Dopo una pausa dalla serie non indifferente, durata circa 7 anni, e un paio di nuovi titoli passati leggermente in sordina, Firefly Studios ha finalmente proposto al pubblico un nuovo capitolo del loro marchio di punta: Stronghold Warlords. Durante il corso degli anni la serie Stronghold è cresciuta, ha subito variazioni e cambiamenti significativi, ma nonostante le diverse migliorie difficilmente sono stati raggiungi di nuovo gli standard – tra qualità e pubblico attirato – che avevamo visto ai tempi di Stronghold Crusader nell’ormai lontano 2002. Gli esperimenti sono stati molti, tra MMO e nuove IP, ma con questo Warlords sembra che per certi versi lo studio londinese abbia voluto fare un passo indietro, rispolverando alcune immediate meccaniche divenute leggendarie col già citato Crusader (il primo, non il secondo), e inserendo alcune piccole grandi differenze dedicate a questo nuovo setting: l’Asia orientale.
Tra risaie e sale da the
Dopo averci fatto versare sangue nemico sui campi di battaglia europei, per poi passare alle desertiche zone dell’Asia occidentale durante le Crociate, stavolta Firefly Studios impronta il suo nuovo gioco nella parte dell’asia più nota, dove usi e costumi sono decisamente diversi da quelli a cui siamo stati abituati. Eccoci quindi a giocare con popolazioni indigene Vietnamite, ma anche con le più famose popolazioni Cinesi, Giapponesi e Mongole. In questo setting è chiaro che alcune cose siano diverse, e tali cambiamenti hanno contaminato sia alcune meccaniche di gameplay (con alcune nuove che sono state introdotte), sia le effettive materie prime con cui dovremo supportare la nostra popolazione. Le campagne standard che Stronghold Warlords ci mette di fronte sono in totale 4, con 6 missioni ciascuna, per un totale di 24 missioni di storia che non vi dispiacerà affatto giocare. Lì dove le truppe tra i vari paesi non vedono caratterizzazioni particolarmente esagerate a distinguerli, viene in aiuto la presenza di personaggi storici realmente esisti a dare sapore alle vostre partite.
In aggiunta a queste 4 dedicate ognuna ad una fazione, è affiancata una quinta campagna da 7 missioni, chiamata “Cammino della Pace“, che vede come punto di riferimento lo Scriba, nella quale nelle sue vesti dovremo fare del nostro meglio per gestire le proprietà: insomma, potremmo definirla una campagna economica. Al contrario delle classiche missioni, in cui gli obiettivi sono più disparati, queste ci impongono spesso di accumulare scorte entro un determinato periodo di tempo, pena il fallimento.
Oltre al Tutorial e alla sezione delle suddette missioni narrative, il gioco possiede ovviamente anche altre modalità. In primis segnaliamo la Schermaglia, che vi permetterà di creare delle partite personalizzate, scegliendo come al solito sia la mappa, sia i nemici, sia la disparità e l’equilibrio delle risorse iniziali. Viene confermata poi la classica Costruzione Libera, dove allenarsi e far prosperare in una mappa prestabilita la propria città, gestendone l’economia e la produzione nel modo che si preferisce. Infine, ma non per importanza, troviamo il Multiplayer. Nei match multigiocatore la sfida sarà decisamente ostica, soprattutto perché i fedelissimi della serie di Firefly ricordano bene come si gioca… ed essere velocissimi nel gestire le risorse e creare le proprie difese sarà essenziale per non essere brutalmente sconfitti in battaglie lampo. Ovviamente, come tradizione vuole, sarà possibile scaricare e giocare anche le mappe create dalla community.
Onore, lame e fuochi d’artificio
La campagna dedicata ai Vietnamiti sarà quella più semplice e dalle missioni più brevi, e ci introdurrà alle meccaniche base del gioco, sia quelle più classiche, sia quelle più peculiari inserite in Stronghold Warlords. Se avete già avuto modo di giocare ai precedenti tioli della serie Stronghold, o anche solo al primo Crusader, non avrete troppa difficoltà ad ambientarvi col gameplay, ma sappiate che sarà così anche se siete nuovi giocatori: il menù di gestione è rapido e intuitivo, così come è rapida la costruzione degli edifici (immediata).
Questo però presenta diverse chicche da non sottovalutare, soprattutto se si pensa al setting di gioco. Come sempre per essere popolari dovremo fornire cibo in quantità e varietà, ma lì dove per il contorno eravamo abituati alla sola spiritualità e alla birra, qui entrano in gioco diversi beni primari ad arricchire la scacchiera: ad esempio, avremo anche coltivazioni di the e sale da the, ma anche bachi da seta e botteghe per l’abbigliamento, tutti fattori che influiranno nel bene e nel male nella popolarità del sovrano. Per la prima volta nel brand inoltre, veniamo in contatto con delle armi che fanno utilizzo di polvere da sparo, un piccolo ma importante dettaglio che imparerete – in linea di massima – presto a sfruttare a vostro vantaggio.
Ma qual è la vera e grande novità introdotta in Stronghold Warlords? Proprio loro, gli omonimi Signori della Guerra. Come è risaputo, le terre asiatiche nel periodo feudale erano disseminate di signori e padroni con diversi possedimenti, o proprietà, o dinastie. All’interno delle missioni potremo non solo quindi avere a che fare col nemico di turno, ma anche con loro, che potremo farci alleati – usando forza o diplomazia – o che potranno essere conquistati dal nostro avversario. La diplomazia è infatti un altro punto cardine in questo gioco, nonché una sorta di valuta: ne guadagneremo col tempo, ma anche con edifici appositi (come ad esempio il Consolato), e potremo utilizzarla per mercanteggiare o supportare i Warlords che saranno dalla nostra parte. Su una mappa che potremo controllare a nostro piacimento, potremo sia gestire lo stato dei possedimenti, sia tali transazioni. Vi accorgerete presto che tali posizioni di dominio sulla scacchiera del gioco saranno a dir poco essenziali.
Come avete visto anche dalle foto, l’intera esperienza è completamente tradotta in italiano, e in modo impeccabile, ci teniamo ad aggiungere. Peccato quindi constatare che non sia stato avvicinato anche un doppiaggio dello stesso tipo, come quello che ai tempi divenne iconico proprio tra le terre desertiche di Crusader. La voce del nostro Scriba sarà quindi la stessa in inglese per tutte le fazioni, così come quella dei personaggi importanti e delle semplici truppe (che avranno sempre qualcosa da dire quando si sposteranno, attaccheranno e così via). Il comparto audio del gioco si chiude con effetti sonori e temi musicali che compiono il loro lavoro senza infamia e senza lode. Quello tecnico non presenta eccessivi problemi, anche se a livello grafico si poteva spingere ancora di più sull’acceleratore (nonostante ci sia la possibilità di gestire la telecamera in modo totalmente libero a 360° e con lo zoom).