Slain è gioco che potremmo definire tranquillamente come “un nome, una garanzia”. Se infatti vi steste chiedendo il motivo di questo nome al titolo vi basterebbe giocarlo dieci secondi per capirlo. Vedrete infatti comparire la schermata con scritto “Slain” decine e decine di volte durante le volte di sessioni di gameplay. Il gioco infatti ha un livello di difficoltà di molto superiore alla media dei giochi moderni e non ha nulla da invidiare ad un titolo della serie Souls per imprecazioni tirate e joypad rotti. Il genere di Slain può essere classificato come un platform action pixelato, dove verremo catapultati in un oscuro e cruento mondo gotico popolato da mostri di tutte le forme e generi che avranno tutti un solo ed unico obiettivo, farci la pelle nei modi più brutali possibili (a ritmo di metal). Come se non bastasse i livelli saranno anche costellati di trappole mortali anche ben nascoste che ci costringeranno a non abbassare mai il livello di guardia durante il nostro procedere.Partiamo con ordine però: la trama di Slain è molto semplice e serve solo da contorno per un indie che sicuramente non punta sulla narrazione per fare colpo sul giocatore. Il gioco comincerà in una tomba, dove il nostro eroe, un guerriero dalla folta chioma bionda e barbuto di nome Bathoryn, viene risvegliato da una misteriosa entità che lo reclama per combattere una grande minaccia che opprime i sei regni che formano il mondo di gioco. Questa piccola trama è semplicemente l’involucro che offre Slain e oltre il quale si cela un gameplay dalle meccaniche semplici ma sicuramente non banali. Il nostro eroe nel corso del suo peregrinare avrà a disposizione oltre alla classica spada d’acciaio anche due armi elementali, una lama infuocata ed un’ascia di ghiaccio, che saranno particolarmente efficaci contro alcune categorie specifiche di nemici. La nostra hud sarà formata semplicemente dalla barra della salute e del mana, che verranno ricaricate automaticamente ad ogni checkpoint che incontreremo all’interno dei livelli. Il mana servirà per lanciare tre tipi di magie, un semplice colpo di mana, una sfera di energia più potente che può essere caricata tenendo premuto il tasto e una mossa finale che potrà essere lanciata solo quando il nostro mana sarà al massimo e che lo consumerà tutto quanto. Gli altri comandi si limiteranno al salto, all’attacco melee, alla schivata e alla parata. Quest’ultima forse la meccanica più importante e la più difficile da imparare correttamente di tutto il gioco, perché se teniamo premuto il tasto della parata subiremo comunque una parte di danni ma se riusciremo a parare esattamente nel momento in cui il nemico colpirà potremo stordirlo e sferrare un potente contrattacco che infliggerà danni critici.Facile a dirsi, meno a farsi, dato che ogni nemico ha un pattern di attacchi diverso dagli altri e che può capitare che la reattività dei comandi spesso non sia ottima, una delle più grandi pecche tecniche per un titolo del genere. Capiterà magari che dopo aver lottato e faticato contro orde di nemici per arrivare ad un checkpoint, verremo freddati da uno scheletrino perché magari non siamo riusciti a parare un attacco base, e potete ben capire quanto possa essere frustrante. Il fulcro del gioco oltre ai classici nemici sono ovviamente i temibili boss che andremo ad affrontare nel nostro viaggio. Il character design di questi ultimi è infatti molto curato e alcuni saranno davvero tosti da sconfiggere e richiederanno decine e decine di tentativi dato che cambieranno anche schema di attacchi a determinate soglie di salute e ovviamente a noi basteranno due/tre colpi per morire. Il tutto comunque influisce sulla longevità del titolo che si attesta all’incirca sulle sei ore abbondanti ma che aumentano vertiginosamente se (come il sottoscritto) non siete particolarmente portati per il genere di gioco, visto che la difficoltà di alcuni tratti vi costringerà a ripeterli più e più volte. Se oltre ai livelli standard ci aggiungiamo anche dei “segreti” da scoprire all’interno dei mondi di gioco, il tutto non può che giovare al complesso.Spendendo qualche parola sul comparto tecnico, dobbiamo fare una menzione d’onore ai pochi sviluppatori che si sono occupati di questo indie perché la direzione artistica ha avuto il coraggio di scegliere un genere di nicchia come quello metal/gotico e di rappresentarlo splendidamente in quest’opera di pixel art. L’accuratezza dei mondi e dei nemici, accompagnata da uno sfondo dinamico rende davvero onore al genere. Una parte centrale nel gioco assume anche la colonna sonora, rigorosamente metallara e curata da Curt Victor Bryant, ex membro degli storici Celtic Frost, che sicuramente riuscirà a gasare i giocatori anche nei tratti più impegnativi. Piccola chicca inserita nel gioco: quando sconfiggeremo un boss potremo far “pogare” il nostro barbuto guerriero al ritmo di riff taglienti e fiamme intorno a noi, e vi assicuriamo che dopo aver sudato sette camice per vincere la battaglia è una soddisfazione non da poco. Un piccolo disappunto sulla colonna sonora: nonostante sia ben curata le tracce sono davvero poche e dunque alla lunga ci troveremo sempre la stessa canzone in sottofondo, il che potrebbe dar fastidio e non poco.La base del gioco è tutta qui, un titolo indie semplice ma che riesce comunque a lasciare un’ottima impressione al giocatore medio; peccato solo per alcuni tratti un po’ troppo difficili (come ad esempio checkpoint posti a grandi distanze l’uno dell’altro) che appunto costringeranno il player meno esperto quasi all’esasperazione, ma che una volta superati ovviamente portano un alto livello di soddisfazione, quasi mai riscontrabile nei giochi del giorno d’oggi.
Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sulla versione Xbox One del gioco, dopo aver completato gran parte della trama principale.