Song of Horror – Recensione del secondo episodio Eerly Quiet

Il secondo episodio di Song of Horror sarà riuscito a mantenere la stessa qualità del primo capitolo? Scopriamolo nella nostra recensione!

Francesco Samperna
Di Francesco Samperna Recensioni Lettura da 5 minuti
8
Song of Horror

Non è passato poi molto tempo da quando abbiamo provato e recensito il primo episodio di Song of Horror, ma siamo già qui per parlarvi della seconda parte di questo particolare survival horror in terza persona sviluppato dai ragazzi di Protocol Games e pubblicato da Raiser Games. In un’ambientazione completamente nuova, accompagnati da vecchie e nuove conoscenze, continua la nostra strada verso la soluzione del mistero di Husher. Sarà riuscito Eerly Quiet, questo il nome del secondo episodio del gioco, a mantenere la stessa qualità del capitolo precedente? Continuate a leggere per scoprirlo!

Eerly Quiet

La situazione di calma descritta nel titolo dell’episodio è presto destinata a scomparire: dopo gli eventi della villa dello scrittore Sebastian P. Husher, i nostri protagonisti, tra personaggi introdotti nel primo capitolo e nuove conoscenze, continuano le loro indagini che li conducono a un piccolo negozio di antiquariato. All’interno di questo, come accaduto nell’episodio precedente, saremo portati a risolvere alcuni enigmi, esplorando e cercando oggetti utili alla risoluzione dei puzzle. Il tutto è, ovviamente, reso più difficile da un’oscura presenza che cercherà di ostacolarci. La nuova ambientazione, sebbene possa inizialmente sembrare meno suggestiva e soprattutto più piccola della Husher Mansion, si rivelerà essere in realtà decisamente affascinante e, soprattutto, piuttosto ampia: lo strano negozio è infatti brulicante di passaggi, stanze segrete e di ampie zone all’aperto con accesso a edifici secondari. Inoltre, a causa degli interventi della Presenza saremo spesso soggetti ad allucinazioni che modificheranno la nostra percezione dell’ambiente facendoci, per esempio, attraversare corridoi apparentemente infiniti o porte che riconducono costantemente alla stessa stanza. Sempre a proposito dell’ambientazione possiamo dire che, esattamente come la precedente, si estende su più piani. Uno di questi, in particolare, è sotterraneo e caratterizzato da ambienti stretti, claustrofobici, che provocano un forte senso di oppressione. Possiamo dunque dire che, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, il nuovo ambiente scelto è decisamente all’altezza del primo.

La nuova forma della Presenza

In Song of Horror, ne abbiamo parlato nella scorsa recensione, La Presenza è controllata da un’intelligenza artificiale che si adatta al nostro stile di gioco e a come decidiamo di affrontare questa spaventosa avventura, e in questo secondo episodio il nostro nemico assumerà una forma fisica: uno strano essere, molto simile a una mummia, incapace di vedere ma dotato di un acuto senso dell’udito. Proprio in relazione di questa nuova minaccia viene introdotta una nuova meccanica: ogni volta che incontreremo la creatura, dovremo restare immobili per non farci individuare, il tutto nel mentre che staremo controllando il nostro respiro tramite il movimento del mouse. Muovendo a tempo la nostra periferica saremo quindi in grado di sfuggire alle grinfie del nostro aguzzino. Questa è purtroppo una meccanica pressoché identica a quelle già introdotte inizialmente e non aggiunge chissà quale livello di profondità al gameplay: il confronto con la Presenza si limita ad essere un semplice minigioco, una soluzione tutt’altro che adatta a un titolo horror. D’altro canto, i puzzle che saremo chiamati a risolvere sono piuttosto differenti rispetto al primo episodio.

In conclusione, Eerly Quiet, il secondo episodio di Song of Horror, ripropone tutti gli elementi che ci sono piaciuti del capitolo precedente, quali un’ambientazione azzeccata, puzzle complessi e divertenti, una buona trama (che non possiamo ancora giudicare completamente, restando quindi in attesa dei restanti tre episodi per valutarla nella sua interezza) e una forte componente di terrore e ansia. Rimaniamo invece delusi dal fatto che l’unica aggiunta a livello di gameplay si riduca a un banale copia e incolla dei precedenti minigiochi. In Song of Horror sono inoltre presenti diversi, anzi tantissimi, riferimenti ai più grandi giochi horror di tutti i tempi, come la serie di Resident Evil, Silent Hill, Alone in the Dark e molti altri ancora. Questo rende il tutto ancora più godibile e gli amanti dei titoli sopracitati faticheranno a non trovare interessante l’esperienza offerta dal titolo di Protocol Games.

Song of Horror
8
Voto 8
Condividi l'articolo
Nato nel mai troppo lontano 2002, la sua immensa passione per i videogiochi nasce quando prende in mano per la prima volta il Dualshock 2. Amante dei titoli action, è sempre alla ricerca di nuovi e luccicanti trofei di platino. Tra una partita e l'altra trova comunque il tempo per un po' di sano binge watching!