Saw X – Recensione, il decimo capitolo della saga dell’Enigmista

Ecco la recensione di Saw X, il decimo film della saga cinematografica incentrata su Jigsaw che si pone tra il primo e il secondo capitolo.

Claudio Baldacci
Di Claudio Baldacci - Contributor Recensioni Lettura da 6 minuti
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Saw X

Ci siamo. Appassionati di horror o no, appassionati della saga di Saw o no, quasi 20 anni dopo il primissimo capitolo, quello firmato da James Wan e suo esordio cinematografico, torniamo a parlare di questa ormai storica saga cinematografica che ha cambiato e rinnovato il genere horror nel cinema. Saw X, di cui vi parliamo in recensione, arriva in Italia mercoledì 25 ottobre, nel tradizionale periodo di Halloween, ed è un film targato Kevin Greutert, lo storico montatore di tutta la saga e già regista di Saw VI Saw 3D (in questi due casi, senza dimostrazioni di particolari capacità).

Ritornare sui propri passi

Dopo i due tentativi più che mancati di rinnovare o sfruttare la saga, prima con Saw Legacy (un prequel che andava ad approfondire un improbabile primo gioco condotto da Jigsaw prima ancora delle vicende del Dottor Gordon) e poi con Spyral (tentativo poco riuscito di reboot che segue le vicende di un emulatore), arriva quindi Saw X, che tenta di dare nuova linfa vitale alla saga nell’unico modo possibile: reintrodurre John Kramer e l’attore che lo interpreta, Tobin Bell, in maniera molto più convincente. Saw X infatti è ambientato cronologicamente tra le vicende di Saw e di Saw II.

Sostanzialmente, si pone tra il gioco del bagno tra Adam ed il Dottor Gordon, e tra il gioco nella casa con il gruppo di ex-detenuti tra i quali figurava la celebre Amanda. Non si tratta quindi né di sequel, né di prequel, ma di un film che va ad approfondire parte della storia di John Kramer.

John, nel mezzo della battaglia contro il suo cancro al cervello, viene indirizzato verso il team chirurgico di una dottoressa che promette grossi risultati alla cura del cancro in maniera non tradizionale. Una cura sperimentale fatta di farmaci e chirurgia osteggiata dalle case farmaceutiche e, quindi, condotta di nascosto in Messico. Il tutto si rivela però una grande truffa ben architettata. Per John Kramer è una truffa imperdonabile, che deve necessariamente sfociare in un grande gioco vendicativo. Per dirlo in termini da enigmista, “riabilitativo”. Gioco gestito direttamente da lui e dalla prima e devota complice Amanda Young, insieme all’aiuto di una vecchia conoscenza…

Questa è la trama, che essendo così separata e a sé stante dalle vicende della saga principale, giustifica l’esistenza di una pellicola del tutto indipendente. Saw X inizia e finisce, si chiude, vive di ossigeno proprio, senza avere un grande bisogno di essere collegato ad altro: è semplicemente coerente a sé stesso, e gode di quello che tutta la saga dal primo sequel in poi non ha avuto: la libertà narrativa. Un momento della storia in cui John combatte ancora contro il cancro, ma gode ancora di una buona salute, dà la possibilità di essere estremamente vivo ed introspettivo. Un John prima speranzoso di sopravvivere, poi ferito di essere stato truffato, poi vendicativo, ma coerente alla sua filosofia.

Un gioco ancora “grezzo”, in un certo senso. Fatto di pochi automatismi (grande difetto di tutti i film della saga dal terzo in poi) e gestito in maniera molto diretta da John ed Amanda, con una partecipazione vicina alle vittime con cui interagiscono continuamente durante il gioco, questa volta in versione escape room e non serie di prove. Una maniera diretta in cui la coppia di enigmisti funziona benissimo sia come personaggi, sia come interpretazione di Tobin Bell e Shawnee Smith, con un’alchimia mai vista prima. Un gioco dove finalmente vediamo anche qualcosa di poco presente nei film precedenti: l’errore, l’imprevisto, qualcosa di non calcolato che potrebbe cambiare le sorti della trama, anche se, come ci ricorda John in Saw II, «Se sei bravo ad anticipare il comportamento umano non rimarrà alcuna chance».

Il verdetto

Saw X, per la critica americana che si è espressa già da alcune settimane, essendo la pellicola nei cinema già da fine settembre, è il migliore della saga. È un film fresco ma maturo, non affascinante ed innovativo quanto il primissimo, ma sicuramente meglio girato, misurato, lavorato in maniera certosina. I personaggi funzionano, la trama non ha buchi, i giochi non sono così innovativi ma coerenti alla filosofia Jigsaw.

La regia è attenta, equilibrata, e sperimenta lati della storia mai approfonditi in precedenza. La fotografia cita le prime atmosfere della saga, ma è al tempo stesso diversa dal solito. Anche la colonna sonora, sempre del solito Charlie Clouser, è finalmente nuova, dopo il piattume e la ripetitività degli ultimi episodi. Saw X è un film senza particolari difetti che non rimarrà nella storia del cinema, ma che dopo tanto tempo riporta la saga in carreggiata e che lascia soddisfazione anche alla fan-base. L’unica cosa che gli manca la si può trovare in una scena mid-credits. Quindi, non resta che provare…

Saw X
7
Voto 7
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Contributor
Videogiocatore vecchio stampo, purista e rompiscatole. Di quelli cresciuti con Playstation 1, Playstation 2 e Game Boy Color. Amante del cinema e delle serie TV, sempre attento alle nuove uscite e speranzoso che nuovi e interessanti prodotti popolino la nostra vita fino a farci diventare asociali. No, forse questo è meglio di no. Speaker radiofonico di www.radioeverywhere.it dove il mercoledì dalle 18 alle 20 parla di colonne sonore di film, videogiochi e tv e anche giocatore semi-professionista di Texas Hold'em. Basta.