La serie Taiko no Tatsujin è un’icona nel panorama dei rhythm game. Da sempre ha rappresentato sì una produzione rigorosamente e volutamente di nicchia, ma negli ultimi anni, con una serie di iterazioni sempre più interessanti, ha iniziato a fare breccia nell’interesse di un numero ancora maggiore di giocatori. Con Rhythm Festival, finalmente disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC, Bandai Namco espande il suo pubblico portando una serie di introduzioni per l’accessibilità e aggiungendo interessanti novità sul fronte ludico. Tuttavia, non tutto ciò che abbiamo avuto modo di giocare si è presentato in modo perfetto, e alcuni dettagli potrebbero far storcere il naso a chi conosce già la serie o, peggio, a chi ci si avvicina per la prima volta.
Un gameplay classico che non delude
Il cuore pulsante di Rhythm Festival rimane fedele alla formula che ha reso celebre la serie: colpire le note “Don” (rosse) e “Ka” (blu) seguendo il ritmo delle canzoni. Che si utilizzi un controller tradizionale, una tastiera, o il magnifico tamburo dedicato, il gameplay rimane come sempre incredibilmente intuitivo e accessibile, ma offre una sfida significativa ai livelli di difficoltà più alti.
La risposta ai comandi durante il gameplay è generalmente fluida, e la curva di apprendimento resta ben calibrata permettendo ai nuovi giocatori di ambientarsi, mentre i veterani troveranno pane per i loro denti nelle tracce più complesse. Una delle novità più interessanti è l’introduzione di una modalità di personalizzazione del gameplay, che consente di modificare il posizionamento delle note e la velocità del loro scorrimento. Questa opzione, rivolta soprattutto ai giocatori più esperti, aggiunge un livello di personalizzazione che mancava nei capitoli precedenti.
Le modalità e la “Grande Battaglia dei Tamburini”
Oltre alla classica modalità Taiko, che consente di scegliere una canzone e suonarla da soli o con amici, Rhythm Festival introduce alcune novità decisamente degne di nota. Tra queste c’è la “Grande guerra dei tamburini”, una modalità competitiva in cui i giocatori si sfidano in tempo reale, accumulando punti per sfoderare giocattoli da combattimento che mandano effetti che disorientano o rendono la partita più difficile per l’avversario. Questo formato introduce una dimensione strategica, è vero, ma molto semplice da comprendere e padroneggiare, anche dopo una sola partita. Difatti, è importante anche utilizzare al meglio bonus e abilità speciali che influenzano il punteggio.
Oltre questa, è presente “La band di Don-chan” dove quattro giocatori dovranno collaborare per completare una canzone assieme utilizzando strumenti differenti. In questo caso, ognuno dovrà giocare la sua porzione del brano, che talvolta può collegarsi direttamente a quella di altre persone rendendo il fattore cooperativo centrale nell’esperienza. Analogamente alle due modalità appena citate, c’è infine il “Corri! Dojo ninja” che rappresenta un incontro tra le altre: quattro giocatori competono tra di loro, lanciandosi malus a vicenda e combattendosi per completare la canzone con il miglior risultato possibile.
Sebbene siamo amanti dell’esperienza single-player di Taiko no Tatsujin, e dubitiamo di mettere mani spesso su queste tre modalità, dobbiamo ammettere che molti utenti potrebbero apprezzare queste dinamiche molto più party rispetto ai canoni classici della serie. Queste tipologie di sfide rappresentano, a nostro avviso, un ottimo modo per rinfrescare le modalità puriste del franchiste, offrendo quel tocco di novità che farà piacere a molti.
Per chi è più legato al single-player c’è la modalità Storia, ambientata a Omiko City, che offre un contesto narrativo leggero ma piacevole. Don-chan e Kumo-kyun guidano il giocatore in una serie di missioni legate ai tamburi, sebbene chiaramente il vero fulcro dell’esperienza rimane il gameplay ritmico. Ciò che ci ha interessato particolarmente è che la progressione nella “storia” avviene tramite un sistema simil-battle pass, dove l’ottenimento di esperienza farà apparire dei dialoghi man mano che si raggiungono certi livelli. Tuttavia questa introduzione non brilla di certo per originalità e importanza nell’impianto ludico complessivo, seppur rappresentando un gradito diversivo che accompagna il giocatore nelle varie partite.
Un repertorio musicale ampio, ma frammentato
La colonna sonora è da sempre uno dei punti di forza della serie, e Rhythm Festival non fa eccezione. Il gioco include 76 brani di base, spaziando tra generi come pop, musica classica, colonne sonore di anime e videogiochi. Tuttavia, il vero problema è rappresentato dal modello di monetizzazione. Molti brani iconici, inclusi quelli più richiesti dai fan, sono però bloccati dietro un sistema di DLC o addirittura come sottoscrizione al servizio Taiko Music Pass.
Questo abbonamento mensile consente l’accesso a oltre 500 brani aggiuntivi, ma solleva dubbi sulla politica dei contenuti. Non solo il costo potrebbe risultare proibitivo nel lungo periodo, ma frammenta l’esperienza musicale, rendendo il gioco base meno completo di quanto ci si aspetterebbe. Per un titolo che si presenta come una celebrazione del ritmo, questa scelta rischia di alienare parte del pubblico.
Prestazioni e adattamenti tecnici
Andando a parlare dell’opera da un punto di vista tecnico, analisi tutt’altro che superflua per i puristi del genere, dobbiamo dire che Rhythm Festival offre prestazioni solide sul fronte del gameplay, ma con alcune sfumature. Su Xbox Series X|S e PC di fascia medio-alta, il gioco gira fluidamente con tempi di caricamento ridotti e una resa grafica vivace e colorata, in linea con lo stile arcade della serie. Tra l’altro, Bandai Namco ha finalmente aggiunto il supporto a monitor a 120hz, una feature che i giocatori veterani chiedevano da moltissimo tempo.
Ciò che non abbiamo apprezzato affatto sono però caricamenti troppo frequenti e talvolta ingiustificati, nonché una fastidiosissima latenza all’interno dei menù, che abbiamo riscontrato sia su console che su PC. All’interno delle partite, al contrario, non abbiamo incontrato alcun tipo di input lag, fortunatamente.
Tuttavia, il supporto ai controller e periferiche è un punto controverso. L’assenza di un tamburo Taiko ufficiale per Xbox e PC chiaramente limita moltissimo l’esperienza per i puristi, che potrebbero sentirsi “incompleti” giocando con controller tradizionali o tastiera. Alcuni produttori di terze parti offrono tamburi compatibili, ma la loro qualità e disponibilità possono variare, lasciando i giocatori incerti su quale sia la scelta migliore.
Una direzione artistica che fa centro
Dal punto di vista visivo, Rhythm Festival rimane una festa per gli occhi. I personaggi e le animazioni sono vivaci, con un’estetica che richiama le radici giapponesi della serie. Le schermate dei menu, le transizioni tra le modalità e gli effetti visivi durante il gameplay sono tutti ben progettati, creando un’atmosfera festosa che coinvolge fin dal primo momento. Tutto, di fatti, rende omaggio al concetto di “Festival” da cui l’opera prende il nome.
Anche la colonna sonora si abbina perfettamente all’estetica del gioco, con tracce che riescono a trasmettere la sensazione di una celebrazione musicale continua. Tuttavia, ammettiamo che il design del menu potrebbe risultare un po’ confusionario, soprattutto per i nuovi giocatori, con troppe opzioni presentate senza una gerarchia chiara.
Un punto di merito per Bandai Namco è l’attenzione all’accessibilità. Rhythm Festival include opzioni per i giocatori con disabilità, e come già fatto in passato è presenta la possibilità di modificare la velocità delle note o di attivare modalità assistite. Inoltre, il gioco offre un tutorial dettagliato che spiega le basi del gameplay, rendendolo ideale anche per chi si avvicina per la prima volta al genere.
Tuttavia, l’esperienza potrebbe essere migliorata ulteriormente con un sistema di progressione più gratificante. Mentre le modalità competitive e le classifiche online aggiungono un certo livello di sfida, manca un senso di evoluzione personale che spinga il giocatore a migliorarsi nel tempo.