SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game, Recensione

Patrick Stella compie 25 anni diventando protagonista di un gioco (quasi) tutto per sé: scoprite nella nostra recensione cosa pensiamo di questo titolo per tutta la famiglia!

Sara Pandolfi
Di Sara Pandolfi - Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
The Patrick Star Game
7 Buono
SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game

Il mondo di Spongebob Squarepants, ormai da ben 25 anni, diverte i piccoli e i meno piccoli con simpatia, ironia e stravaganza. Il noto franchise non è solo un cartone animato di grandissimo successo firmato da Nickelodeon (che nonostante la dipartita del suo creatore avvenuta nel 2018, continua a produrre stagioni su stagioni di alta qualità) ma è anche tanto altro. Non facciamo nello specifico riferimenti ai numerosi film del franchise in questo preciso frangente, ma ad un altro medium particolarmente interessato, negli anni, dalla presenza della spugna gialla: quello videoludico.

Per celebrare i 25 anni della serie, a sorpresa, è stato presentato un nuovo capitolo della serie di videogiochi di Spongebob Squarepants targata Bandai Namco, ma stavolta il protagonista non è il giovane cuoco, ma il suo pigro vicino: Patrick Stella. In questa recensione, vi vogliamo portare alla scoperta dell’ultimo dei 50 giochi che, da qui al 2001, sono ambientati nell’universo narrativo sottomarino di Bikini Bottom. Spongebob Squarepants: The Patrick Star Game riesce nell’intento di essere il gioco di Spongebob definitivo? Scopritelo nella nostra recensione della versione PS5.

Perdiamoci tra le vie di Bikini Bottom

In questo titolo, come potrete ben immaginare, impersoniamo l’irreprensibile Patrick Stella, personaggio goffo, pigro e un bel po’ ingenuo, che proprio grazie alla sua semplicità e bontà, ha fatto breccia nel cuore di generazioni di ragazzini. Come possiamo tranquillamente aspettarci da un titolo che ha come protagonista un personaggio così semplice e ingenuo, la trama del titolo è estremamente poco rilevante ai fini dell’esperienza, se non puramente di contorno.

In The Patrick Star Game, infatti, non abbiamo un vero e proprio filo conduttore da seguire: l’obbiettivo della stella marina è quello di riempire le sue giornate aiutando, tramite il completamento di piccole missioni, i suoi amici sparsi per tutta Bikini Bottom.

Un Goat Simulator “in fondo al mar”

Il modo migliore per definire questo titolo non è, stavolta, un platform 3D (come facevamo invece per i precedenti progetti della serie, come ad esempio il capitolo The Cosmic Shake) ma un open world con una relativa componente sandbox.

Patrick si muove liberamente all’interno di un mondo di gioco completamente soggetto alle sue interazioni: possiamo letteralmente interagire con qualunque cosa in quel di Bikini Bottom, con una libertà d’azione sorprendentemente vivace che farà la gioia dei giocatori giovanissimi, ma soprattutto anche di quelli che vogliono staccare la spina e divertirsi con un’avventura semplice e demenziale al punto giusto.

The Patrick Star Game infatti non ha come unico vantaggio quello di essere un vero e proprio foglio bianco esteso su tutta Bikini Bottom, ma è anche e soprattutto un Luna Park di dimensioni “open” ove abbiamo modo di interagire in maniera semplice ma divertente con personaggi, ambienti, strumenti e minigiochi.

Ciò, se vogliamo, può essere un’arma a doppio taglio per il progetto: la creatività e la voglia di sperimentare non è cosa da tutti, e i completisti infatti non avranno bisogno di tante ore prima di completare le missioni presenti nel gioco (se si ha bene in mente dove andare e cosa fare, riducendosi al minimo indispensabile, l’esperienza ludica è sotto le 5 ore).

The Patrick Star Game

Gestione tecnica e artistica poco incisiva

Passiamo a quello che, purtroppo, risulta essere fin dai primi minuti il principale difetto del gioco: le sue animazioni. Il titolo, decisamente colorato e non privo di colonne sonore molto semplici (al contempo rilassanti e gradevoli), presenta un sistema di animazione dei personaggi principali e secondari decisamente grezzo.

Questo porta i personaggi e i movimenti in generale ad essere molto legnosi e non privi di veri e propri scatti: intendiamoci, non ci sono problemi di frame rate o simili ad inficiare, quanto più una qualità di gestione dei movimenti dei personaggi che, quantomeno visivamente, lascia decisamente a desiderare.

Non si tratta però di un problema invalidante per un prodotto di questo tipo, che, appunto, punta sulla sua semplicità e stramberia e che, quindi, non richiede al giocatore di eseguire movimenti millimetrici o particolarmente precisi per tempistiche (lì sì che una gestione del movimento di questo tipo sarebbe risultato un bel problema ndr).

Sotto il profilo artistico, più in generale, ribadiamo di trovarci di fronte ad un prodotto che sa decisamente quello che vuole trasmettere: semplicità, placidità, rilassatezza e un pizzico di sana stramberia sono le parole chiave per descrivere la direzione artistica e tecnica del progetto, che fa del suo essere mai esaltante e anzi, a tratti decisamente grossolano e banale a livello artistico e scenografico un suo punto di forza, in quanto ci permette di non far sì che si possa fare l’errore di prenderlo troppo sul serio.

Non siamo rimasti particolarmente soddisfatti del tipo di approccio che gli sviluppatori hanno avuto nei confronti del sistema PlayStation: i Trofei avrebbero potuto osare un po’ di più (richiedono il completamento di missioni e il raccoglimento di collezionabili, ma in un gioco di questo genere ci si aspetta di poter ottenere qualche trofeo compiendo azioni “sui generis”) e anche la gestione delle potenzialità del DualSense non ci è sembrata sufficientemente approfondita.

The Patrick Star Game
SpongeBob SquarePants: The Patrick Star Game
Buono 7
Voto: 7
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Editor
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.