Se un gioco remake o remaster non vi interessa, potete semplicemente non comprarlo. Discorso tanto semplice quanto difficile da comprendere, soprattutto in un periodo storico in cui tutto viene sempre analizzato nel minimo dettaglio, sia dal punto di vista strettamente legato al prodotto, sia da quello comunicativo. Parliamo della pietra dello scandalo, questo gioco che per molti non necessitava di un remake ad ora, The Last of Us Parte I (anche se il discorso potrebbe essere ampliato a molti altri giochi).
Dopo l’enorme successo della seconda parte, probabilmente ci si aspettava un’accoglienza migliore da questa operazione di Naughty Dog, ma stranamente non è stato così. Una parte della fan base si è mostrata altamente contraria alla presentazione di The Last of Us Parte I, definendolo come un qualcosa che “non serve” vista e considerata la presenza di una più che valida remastered. Forse queste persone non hanno mai inserito The Last of Us Parte II dentro alla propria PlayStation per dire tutto questo.
The Last of Us Parte II è un gioco immenso sotto ogni punto di vista, ha un distacco abissale rispetto al suo predecessore. Il pensiero di poter rivivere certe scene in una nuova veste fa lo stesso effetto di quando, ad esempio, ci si è trovati davanti alla presentazione di Final Fantasy VII Remake; con uno scarto tecnico del genere è lecito aspettarsi una produzione che potremmo definire quasi “inedita”. Naughty Dog con The Last of Us Parte I metterà sullo stesso piano i due capitoli, offrendo una qualità decisamente elevata (e poi chi siamo noi per decidere che un gioco di 25 anni necessiti di un remake e uno di 10 anni fa no?).
C’è da prendere in considerazione anche un’altra cosa, ovvero la piega che la saga ha preso proprio con The Last of Us Parte II. Ci sono stati infatti alcuni punti di congiunzione tra i due capitoli che sono stati considerati leggermente forzati, e adesso il team avrà l’occasione di porre rimedio a ciò, andando a ritoccare proprio scene chiave e – perché no? – inserirne di altre per approfondire situazioni e personaggi.
Torniamo quindi al fulcro del discorso: perché lamentarsi così tanto? Naughty Dog è sempre stata una casa di sviluppo che si è guadagnata stima e fiducia negli anni, conosce perfettamente l’importanza di The Last of Us ed è lecito che voglia regalare l’esperienza che gli appassionati meritano davvero. Giocare oggi il primo capitolo fa storcere il naso, chiedere di farlo alle nuove generazioni è quasi impensabile. Se chiedete a me personalmente non vedo l’ora di ritrovarmi di fronte ad alcuni momenti specifici, vederli ancora più veri e belli, come d’altronde sembrava il gioco originale quando uscì nell’ormai lontano 2013 (ben 9 anni fa).
Quando dite che il primo The Last of Us è invecchiato bene forse non vi rendente conto di quanto si sia evoluto il medium nella sua interezza: tralasciando il lato tecnico, certe soluzioni di design nel 2022 sono abbastanza superate. La progressione di The Last of Us Parte II, sebbene in linea con il suo stile e con il genere di appartenenza, non ha mai dato quel senso di ripetitività che, invece, nel primo capitolo si riscontra eccome.
Poi, detto francamente, c’è sempre bisogno di The Last of Us. Entrambi i giochi sono qualcosa di unico all’interno del mercato videoludico e, come fan e videogiocatori, abbiamo il diritto di goderne il più possibile. Chiunque non pensi sia giusto, o che il settore non abbia più idee, allora forse non ha ben chiaro dove si stia andando effettivamente a parare. Per rimanere in tema Naughty Dog però ricordo che c’è “solo” una certa Parte III in sviluppo, anche se attualmente non è stata ancora confermata sappiamo che è un po’ il segreto di pulcinella.
In virtù di questo è lecito che il team stia spianando la strana per il prossimo capitolo, correggendo il tiro di alcune scelte e prendendo le giuste misure, così da poter fare ancora meglio nel prossimo futuro. La Parte I in questo modo sarà un tuffo nel passato che non vedo l’ora di fare, le lamentele stanno a zero anche perché, come da titolo, potete non comprare un prodotto. Invece, come molto probabilmente avverrà, The Last of Us Parte I riceverà una grande accoglienza e venderà tantissimo, anche perché sarà acquistato da tutti i nuovi appassionati che si sono approcciati alla saga soltanto da poco.
Ma poi, nessuno vi obbliga: i giochi non vanno comprati per forza, se non vi piacciono potete buttarvi su altro, se volete attendere che il prezzo si abbassi, tra offerte e usato ci sarà modo di avere The Last of Us Parte I ad un prezzo inferiore. Fortunatamente il mercato non è più di nicchia, e tra giochi mainstream e perle indipendenti, ogni giocatore può trovare il proprio gioco da spolpare.
Nessuno ovviamente dice che non debba essere espresso il proprio parere sui social, ma per quanto riguarda questo genere di operazioni – alla fine si tratta sempre di un mercato e non di beneficienza – ogni volta si crea sempre un malcontento di qualche tipo, a partire dalle lamentele dedicate alla parola remake (è assurdo pensare che si debba avere un’equazione scientifica per definire cosa è remake e cosa no) e finendo alle scelte della software house, sbagliate per alcune persone a prescindere. Se a tutto ciò aggiungiamo anche la console war, motivo che spinge le persone a lamentarsi di un’esclusiva della fazione opposta, o magari del fatto che Spider-Man arrivi sui PC (aprendosi a tutti quei giocatori orfani di tale esperienza), ecco che abbiamo la ricetta perfetta del caso mediatico videoludico. La soluzione comunque è semplice: se un gioco remake o remaster non vi interessa, potete semplicemente non comprarlo.