Pochi giorni fa quando hanno finalmente annunciato la tredicesima rigenerazione del Dottore, personaggio protagonista della storica serie Doctor Who, mi trovavo in treno e stavo attendendo l’evento con una certa emozione. In realtà inizialmente avevo pensato di non rovinarmi la sorpresa e aspettare Natale per scoprirlo, ma da quando esiste Facebook nessuno di noi è al sicuro e nemmeno il plug-in anti spoiler più potente del mondo mi avrebbe potuto salvare dall’inevitabile. Ma ero comunque contenta della notizia, data la mia passione per la serie, eppure provavo anche un po’ di paura. Non è mai facile accettare l’addio di un Dottore, ma in quel momento sentivo che sarebbe successo qualcosa di particolarmente rumoroso.
E infatti, è accaduto.
Il nuovo Dottore è una donna!
Jodie Whittaker, mi dispiace tanto! Sei proprio la persona giusta al momento giusto e nella serie giusta. Eppure non tutti gli utenti sono felici di vederti. Il motivo? “Il Dottore è sempre stato uomo, quindi lei non la voglio!“. Purtroppo la sensazione che stavo provando mentre attendevo il trailer di presentazione si era avverata ed è emersa nuovamente una domanda, la stessa, che mi pongo da molto tempo. Perché il genderswap (solitamente da maschio a femmina e non viceversa) viene così tanto messo alla gogna, anche quando non dovrebbe esserlo come nel caso di Doctor Who? Il Dottore ha la possibilità di cambiare aspetto una volta ferito mortalmente, per continuare a vivere in una nuova forma. Sin dalla serie classica è stato sempre messo in chiaro che lui avrebbe potuto rigenerarsi anche in una donna. Quindi perché molti sono indignati? D’altronde questo cambiamento è perfettamente coerente con la serie e con il personaggio. Gli utenti non amano i cambiamenti radicali? Forse, ma sono convinta che il problema sia molto più antico e radicato nel tempo. La vera domanda è: perché le figure femminili (che siano videogiocatrici, lettrici o semplicemente personaggi fittizi) nella cultura nerd non sono ancora completamente accettate?
Vedo già un folto gruppo di ragazze arrabbiate sotto casa mia, ma senza girarci troppo intorno c’è da dire una cosa scomoda: il mondo nerd (espressione che detesto, ma userò spesso) è sempre stato associato al sesso maschile. Almeno fino a qualche anno fa, quando si parlava di nerd veniva subito in mente un ragazzetto un po’ sfigato, spesso defilato, grande giocatore di videogiochi e giochi di ruolo, molto intelligente e vestito con camicie e pantaloni da suicidio sociale. Da qualche tempo la situazione è cambiata ed alcune passioni associate a questo “personaggio” sono diventate di gran moda. Questo ha scatenato le ire dei sedicenti “veri nerd” (vi giuro, usare questi epiteti mi fa tornare alle medie) i quali non accettavano che la loro ristretta cricca si allargasse così. In molti dicono che qualcosa di simile non è mai accaduto, eppure non sanno che negli anni 70 grazie al successo di un signore chiamato Woody Allen, i nostri amichetti occhialuti hanno avuto la loro rivincita. Quindi c’è sempre un periodo di recessione e poi di splendore. Ma stavolta è diverso. C’è un nuovo fattore che sta un po’ scomodo, ovvero l’inclusione del sesso femminile all’interno di questa categoria.
Nel corso degli anni i personaggi femminili nella cultura nerd, e in particolare nei videogiochi hanno subito un’evoluzione notevole. Siamo passati da “la principessa da salvare” a Santa Lara Croft, seguita da molte altre figure forti e molto lontane dal tipico stereotipo femminile che ci vuole deboli e indifese. L’introduzione di questi personaggi, in tempi non sospetti, ha attirato anche noi piccole mocciose con le (orrende) trecce infiocchettate da mamma. Confesso, amavo indentificarmi in personaggi come Sniper Wolf o Samus Aran, pur essendo due donne coraggiose e abili, ovvero tutto l’opposto della ragazzina deboluccia e frignona quale ero. Però erano altri tempi e noi ce ne stavamo rintanate nel nostro angolino, per paura di essere accusate di eresia e messe su un rogo fatto di pad e libri di Asimov. Da qualche tempo a questa parte le cose sono cambiate e anche le donne hanno cominciato ad avere un ruolo in questo vasto universo. Se prima la Principessa Leia non ha mai posseduto una spada laser pur essendo sensibile alla Forza, ora abbiamo Rey che fa vedere le stelle a Kylo Ren. Anche grazie a loro molte altre ragazze si sono avvicinate alla fantascienza e ai videogiochi, ma esattamente come per tutte le persone che si sono appassionate a tutto ciò “per moda”, come se fosse il peggiore dei peccati, anche loro sono state spesso giudicate. Facendo un quadro generale dei vari giudizi affibbiati al gentil sesso possiamo dire che le appassionate veterane vengono definite incapaci a priori, mentre le nuove arrivate sono semplicemente insultate gratuitamente. Per questa ragione molte ragazze tendono ad auto-ghettizzarsi. E’ quasi un meccanismo di difesa. Infatti, credo che la creazione dell’espressione gamer girl sia certamente un modo accattivante per attirare pubblico nel bene e nel male, ma anche una via per affermare l’identità femminile in una cultura tipicamente maschile che non ci ha dato (e non ci dà) vita facile.
Tutto quest’odio è strettamente collegato a uno stereotipo da cui non riusciamo a liberarci: ogni genere ha delle regole da seguire. In queste regole di cartapesta ci sono anche delle passioni associate esclusivamente a maschi o femmine. D’altronde sin da bambini il rosa è per le femminucce e l’azzurro per i maschietti; mio nipote gioca a pallone e tua figlia gioca a fare la mamma; i Tansformers per Antongiulio e Sbrodolina per Maria Oronza. Così i videogiochi sono “roba da uomini” e tu donna và a fare shopping. Credo che nel 2017 non possiamo più permetterci di rimanere ancorati a una mentalità vecchia ed inutile. Con la parità possiamo solo guadagnarci tutti. Anche perché, se vogliamo pensarla in maniera molto cinica e gelida, cercare di includere tutti i generi in qualsiasi campo può solo incrementare pubblico e guadagni. Così come l’arrivo di un Dottore di sesso femminile. Una ventata di novità che fa guadagnare qualche bigliettone in più al mercato e qualche punto in più alla parità (sempre che le trame delle puntate siano ben scritte, ma questa è un’altra storia). Alla luce di tutto questo possiamo dire che la parità dei sessi sta cominciando a fare tendenza, quindi che c’è di male? Dobbiamo veramente continuare a criticare il mercato dell’intrattenimento solo perché ha deciso di cavalcare l’onda girl power? Di certo non stanno promuovendo la bomba nucleare o il terrorismo. Perché scaldarsi tanto per una rigenerazione femminile? Magari, andando avanti così molte cose possono cambiare, ad esempio non ci sarà più una divisione tra team maschili e team femminili nei tornei di eSports, o gli utenti la smetteranno di insultare le povere streamer su Twitch solo perché sono donne e magari anche attraenti.
Tranquilli ragazzi, nessuna di noi vuol dimostrare che le donne sono meglio degli uomini e gne gne gne, anche perché in questo caso non si parlerebbe di parità ma di schifosa misandria. Sarebbe semplicemente sessismo in risposta ad altro sessismo. Quindi, è arrivato il momento di fare un pochino di spazio nel vostro tavolo nella mensa della scuola e includere anche noi nelle “vostre” conversazioni.