Chiesa, Stato, criminalità organizzata, una lotta ai massimi livelli per la spartizione del potere nella città eterna dove tutto si concentra e tutto si decide segretamente. Prima serie tv italiana prodotta da Netflix con Cattleya e Rai Cinema, sarà in onda sulla network TV in rete più grande al mondo, dal prossimo 6 ottobre. Una produzione importante per il nostro Paese, sia per la visibilità che questo prodotto avrà a livello internazionale, sia per l’apertura all’interno di una frontiera innovativa per l’audiovisivo. Sono anni ormai che i crime thriller che parlano delle più grandi organizzazioni criminali nostrane hanno un successo smisurato per il pubblico italiano ed estero (vedi Gomorra e Romanzo Criminale, prodotti della Cattleya stessa), e Suburra “la serie” cavalca quest’onda: dopo il film omonimo del 2015, è pronta a sorprendere con dieci intense puntate che non sono altro che il prequel del film stesso.
La serie s’ispira a eventi reali e narra una vicenda che si svolge in venti giorni, giorni che precedono le dimissioni del sindaco (anno 2008), durante i quali l’imminente esigenza delle organizzazioni criminali di chiudere un gigantesco affare sul litorale romano entro quella data, porterà ad accelerare tutti i processi di corruzione possibili ed immaginabili. La Mafia deve entrare nella Capitale, e a condurre questo grande affare è “Samurai” (Francesco Acquaroli), un ex esponente della “Banda della Magliana” che amministra Roma con la sua rete di criminalità, in grado di mettere a bada guerre tra bande criminali, corrompere politici, muovere pedine e uccidere quando ce n’è bisogno. A disturbare i piani del pericoloso fuorilegge sono tre giovani con origini, ambizioni e passioni diverse, che stringono un’alleanza segreta per riuscire ad ottenere potere da soli senza bisogno delle loro famiglie.
Aureliano Adami “Numero 8” (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara) e Lele (Eduardo Valdarnini), formano una società criminale dopo un incontro causale che li mette davanti alla possibilità di ricattare un prete e ricevere un grande compenso per celare il segreto che loro stessi custodiscono. Inconsapevoli di tutto quello che si sta muovendo intorno alla curia proprio in quei giorni, inizieranno quest’avventura che li unirà ma che allo stesso tempo li porterà ad affrontare pericoli, tradimenti, pressioni, ricatti, omicidi. Sono loro i veri protagonisti della serie, le loro storie s’intrecciano a più livelli e sono il traino di tutte le puntate. Ognuno di questi tragici eroi ha un grande conflitto interiore, ed un mondo familiare da affrontare con tutte le proprie forze.
Altro personaggio chiave della serie è la Sig.ra Monaschi (Claudia Gerini) revisore contabile del Vaticano che si troverà al centro di trame e ricatti che la porteranno a compiere gesti estremi e al di fuori della legalità. “Proprio quando pensi di essere il re, Roma ti mette in ginocchio, e ti ricorda che nessuno può comandarla… ma al limite può amministrarla”, come dice il Samurai in una battuta che rimarrà famosa durante l’arco della serie.
La trama non è complessa e i personaggi non sono sviluppati in profondità, sarà una serie che dividerà il pubblico a metà: sicuramente chi ha apprezzato il film verrà catturato dalla storia e da tutti i colpi di scena che la contraddistinguono. Difficile esprimere un giudizio, asserire che poteva essere fatto tutto meglio è rigorosamente semplicistico, interfacciarsi con un pubblico internazionale non è una missione facile e gli autori di Cattleya sanno sicuramente svolgere il loro mestiere. A livello internazionale potrà catturare e affascinare fans che hanno amato prodotti come Narcos o Peaky Blinders.
Una serie ricca di azione, che s’immerge nel punto di vista di criminali inseguiti solamente dai loro avversari e non dalla Polizia, che appare molto poco ed è sempre in secondo piano, non c’è detection, ma solo trame sottese nei bassifondi, nel mondo sotterraneo, segreto, invalicabile quello della criminalità ad alti livelli, dove la legge viene fatta dai fuorilegge.
Prodotto “made in Italy” che purtroppo non è ancora al pari di altre serie prodotte a livello internazionale, ma che sicuramente è un primo esperimento al quale auguriamo di avere successo proprio perché potrà dare linfa vitale al nostro mercato e magari ricevere lo stimolo giusto a perfezionare alcuni aspetti tecnici come la regia, la scrittura e la recitazione. Da sottolineare l’interpretazione di Alessandro Borghi, ammirevole anche il lavoro di Giacomo Ferrara: Spadino è un bel personaggio, e dopo aver visto la serie rimpiangerete che nel film venga ucciso dopo pochi minuti.
Tre i registi che hanno lavorato agli episodi, Michele Placido (Romanzo Criminale, Vallanzasca – Gli angeli del male), Andrea Molaioli (La ragazza del lago) e Giuseppe Capotondi (La doppia ora), sia esperienza che innovazione, un mix sicuramente apprezzabile, che parte dal passato ma ha uno sguardo al futuro.
La serie non approfondisce a livello di cronaca i fatti criminali, piuttosto si concentra sulla fascinazione dei personaggi e da tutte le storie che li portano a compiere le azioni più impensabili per impadronirsi del potere dal basso, per emergere dalla suburra.