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Salary Man Escape – Recensione del puzzle game targato Sony Interactive Entertainment

Come sappiamo la realtà virtuale, allo stato attuale delle cose, è una tecnologia ancora in fase embrionale, con gli sviluppatori che cercano a modo loro di trarre il massimo da questa periferica. Il PlayStation VR di Sony non fa eccezioni a questa regola, proponendo una line up ricca di progetti divertenti, ma che si limitano solo ed esclusivamente a essere esperienze che non arricchiscono di molto il nostro medium di riferimento, ovvero quello dei videogiochi. Da questa semplice premessa arriviamo a Salary Man Escape, puzzle game in terza persona che ha come scopo quello di condurre i personaggi verso l’uscita del livello, spianando loro la strada da ostacoli di vario tipo.

Che pizza l’ufficio

Essendo solo un puzzle game Salary Man Escape non ha bisogno di una storia vera e propria, quindi vi limiterete a far “scappare” i personaggi dall’ufficio. Nonostante un’idea variopinta, la casa di sviluppo cinese RAS non è sembrata particolarmente ispirata per quanto concerne il comparto stilistico, piuttosto limitato se pensiamo alle vere potenzialità del VR. Invece di sfruttare al meglio le caratteristiche del visore Sony, il gioco mette in luce i suoi difetti, come i controlli scomodi e piuttosto imprecisi. Essendo un gioco fruibile esclusivamente in realtà virtuale, questa componente così mal bilanciata danneggia inevitabilmente l’esperienza. In ogni caso, nel titolo vestirete i panni di alcuni uomini d’affari, che il gioco presenta tutti con lo stesso design senza nessun tipo di differenziazione, come se fossero stati creati in serie. Copia e incolla. E’ inevitabile che dopo un’esausta giornata di lavoro una persona abbia solo voglia di tornare a casa e riposarsi, e il vostro compito sarà quello di accompagnare la “fuga” di questi personaggi, superando prove e enigmi ambientali.

Per farli scappare dovrete interagire con alcuni elementi presenti su schermo, modificando e ruotando il modello 3D, ovvero il livello, di riferimento. In base alla prospettiva e tanti tentativi, riuscirete a trovare la soluzione per far arrivare all’uscita i personaggi. I livelli sono tutti divisi in blocchi, alcuni fissi, altri che potrete spostare e che, inevitabilmente, modificheranno la struttura dello scenario. Nell’immaginario collettivo della casa di sviluppo questi blocchi rappresentano le difficoltà che si incontrano tutti i giorni al lavoro, e che noi dovremo impegnarci a superare. Spostando questi ostacoli il lavoratore comincerà a muoversi, avvicinandosi sempre di più alla tanto agognata uscita. Purtroppo, nonostante un’idea di fondo interessante, la software house non è riuscita ad applicarla al meglio. Infatti, a causa anche di un’imprecisione dei comandi, il tutto risulta poco fluido e l’immersione data dal VR si perde completamente.

Iniziamo a giocare!

Come in tutti i giochi i primi livelli serviranno per introduzione quindi, dopo qualche errore, inizierete a prendere confidenza con tutti i comandi. Il problema arriva proprio qui: mentre nelle fasi iniziali la poca precisione sarà comunque sorpassata, avanzando nell’esperienza dovrete essere accurati fin nei minimi dettagli. Ci saranno dei livelli in cui dovrete guidare simultaneamente più personaggi, ma quest’ultimi si muoveranno solo se i blocchi saranno perfettamente allineati tra loro. Quest’eccessiva accuratezza purtroppo si scontra con il mal bilanciato e calibrato sistema di puntamento, vero danno che rovina l’intera interattività con gli elementi presenti in schermo. Posizionare i mattoncini con così tanta attenzione sarà frustrante oltre che poco realistico. Tutto questo peggiora se aggiungiamo che l’unico modo per superare i livelli è completarli entro il tempo limite, cosa che non fa altro che danneggiare ulteriormente il tutto. Una nota positiva di Salary Man Escape è che i quadri sono risultati vari e ben escogitati, almeno a livello ideologico: dovrete infatti fuggire dalle grinfie di alcuni controllori, recuperare il vostro salario e tanto altro.

Queste sezioni “stealth” non fanno altro che arricchire un gameplay non molto vario. Salary Man Escape ha una longevità di circa 6 ore, quindi più della maggior parte dei giochi VR. Peccato però che l’esperienza complessiva non sia in grado di intrattenere il grande pubblico, ma si limiti solamente a concentrarsi su una piccola nicchia. Anche il livello tecnico del gioco non eccelle rispetto alle altre produzioni dedicate alla realtà virtuale, così come le musiche risultano piuttosto piatte e anonime. Una nota positiva da segnalare è che non è stata avvertita nessuna sensazione di motion sickness, questo grazie alla stabilità dei modelli e uno sfondo piuttosto spoglio e solo di accompagnamento.

In conclusione possiamo dire che Salary Man Escape è un gioco che, concettualmente, è una bellissima idea. Purtroppo l’intera esperienza è stata rovinata da un sistema di controllo davvero ostico nei confronti del giocatore. Se fosse stata implementata la possibilità di fruire del prodotto senza l’utilizzo del move adesso staremmo a parlare d’altro, ma la scelta di obbligare l’utente a questo tipo di comandi, oltretutto mal calibrati, ha tagliato le gambe a tutta l’opera multimediale. In un videogame dove la precisione è tutto, il non approfondimento della gestione degli spostamenti dei blocchi è risultato fatale. Speriamo che in un futuro la casa di sviluppo possa apprendere dai suoi errori e, soprattutto, migliorare quanto visto.

Salary Man Escape

5.5

Salary Man Escape è una metafora di cosa la gente vive tutti i giorni nella vita lavorativa. L'idea di fondo è ottima, peccato sia stata sviluppata in maniera imprecisa, così come il controllo dei comandi che danneggiano inevitabilmente l'esperienza generale che, se non fosse stato per questo, sarebbe risultata molto più piacevole e fluida. ;s

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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