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Squid Game e oltre, i k-drama alla conquista del mondo

Nel corso degli ultimi anni, Netflix ha saputo creare e rincorrere un gran numero di tendenze, raggiungendo l’apice del successo con spettacoli completamente differenti tra di loro. Non è un caso se, ultimamente, la piattaforma streaming abbia deciso di investire sulle produzioni (originali e non) orientali e, nello specifico, su film e serie televisive coreane. Tra queste ad esempio c’è anche Squid Game (di cui potete trovare qui la nostra recensione), il nuovo ed intrigante show ideato dalla fantasia di Hwang Dong-hyuk (The Fortress, Miss Granny, Silenced) che ha inaspettatamente conquistato il pubblico e raggiunto dei risultati davvero incredibili.

A poco più di dieci giorni dalla sua data d’uscita ufficiale, Squid Game ha raggiunto la vetta della celebre piattaforma streaming, superando alcune attesissime produzioni come la terza stagione di Sex Education, precedentemente in prima posizione. Ma che cosa ha scatenato l’incredibile successo di Squid Game? E in che modo la serie televisiva di Hwang Dong-hyuk è riuscita a raggiungere dei risultati mai registrati in precedenza su Netflix per quanto riguarda il vasto panorama dei k-drama?

Squid Game

 

I k-drama alla conquista del mondo

Prima di iniziare ad analizzare i motivi dell’incredibile successo di Squid Game, è necessario comprendere maggiormente il vasto mondo di opere dalla quale la serie riesce ad emergere completamente. Che cosa sono i k-drama? I drama coreani (o k-drama, appunto) sono un formato di serial televisivo sudcoreano che tratta, per la maggioranza dei casi, di temi drammatici, romantico-sentimentali, scolastici, a volte comici. Nel corso degli ultimi anni, sfruttando sapientemente la Hallyu (ossia l’incremento della popolarità globale della cultura sudcoreana iniziata a partire dagli Anni Novanta), questi hanno rapidamente raggiunto un pubblico mondiale, scalando le vette delle classifiche e dando ufficialmente il via ad una nuova corrente di riferimento.

Una volta tangibile, infatti, questa incredibile onda di successo è diventata praticamente inarrestabile. Questo discorso parte dalla musica, dove basta immaginare la fama raggiunta da Gangnam Style di Psy o, più recentemente, del rapido diffondersi del k-pop, con i BTS e le Twice sempre in vetta alle classifiche, e raggiunge con facilità il vasto panorama del cinema. Nel 2019 Parasite, la pellicola diretta da Bong Joon-ho, ha conquistato l’intero mondo e ha fatto la storia, diventando il primo lungometraggio non in lingua inglese a portarsi a casa, tra le altre cose, la candidatura e la statuetta come Miglior Film ai Premi Oscar del 2020.

Squid Game

Allo stesso tempo, i k-drama sono riusciti a diffondersi ovunque, prima utilizzando i fansub e successivamente grazie ad alcuni tra i più celebri servizi di streaming. Qui entra in gioco Netflix, che dal 2018 si sta impegnando per aggiungere regolarmente contenuti di questo genere al suo catalogo, aumentandone ulteriormente la notorietà grazie agli adattamenti localizzati e ai  sottotitoli in più lingue. Squid Game, infatti, è solo una delle tante produzioni che sono state rese disponibili in tutto il mondo attraverso la piattaforma e, anche se è uscita da circa dieci giorni, ha già infranto ogni record. Ma a che cosa deve tutto questo successo?

La popolarità della nuova serie coreana di Netflix può essere attribuita in gran parte al modo in cui, utilizzando un approccio completamente diverso rispetto a quello che è stato usato fino ad oggi, analizza ed espone pubblicamente i problemi della società attuale e del capitalismo. Sotto questo punto di vista, sia Squid Game che Parasite si basano sull’evidenziare l’enorme disuguaglianza tra ricchi e poveri che, all’interno del gioco, possiamo quasi paragonare a vincitori e vinti. Hwang Dong-hyuk e Bong Joon-ho utilizzano due metodi molto diversi per mettere in scena queste problematiche, ma entrambe le produzioni sono ricche di una profonda violenza fisica e psicologica e mettono gli spettatori di fronte allo stesso quesito: cosa si è disposti a fare per cambiare la propria tragica situazione?

Una società di vincitori e vinti

Squid Game utilizza dei tradizionali giochi per bambini, che hanno regole semplici ed intuitive, e che in poche parole possono essere capiti da tutti, per dipingere con intensità il dramma di vivere in un mondo profondamente colpito dalle disparità socio-economiche. Per chi non lo sapesse, la serie Netflix mette in scena un terribile gioco mortale dove un gruppo di 456 giocatori si trova a rischiare la propria vita per vincere una grande quantità di denaro. Tutti i concorrenti sono stati pescati dai margini della società e, nonostante siano i testimoni inermi di una brutale carneficina, continuano ad inseguire il sogno di raggiungere il montepremi e di poter finalmente cambiare la loro esistenza.

Squid Game Recensione

Tra questi c’è Seong Gi-hun (Lee Jung-jae) un uomo di mezza età col vizio del gioco d’azzardo che, per poter racimolare i soldi necessari a sostenere finanziariamente sua figlia, si trova letteralmente ricoperto di debiti con la banca e con gli strozzini. Al suo fianco Cho Sang-woo (Park Hae-soo), il capo di una società di investimenti attualmente ricercato per aver sottratto averi ai sui clienti, la giovane Kang Sae-byeok (Jung Ho-yeon), una profuga nordcoreana intenzionata a trovare il denaro necessario per far emigrare i suoi famigliari sopravvissuti nella Corea del Sud, e Abdul Ali (Anupam Tripathi), un sottopagato immigrato pakistano alla disperata ricerca di un modo per provvedere alla sua famiglia.

 

Utilizzando sapientemente i suoi personaggi principali, Squid Game ci presenta alcune storie toccanti e profondamente umane, con cui è davvero facile riuscire ad empatizzare. Non c’è da stupirsi se, sotto questo punto di vista, la serie televisiva è riuscita a raggiungere e a conquistare universalmente il pubblico. Lo show può essere letto a tutti gli effetti come una fiaba o un’allegoria che ha come protagonista la società capitalista moderna che ci circonda. I temi della lotta di classe, dopotutto, sono indubbiamente senza tempo e colpiscono indistintamente le popolazioni di tutto il mondo, chi più e chi meno. Squid Game si basa su questa sensazione di inadeguatezza, che permea una società estremamente competitiva in cui il vincitore riesce a sopravvivere… ma cosa resta del vinto?

Senza scavare troppo a fondo in ogni aspetto della serie televisiva, siamo sicuri che parte di questo successo sia dovuto anche alla cura con cui quest’ultima è stata realizzata, dalla scrittura dei personaggi alla creazione di bizzarre ambientazioni dai colori pastello. Probabilmente c’è anche chi è stato attratto dagli aspetti più orrorifici del progetto, con brutali uccisioni e litri di sangue che entrano in contrasto con i suggestivi luoghi in cui vengono svolte le sfide, che richiamano ricordi infantili e il concetto di purezza. Ma Squid Game nasconde qualcosa di davvero profondo al suo interno, e ci piace sperare che sia proprio questo ad avergli permesso di raggiungere questa fama incredibile ed inaspettata.

Squid Game

Squid Game e l’effetto specchio

Come vi abbiamo anticipato in precedenza, Squid Game ha superato ogni record, diventando in poco tempo una delle serie più viste al momento su Netflix, superando anche titoli celebri ed attesi come la terza stagione dello show britannico Sex Education. Secondo quanto condiviso pubblicamente da Ted Sarnados, il co-CEO della piattaforma streaming, il dramma coreano potrebbe presto diventare il più grande spettacolo creato della compagnia di sempre. Questo incredibile successo ha scatenato la curiosità degli spettatori, ampliando ulteriormente il pubblico dei k-drama e, più in generale, delle produzioni live action di origine orientale (generalmente “bistrattate” rispetto al più vasto ed apprezzato mondo dell’animazione).

Questo ha scatenato un fenomeno ancora più sorprendente dell’enorme successo dello show. Dopo aver terminato i nove episodi che compongono questa prima stagione di Squid Game, infatti, gli spettatori sono corsi a recuperare alcuni spettacoli simili offerti precedentemente da Netflix, tanto da farli tornare tra i titoli consigliati sulla home principale della piattaforma streaming anche a mesi dal loro rilascio ufficiale. Tra questi spiccano principalmente Sweet Home, un drama coreano di genere horror apocalittico basato sull’omonimo webtoon di Kim Kan-bi e Hwang Young-chan, e Alice in Bordeland, una serie televisiva giapponese tratta dall’omonimo manga di Haro Aso.

 

È davvero improbabile che l’entusiasmo mondiale per Squid Game cesserà presto. Anche se la prima stagione è stata appena pubblicata, gli occhi degli spettatori sono già tutti puntati sul regista Hwang Dong-hyuk in attesa di informazioni su un possibile sequel (che al momento, tuttavia, sembra essere ancora lontano). Squid Game sta conquistando il mondo ma, considerando le premesse, in che modo Netflix riuscirà a cavalcare questo enorme successo? Che cosa possiamo aspettarci dal vasto panorama dei k-drama ora che anche grazie all’inquietante show dai toni pastello, stanno entrando a far parte di una cultura più mainstream?

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