresciuti. Inoltre è sempre bello vedere qualcosa della propria infanzia o adolescenza tornare, perché fa sognare il ragazzino – o la ragazzina – che è in noi.
Quindi possiamo dire che c’è un enorme effetto nostalgia, un’arma a doppio taglio che però in questo caso non rischia di danneggiare così tanto, come nel caso di alcuni remake o remastered di altri titoli. Questo anche grazie ad un fattore di sequenzialità da non sottovalutare, unito a un altro valore aggiunto di cui vi parleremo tra poco.
Un monte insormontabile?
Iniziamo la conclusione con una domanda: è mai possibile che per circa 30 anni abbiamo visto dominare Tekken, Street Fighter e Mortal Kombat senza mai aver mai visto qualcosa che riesca a raggiungere quest’Olimpo? In questi anni nessun titolo picchiaduro, fatta eccezione di Super Smash Bros. Ultimate che rimane relegato alla sfera Nintendo, è riuscito anche solo a sfiorare quella trinità che sembra davvero sacra.
Ma ecco qui la forza in gioco più forte di tutte, che riesce a superare perfino la nostalgia di stage e personaggi storici: la qualità ludica in constante progresso. Sì, perché Tekken, Street Fighter e Mortal Kombat non hanno solo dalla loro parte un esercito di giovani adulti che li seguono, ma sono anche quei giochi che riescono a convivere tra di loro perché hanno tutti idee diverse sul come creare un picchiaduro di successo, e le modificano anche col tempo.
Basti pensare alla “semplice” evoluzione del movimento tridimensionale su Tekken 4. Ognuno di questi giochi ha dalla loro uno o più elementi che li rendono identificabili e distinguibili, così da creare una sorta di catena che pare impossibile da distruggere, a meno che non arrivi una nuova idea che rivoluzioni il genere.
Possiamo quindi affermare che non si tratti di un vero e proprio ritorno al passato, in quanto nonostante ci siano personaggi già visti e che ci siano dei ritorni importanti in alcuni roster, la vera attrattiva di questi tre capisaldi del genere è la loro qualità che, nonostante un periodo davvero pessimo, hanno saputo ricostruirsi, reinventarsi e adattarsi al mercato videoludico moderno, così da poter mostrare ancora a tutti chi è il più forte sul ring.