Sky Rojo, la serie recentissimamente approdata su Netflix, ha dato qualche pensiero fin dal suo primissimo trailer. Saranno i richiami ad altri prodotti che viaggiano sulla stessa linea di stile, saranno i nomi altisonanti che ne hanno accompagnato la promozione (“dagli ideatori de La Casa di Carta“), sarà lo spirito generale e il suo sapore familiare, eppure questo nuovo prodotto ha una storia molto particolare da raccontare, e lo fa senza troppi peli sulla lingua. Il 2020 è stato senza dubbio un anno curioso per l’industria dell’intrattenimento casalingo, vedendo sorgere non soltanto alcuni curiosi progetti cinematografici, ma anche il proseguimento nella realizzazione di lavori che hanno saputo e sanno intrattenere le masse, continuando a gettare carne al fuoco con una scrittura sia criticata aspramente che apprezzata. Questo Sky Rojo che vi portiamo in recensione potrebbe essere tranquillamente incastrato in questo genere di identificazione, ponendosi come opera che di per sé non si prende troppo sul serio, ma che nel suo incedere riesce a strappare qualche risata e lacrima.
É proprio la leggerezza la chiave di lettura necessaria per proseguire nella visione di questo prodotto che mescola continuamente le sue carte, portando avanti i vari sviluppi senza tener conto di alcune conseguenze importanti, soprattutto a seguito degli sviluppi rappresentati. In parole povere si tratta di una serie estremamente semplice che sa dove colpire per mantenere accesa l’attenzione, anche se la coerenza resta qualcosa su cui non soffermarsi troppo.
Di cosa parla questo Sky Rojo?
La storia di Sky Rojo, di cui per il momento abbiamo soltanto la prima stagione, narra di tre ragazze (Coral, Wendy e Gina) che lavorano in un bordello a Tenerife, questo bordello è gestito da un uomo spietato che muove le sue scelte e mosse in un contesto senza scrupoli, pronto ad oggettivizzare il corpo femminile nel modo più distaccato e freddo possibile, e senza alcun dilemma morale. Tutto cambia, però, quando le tre riescono a fuggire dal club, dalle proprie vite e ruoli, scontrandosi con le varie difficoltà del caso e da un male che continuerà ad inseguirle in lungo ed in largo…
Descritta così parrebbe di trovarsi davanti a una serie tv estremamente seria e disegnata da dinamiche anche forti, ma così non è, o almeno non lo è pienamente parlando. Sky Rojo fin dalle sue primissime scene si pone allo spettatore attraverso uno stile che risulta immediatamente riconoscibile, soprattutto se si è guardato La Casa di Carta. La narratrice stessa, intradiegetica, narra gli eventi e narra se stessa, presentando la situazione attraverso un modus operandi che non degrada troppo quanto mostrato, naufragando quindi in un racconto non prettamente sociale, tendendo piuttosto a smorzare ogni cosa con una spavalderia che accompagnerà tutti gli eventi passo passo. Il fatto che anche le altre protagoniste si raccontino contribuisce, nel suo piccolo, ad impreziosire quel poco di umano che Sky Rojo ha da offrire, riuscendo, almeno nella scrittura dei vari personaggi, a toccare anche corde sensibili, introducendo tematiche vicine al femminismo e facendo leva sulla morale comune.
Due lati di una medaglia su cui non si conosce a sufficienza
Uno dei pregi di Sky Rojo resta anche quello di rappresentare la situazione delle sue protagoniste senza troppi filtri, senza peli sulla lingua o limiti troppo eccessivi. Il tutto passa anche attraverso le vicissitudini dei cosiddetti cattivi, di coloro che hanno esercitato il proprio potere sulle vite di queste ragazze, anche in maniera subdola e perversa, di coloro che continuano ad inseguirle in questa folle e mirabolante fuga. Qui si biforca anche la scrittura della serie stessa, con una curiosa attenzione verso i confronti di questi altri personaggi più ombrosi e particolarmente indefiniti, fumosi nel loro porsi e muoversi anche nel mondo reale. Al vertice del club in cui le ragazze lavorano troviamo Romeo, un personaggio che oscilla sempre tra l’oscurità più buia e un certo tipo di eloquenza in grado di elevarlo attraverso alcuni ragionamenti e visioni di cui tenere conto. Sotto di lui troviamo Christian e Moisés e tutte le loro problematiche personali e familiari. Questi tre personaggi riescono, nel loro porsi, a risultare anche memorabili in scena, complice una sceneggiatura che qui riesce a cogliere sia i loro lati negativi che quelli umani.
Gli sviluppi che vedranno al centro queste ragazze, comunque, saranno segnati da una follia illogica e caotica, che non tarderà mai a rimescolare ogni cosa, servendo colpi di scena che non tengono troppo conto delle logiche situazionali, e spingendo continuamente l’acceleratore, anche quando non serve. Il tutto è alternato da alcuni approfondimenti particolari e abbastanza anti-climatici nel loro apparire (si parla di alcune scene che non hanno troppa logica narrativa, alcune sequenze disegnate da chiari intenti pubblicitari che, fusi con tutto il resto, ridicolizzano in maniera grottesca quanto mostrato) e da momenti che tendono a sfidare continuamente lo spettatore stesso (rompendo anche la quarta parete), mirando a un discorso che approfondisce le varie problematiche legate alla prostituzione e a tutto quello che vi ruota attorno.
Il fatto che la storia di Sky Rojo ruoti attorno a tre prostitute resta una delle scelte più curiose, anche perché dà la possibilità alla sceneggiatura di aprire una serie di questioni che esulano dalla storia stessa, mettendo in luce alcune importanti lacune sociali e problematiche legate al consumismo e ai soldi. Il passato delle protagoniste, poi, la fa da padrona, soprattutto nella loro caratterizzazione, giustificando e chiarendo quelle che sono state le loro vite fino a quel momento. Tutto ciò crea un netto contrasto tra il presente e il passato, contrasto valorizzato sia dal suo peso morale, peso che travalica in maniera curiosa lo schermo stesso, sia dalle scelte estetiche adoperate per costruirlo a livello visivo.
Azione, violenza, sesso, ma anche follia narrativa
Elemento centrale di Sky Rojo resta l’azione, valorizzata da un contesto in cui la macchina da presa segue passo passo queste ragazze, e lo fa con un’attenzione che alle volte stupisce per la delicatezza, insieme a una fotografia sempre esasperata nei suoi cromatismi principali, accesi, distratti, quasi a capovolgere continuamente la realtà davanti all’obiettivo, a renderla più accesa, forse fumettosa per certi versi. Sky Rojo è anche questo, è anche e soprattutto adrenalina e colpi di scena, fuga e violenza, scontro dei sessi, sociale ma anche distante, dispotico e curiosamente atipico fino all’ultimo, fino all’ultima scena dell’ultimo episodio adesso disponibile.
Un susseguirsi di momenti che non trovano troppe ragioni per avvenire ma che lo fanno lo stesso, portando avanti un insieme di personaggi che sicuramente ha molta voglia di raccontare e raccontarsi, rompendo qualsivoglia regola con il mondo reale, eppur criticandolo aspramente per alcune sue cose, visioni e regole segrete. Resta quindi da chiedersi con quale occhio guardare il tutto, con quale sguardo assorbire l’incedere di una narrazione che parrebbe voler soltanto intrattenere, per poi imbastire qualcos’altro? Nell’assurdo di un momento, di un’inquadratura saturata al massimo, distorta eppure curiosamente incisiva, nel suo semplice e continuo nosense, nell’inseguire un qualcosa di apparentemente distorto e imperfetto, esagerato, grottesco fino al midollo. Tutte queste domande restano sul fondo di un bicchiere con alcol e ghiaccio, nel tintinnare di quei cubetti che non vogliono essere perfetti ma soltanto gustosi e indefiniti.