Shining Resonance è un nome che suonerà parecchio familiare a quella fetta di giocatori appassionata alle serie JRPG che difficilmente arrivano al grande pubblico. La serie Shining, per l’appunto, non è affatto nuova ai più navigati del genere, dal momento che il suo primo capitolo – Shining in the Darkness – risale ormai al lontano 1991, seguito poi da buona parte di titoli che non sono mai stati rilasciati al di fuori dei confini nipponici. Per quanto concerne invece Shining Resonance: Refrain, altro non si tratta che del remaster dell’omonimo titolo pubblicato su PlayStation 3 nel 2013, e che si prefigge di raggiungere il consenso dei fan oltreoceano grazie all’aggiunta di una mole di contenuti non indifferente. Media Vision sarà riuscita nell’impresa?
Un antico potere
Va specificato che Shining Resonance Refrain è perfettamente godibile anche senza aver giocato prima alcun capitolo della serie, poiché ognuno di essi offre, nella stragrande maggioranza dei casi, un’esperienza di gioco indipendente e completa. Sin dalle prime ore di gioco verremo immersi in media res in un conflitto che da moltissimo tempo infesta il mondo Alfheim, una terra nella quale un tempo i draghi erano venerati come vere e proprie divinità. Questi, tuttavia, si sono in un secondo momento estinti a causa del potere di Deus, mentre le loro anime si sono cristallizzate e sparse per il mondo. Tuttavia, sembrerebbe che un superstite di questa catastrofe sia ancora presente, pertanto alcune forze quali il Lombardian Empire, la Chiesa e un’oscura figura partono alla ricerca di questa incredibile potenza desiderosi di appropriarsene al fine di assicurarsi la vittoria del conflitto in corso contro il Regno di Astoria.
È così che interverrà Sonia Blanche, principessa del suddetto Regno, che si infiltrerà nelle segrete del castello imperiale alla ricerca del misterioso Drago, che si rivelerà tutt’altro che minaccioso: esso si mostrerà infatti come un semplice ragazzo, Yuma Ilburn, capace di assumere la forma della leggendaria creatura. Tra le antagoniste principali dell’avventura figurerà Excela Noa Aura, principessa imperiale già in possesso di ben tre draghi, ma desiderosa di inserire all’interno della sua collezione anche il nostro protagonista. Il giovane si imbatterà nel Re di Astoria, che gli chiederà di supportare il Regno nella guerra che sta dilaniando il mondo, così inizierà il viaggio che porterà Yuma, Sonia, Kirika e tanti altri in un’avventura che si rivelerà parecchio interessante, ma che difficilmente catturerà i cuori dei non appassionati al genere. Shining Resonance: Refrain è infatti palesemente indirizzato a una fetta di pubblico ben precisa, capace di apprezzare tutti quei cliché tipici dell’universo giapponese che ai più potrebbero semplicemente irritare. Ciononostante, la lore presente nel titolo risulta completa, affascinante e indubbiamente ispirata, conferendo profondità e tridimensionalità a un mondo di gioco che risulta essere vasto e sconfinato sia spazialmente, che temporalmente.
Un gameplay fresco e divertente
Per quel che riguarda le meccaniche di gioco, quanto realizzato da Media Vision nella versione originale è rimasto pressocché invariato, e a distanza di circa quattro anni queste sono ancora incredibilmente fresche e divertenti, rappresentando di fatto l’elemento più riuscito del titolo, grazie alla presenza di numerosissimi elementi che vanno a comporle. Innanzitutto, andiamo immediatamente a rassicurare tutti i giocatori che non amano gli incontri casuali, dal momento che i nemici sono visibili sullo schermo, e pertanto potremo decidere se ingaggiare lo scontro o meno. Secondariamente, un altro punto a favore è dato dalla totale assenza di caricamenti tra l’esplorazione e l’area di battaglia, offrendo un senso di continuità da non sottovalutare in tale tipologia di giochi. Oltre a ciò, è molto interessante l’incredibile eterogeneità che intercorre tra ogni membro del party, ognuno con uno stile ben delineato e con i propri punti di forza e debolezza, che ci porteranno ad avere delle chiare preferenze nei confronti di alcuni personaggi in sfavore di altri.
Andando più nello specifico, abbiamo a che fare con un Action-JRPG piuttosto dinamico, con aree dentro cui potremo muovere i nostri alleati liberamente, e ai quali potremo ordinare di adottare una tattica ora difensiva, ora offensiva. Inoltre, la quantità di attacchi che potremo sferrare sarà regolata da una barra AP, che ci impedirà di colpire gli avversari quando questa giungerà al termine, sebbene i tempi di ricarica risulteranno bilanciati e decisamente ragionevoli. A supportarci nell’azione figureranno, ovviamente, le classiche skill e magie, che faranno uso di MP, i quali si ricaricheranno ad ogni colpo fisico che infliggeremo, portandoci dunque a utilizzare in modo ragionato ogni nostra mossa sul campo di battaglia. L’IA dei personaggi si comporta in generale piuttosto bene, grazie alla presenza di una forte personalizzazione delle strategie da adottare in battaglia, ordinando ad esempio a un alleato di occuparsi delle magie curative, mentre a un altro di non risparmiare alcun colpo. Da non sottovalutare la possibilità di aprire il menù nel bel mezzo di un combattimento, dandoci l’utilissima possibilità di modificare la formazione e le strategie dei nostri combattenti all’occorrenza. Un grande difetto del sistema di combattimento, però, risiede nel suo livello di difficoltà, parecchio basso e che non sembra offrire – specialmente nelle prime ore di gioco – un tasso di sfida sufficientemente alto, enfatizzato dalla presenza unicamente di due modalità che non vanno oltre al classico normale.
E se tutto ciò non fosse ancora abbastanza, nelle situazioni più concitate il nostro Yuma potrà risollevare le sorti degli scontri più difficili assumendo la forma del letale Drago Splendente, dotato di un’incredibile agilità e di una forza sovrumana. Anche in questo caso, però, non significa che potremo fare uso di questo immenso potere senza alcuna limitazione: la trasformazione comporta un consumo non indifferente di MP, e qualora questi dovessero azzerarsi l’effetto sarà esattamente l’opposto, in quanto la creatura ci si ritorcerà contro, attaccando il nostro party. Per concludere, a dare quel tocco in più tipico delle produzioni giapponesi figura il B.A.N.D. System che, com’è facile intuire, metterà in scena un vero e proprio concerto nel quale una sacerdotessa canterà una canzone che offrirà diversi benefici in base alla traccia scelta. In generale, il gameplay potrebbe in qualche modo ricordare la nota serie dei Tales, andando comunque a personalizzare fortemente grazie ad aggiunte decisamente gradite. Al di fuori del campo di battaglia le attività rimangono altrettanto varie e numerose, andando dall’interazione con i nostri compagni (che avranno conseguenze sui combattimenti), al crafting più classico al fine di sbloccare armi o canzoni sempre più potenti. Con alcune delle ragazze potremo addirittura intrattenere dei veri e propri appuntamenti romantici, in linea con i dating simulator da sempre in voga nel paese del Sol Levante, e che potrebbero per l’appunto non incontrare l’apprezzamento da parte di quei giocatori poco interessati a tali componenti.
La musica è la stessa, ma con un nuovo ritornello
Shining Resonance: Refrain, lo abbiamo già detto, è una vera e propria edizione definitiva e completamente rimasterizzata del titolo pubblicato alcuni anni fa su PlayStation 3, e che rappresenta a tutti gli effetti la prima vera opportunità di avvicinarsi alla serie anche a chi non mastica la lingua giapponese. Ma in cosa differisce la nuova versione? Innanzitutto una risoluzione più alta, che permette di godere maggiormente del meraviglioso character design realizzato da Tony Taka, oltre a tutti i DLC finora pubblicati. La novità che però spicca maggiormente, e che si propone come il maggior incentivo anche per chi ha già goduto della prima edizione è certamente la Refrain Mode, che sblocca la principessa imperiale Excela e lo sterminatore di draghi Jenius come membri del gruppo, offrendo di fatto un vero e proprio “What if?” dell’avventura principale. Graficamente, è chiaro, non possiamo aspettarci livelli particolarmente elevati, visto che in sostanza ci ritroviamo di fronte a un remaster di un titolo della scorsa generazione e che già non brillava ai tempi, sebbene è evidente che ci ritroviamo di fronte a scorci e personaggi abbastanza curati e complessivamente piacevoli da guardare.
Per quel che riguarda invece il comparto sonoro, questo rappresenta uno dei nodi centrali della produzione, per cui è chiaro che in fase di sviluppo ci si sia concentrati con grande cura su questo aspetto, sebbene il risultato finale potrebbe non soddisfare in modo unanime, dal momento che le tracce riflettono fortemente quello stile tipico della musica giapponese che non tutti apprezzano. I più attenti al doppiaggio, poi, saranno contenti di sapere che esiste la possibilità di scegliere sia le voci inglesi, sia quelle originali giapponesi: entrambe le versioni sono ben interpretate e decisamente nella media.
In sostanza, dunque, Shining Resonance: Refrain rientra tra le uscite del panorama videoludico dei JRPG più interessanti dell’ultimo periodo, sebbene vada specificato che non si tratti di un titolo per tutti, ma che è indirizzato principalmente a quella fanbase fortemente legata allo stile nipponico piuttosto accentuato, grazie anche alla presenza di personaggi che per certi versi rientrano in molti degli stereotipi che caratterizzano le produzioni dell’estremo oriente. Chi non appartiene a questa cerchia di giocatori, infatti, difficilmente apprezzerà l’avventura di Yuma e dei suoi compagni. Ci si augura dunque che in futuro arrivino anche altri capitoli della serie, e che questa edizione così completa non sia altro che un inizio di una maggiore apertura al mercato occidentale da parte di SEGA sia per questa, ma anche per altre serie rimaste confinate sul suolo giapponese per troppo tempo.